Pensioni: oltre 832.000 assegni liquidati nel 2023 per un importo medio di 1.200 euro

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

Sono oltre 800.000 le pensioni liquidate dall'INPS nel 2023 per un importo medio di 1.201 euro. Nei primi 6 mesi del 2024 i trattamenti erogati ammontano a quasi 377.000, in calo rispetto all’anno passato

Pensioni: oltre 832.000 assegni liquidati nel 2023 per un importo medio di 1.200 euro

Nei primi 6 mesi del 2024 sono in calo le pensioni liquidate dall’INPS rispetto allo stesso periodo del 2023.

I trattamenti erogati ammontano a quasi 377.000, per un importo medio di 1.197 euro.

A fornire la panoramica sui dati è l’osservatorio statistico dell’Istituto pubblicato il 23 luglio, con i valori riferiti alle pensioni di vecchiaia, agli assegni sociali, alle pensioni anticipate, a quelle di invalidità e a quelle ai superstiti.

In ottica di riforma del sistema pensionistico, il report della Ragioneria Generale dello Stato evidenzia che quella delle misure in deroga alla vecchia riforma non è la strada giusta da percorrere.

Cresce infatti il divario tra le pensioni anticipate e quelle di vecchiaia, con ripercussioni sulla sostenibilità del sistema.

Pensioni: oltre 832.000 assegni liquidati nel 2023 per un importo medio di 1.200 euro

L’INPS ha pubblicato oggi, 23 luglio, i dati dell’osservatorio statistico sui flussi di pensionamento, che forniscono una panoramica sul 2023 e sui primi 6 mesi del 2024.

Lo scorso anno il numero totale dei trattamenti pensionistici ha raggiunto quota 832.900, a cui si è accompagnato un assegno pari in media a 1.201 euro.

Le pensioni con decorrenza nel primo semestre dell’anno, invece, sono state 376.919, per un importo medio di 1.197 euro.

I valori, sottolinea l’Istituto, si riferiscono alle pensioni di vecchiaia, agli assegni sociali, alle pensioni anticipate, a quelle di invalidità e a quelle ai superstiti delle gestioni considerate.

In tutte le gestioni, ad eccezione degli assegni sociali, nei primi 6 mesi del 2024 si registra un numero più basso di liquidazioni delle pensioni rispetto ai mesi corrispondenti del 2023.

In particolare, il rapporto tra le pensioni di invalidità e quelle di vecchiaia si attesta al 22 per cento, con un calo di 3 punti percentuali. Per il totale delle gestioni, inoltre, le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia risultano più basse nei primi 6 mesi del 2024 rispetto al 2023 (anche in questo caso calo di 3 punti percentuali), anche per effetto delle restrizioni introdotte con la Legge di Bilancio.

Valore inferiore nel 2024 anche per la percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili, mentre a livello territoriale il peso percentuale delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia resta invariato.

Riforma della previdenza: sale il divario tra pensioni anticipate e di vecchiaia

I numeri sulle pensioni liquidate si collegano anche alla sempre più pressante questione legata alla sostenibilità del sistema pensionistico, della quale, come evidenziato dallo stesso Ministro dell’Economia, “si discuterà presto”.

Intanto, i numeri della Ragioneria Generale dello Stato evidenziano come nel 2023 sia aumentato il divario tra le pensioni anticipate e quelle di vecchiaia.

Lo scorso anno, infatti, la soglia media per l’accesso al pensionamento anticipato è scesa a 61,6 anni (era 61,7 nel 2022), il che la porta ad essere di 5,6 anni inferiore rispetto alla soglia per l’accesso alla pensione di vecchiaia (67,2 anni).

Come si legge nel documento, nel periodo 2019-2022 si è registrato un incremento significativo nelle numerosità di accesso al pensionamento e in particolare al pensionamento anticipato e nel triennio 2020- 2022 l’accesso al pensionamento è risultato il massimo degli ultimi vent’anni.

Un incremento dovuto principalmente “al perdurare di una dimensione elevata per l’accesso al pensionamento anticipato nonostante la progressiva riduzione dei canali derogatori aggiuntivi, introdotti dal 2019, rispetto ai requisiti ordinari”.

“Tali aspetti, nella transizione demografica in corso e che si acuirà negativamente nei prossimi anni, rappresentano elementi di evidente criticità per la sostenibilità del sistema pensionistico, della finanza pubblica e del debito pubblico.”

Misure che in 5 anni di applicazione, sottolinea la Ragioneria, sono costate circa 32,3 miliardi di euro, “con un corrispondente incremento di debito, cui vanno aggiunti gli effetti ulteriori di contrazione della crescita economica prodotti da tali misure che hanno comportato la riduzione dei livelli occupazionali e della conseguente crescita potenziale”.

Questo sito contribuisce all'audience di Logo Evolution adv Network