Quanto costano alle aziende i buoni pasto nel 2024? Come funziona la tassazione e quali sono i vantaggi fiscali?
L’utilizzo dei buoni pasto determina importanti vantaggi fiscali per aziende e dipendenti.
Lato lavoratrici e lavoratori dipendenti il buono, al di sotto di certe soglie, rappresenta un benefit che non costituisce reddito di lavoro, sul quale pertanto non sono dovuti contributi previdenziali e assistenziali.
Lato azienda, invece, il datore di lavoro può dedurre i relativi costi.
I limiti fiscali delle soglie di esenzione sono pari:
- a 4 euro al giorno per i buoni pasto cartacei;
- e a 8 euro per quelli elettronici.
I limiti fiscali dei buoni pasto
I buoni pasto rappresentano un documento di legittimazione con il quale lavoratrici e lavoratori dipendenti potranno fruire di un servizio sostitutivo di mensa da parte dell’azienda.
Questi potranno quindi godere di un elemento aggiuntivo alla busta paga ordinaria che garantisce un aumento del potere d’acquisto.
I buoni non sono tassati, né sono soggetti ad oneri previdenziali, consentendo di spendere l’intero importo ricevuto.
Anche i datori di lavoro che decidono di erogare questo tipo di benefit ai propri dipendenti e collaboratori possono beneficiare di una serie di vantaggi fiscali.
In primo luogo, come detto, i buoni pasto non concorrono alla formazione di reddito da lavoro dipendente per i beneficiari, e pertanto non saranno considerati ai fini della determinazione della retribuzione imponibile.
Non sono previsti quindi maggiori oneri previdenziali.
I buoni hanno un valore facciale prestabilito che è fissato a:
- 8 euro per quelli elettronici/digitali;
- 4 euro per quelli cartacei.
Al di sotto di tali soglie giornaliere, individuate all’articolo 51, comma 2, lett c) del TUIR, i buoni pasto non concorrono a formare il reddito e pertanto non sono dovuti ulteriori contributi previdenziali e assistenziali.
Inoltre, quando i buoni sono erogati nei confronti della generalità dei dipendenti, è possibile dedurre integralmente i costi sostenuti per l’acquisto.
I limiti fiscali dei buoni pasto: detrazione IVA
I soggetti titolari di partita IVA, persona fisica (lavoratore autonomo, libero professionista, imprenditore individuale), o persona giuridica (società), come abbiamo visto può dedurre integralmente il costo dei buoni pasto a condizione che vengano erogati alla generalità o a categorie di dipendenti.
Per quanto riguarda l’IVA, invece, si applica l’aliquota al 4 per cento, ed è interamente detraibile nel caso dei buoni pasto elettronici, mentre non lo è per quelli cartacei.
Nel caso, invece, di titolari di partita IVA individuale che acquistano buoni pasto per sé stessi i costi per l’acquisto dei buoni pasto si possono dedurre dalle imposte dirette fino al 75 per cento e, in ogni caso, per un importo complessivamente non superiore al 2 per cento dell’ammontare dei compensi percepiti nel periodo di imposta (art. 54, comma 5, e art. 109, comma 5, del TUIR).
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: I limiti fiscali dei buoni pasto