Assegno unico a vantaggio delle famiglie con ISEE particolarmente basso o dei nuclei con redditi alti. Il nuovo modello di sostegno alla genitorialità non conviene invece alla maggior parte dei destinatari. Ad affermarlo i Consulenti del Lavoro, nell'audizione sul DEF dell'11 aprile 2022.
Assegno unico, chi ci guadagna e quali sono invece le famiglie penalizzate?
A fare il punto degli effetti del passaggio a partire dal mese di marzo al nuovo modello di sostegno alla genitorialità sono stati i Consulenti del Lavoro, nel corso dell’audizione sul DEF dell’11 aprile 2022 presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
L’assegno universale per i figli a carico, introdotto per ridurre la pressione fiscale, non sta generando i risultati attesi per la maggior parte dei suoi percettori.
Il passaggio da detrazioni, ANF e altri bonus basati sul reddito all’assegno unico di importo determinato in base al valore dell’ISEE familiare sta generando “confusione, false aspettative e delusioni”.
A guadagnarci sono solo i nuclei familiari con ISEE particolarmente basso e le famiglie con redditi alti, precedentemente escluse dagli assegni al nucleo familiare.
Assegno unico, chi ci guadagna? Ecco perché non conviene alla maggioranza delle famiglie
A partire dal 1° marzo 2022 l’assegno unico e universale ha sostituito e unificato le misure di sostegno economico per le famiglie.
Detrazioni fiscali per i familiari a carico, assegni per il nucleo familiari e, tra gli altri, bonus mamme e bonus bebè, hanno ceduto il posto al nuovo strumento universale per il sostegno alla genitorialità.
L’obiettivo della riforma, parte del Family Act, è di contrastare la denatalità, ridurre la pressione fiscale sui nuclei familiari con figli a carico e fare ordine nell’ambito dei sussidi esistenti. Ed è solo quest’ultimo obiettivo quello che per il momento appare raggiunto.
La valutazione dei Consulenti del Lavoro sull’assegno unico è netta e lapidaria: questa prima fase di applicazione sta generando confusione, false aspettative e delusione in capo a molti dei nuclei familiari che avrebbero dovuto beneficiare della misura.
I dettagli sono contenuti nel documento depositato presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato in occasione dell’audizione dell’11 aprile 2022 sul DEF, che richiama all’approfondimento pubblicato l’8 aprile sugli effetti in busta paga a partire da marzo dopo l’introduzione dell’assegno unico.
Allo stato attuale, l’assegno unico non conviene alla maggior parte dei nuclei beneficiari. Gli unici a trarne beneficio sono le famiglie con ISEE sotto la media o con redditi alti precedentemente esclusi dalla platea dei beneficiari degli ANF.
Il motivo è legato essenzialmente al passaggio dal reddito all’ISEE per la determinazione dell’importo spettante, come tra l’altro già evidenziato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.
L’ISEE tiene infatti conto non solo dei redditi, ma anche dei patrimoni della famiglia, quali abitazioni, autovetture, giacenze medie e via discorrendo, che non necessariamente corrispondono alla reale ricchezza del nucleo familiare.
- Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro - Audizione dell’11 aprile 2022
- Audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del Documento di economia e finanza 2022
Assegno unico, a chi conviene: nuclei con ISEE basso o redditi alti
L’approfondimento dell’8 aprile pubblicato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro fornisce una prova pratica degli effetti del passaggio all’assegno unico.
Prendiamo quindi alcune delle casistiche illustrate per capire chi ci guadagna e chi è invece penalizzato dalla riforma.
Un operaio metalmeccanico coniugato, con moglie a carico e due figli minori di tre anni, il cui ISEE è pari a 6.400 euro, a marzo ha percepito un assegno unico di 350 euro, che ha sostituito gli ANF di 199,83 euro e le detrazioni per i figli di 125 euro. Tenuto conto della maggiorazione ANF riconosciuta a luglio 2021 pari a 37,50 euro per figlio, la perdita mensile registrata è di 50 euro circa.
Un lavoratore dipendente con moglie a carico, quattro figli di cui solo uno minore di 3 anni e ISEE di 24.000 euro, ha percepito a marzo un assegno unico pari a 716 euro, che ha sostituito gli ANF di 432,72 euro, le detrazioni per i figli a carico di 298,45 euro e per le famiglie numerose di 100 euro. Sommando la maggiorazione temporanea, la perdita è di 264,57 euro, il 26% in meno.
Un dirigente con moglie a carico, due figli minorenni di età superiore a 3 anni con reddito pari a 98.258 euro, per effetto del passaggio all’assegno unico guadagna invece una somma pari a 83,09 euro al mese. Questo perché fino allo scorso anno non percepiva gli ANF ma solo le detrazioni per i figli a carico pari a 17 euro circa mensili, mentre ad oggi percepisce un importo di 100 euro mensili.
Le tre casistiche illustrate dai Consulenti del Lavoro evidenziano le sperequazioni dovute al passaggio all’assegno unico, che finisce col penalizzare i lavoratori con reddito medio-basso mentre va a vantaggio dei nuclei più ricchi.
Un effetto che contrasta con la ratio della riforma,
“orientata ad un generale ed universale intervento migliorativo delle condizioni economiche dei lavoratori, di tutte le fasce reddituali e senza distinzione di tipologia, includendo questa volta anche il lavoratori autonomi.”
Una riforma tra luci e ombre, che se da un lato ha esteso la platea dei soggetti beneficiari delle misure di sostegno, dall’altro presenta numerose criticità che rendono necessari correttivi, a poche settimane dalla sua entrata in vigore.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Assegno unico, chi ci guadagna? Ecco perché non conviene alla maggioranza delle famiglie