Il Governo sta lavorando agli interventi per le pensioni 2023. Tra le misure che potrebbero entrare nella prossima Legge di Bilancio si fa largo la possibilità di Quota 41 per un anno, ma vincolata ad un limite d'età. A dicembre scadono Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna. Potrebbero essere rinnovate per un altro anno, poi la vera riforma. Senza rinnovi si tornerebbe alla legge Fornero.
Pensioni 2023: i tempi per la nuova Legge di Bilancio sono stretti, per quest’anno si profilano interventi contenuti.
Le risorse destinate ai provvedimenti in materia di previdenza sono poche, anche alla luce degli altri interventi necessari, come la rivalutazione delle pensioni, il taglio del cuneo fiscale e gli interventi per fronteggiare il caro bollette.
L’ipotesi più plausibile al momento sembrerebbe quella di rimandare la grande riforma al prossimo anno, mentre per il 2023 introdurre una Quota 41 ma con limiti legati all’età anagrafica, quindi pensione con 41 anni di contributi e 61 o 62 anni d’età.
A dicembre, inoltre, scadono le altre opzioni attualmente in vigore, Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna, senza le quali si tornerebbe alla legge Fornero. In questa fase transitoria, fino alla riforma del prossimo anno, dovrebbero essere rinnovate senza renderle strutturali.
Pensioni 2023: un anno di Quota 41 poi la riforma, le possibili novità della Legge di Bilancio
Il Governo sta lavorando alla Legge di Bilancio 2023 e una delle questioni principali riguarda il tema delle pensioni.
Per come stanno le cose al momento sembra essere sicuro che non ci saranno abbastanza risorse a disposizione per una importante riforma delle pensioni. La maggior parte dei fondi stanziati, infatti, sarà impegnata per mitigare i rincari dell’energia e per realizzare nuovi interventi necessari come la rivalutazione delle pensioni e il taglio del cuneo fiscale.
Dopo gli incontri del Governo con sindacati e associazioni datoriali, l’ipotesi più accreditata al momento sarebbe quella di rimandare la riforma strutturale al prossimo anno e continuare con le misure attuali in un regime transitorio, apportando solo piccoli interventi.
Tra le misure che potrebbero entrare nella prossima Legge di Bilancio, ci sarebbe una nuova finestra per l’uscita anticipata. Verrebbe, infatti, introdotta una Quota 41 ma con importanti modificazioni.
Come dichiarato a la Repubblica dal sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon:
“Quota 41 “pulita”, senza vincoli di età, costa 4 miliardi il primo anno e poi a salire. Se la limitiamo a chi ha 61 o 62 anni, con il divieto di cumulo con un reddito da lavoro, il costo scende sotto il miliardo, con un piccolo trascinamento nel 2024. Poi ci sarà la riforma.”
La nuova Quota 41, quindi, lascerebbe invariato il requisito minimo relativo agli anni di contributi versati, ma introdurrebbe quello legato all’età anagrafica, così da limitare i costi. Un anno di transizione, dunque, per poi procedere con la vera riforma.
Si era ipotizzato anche un premio con incentivi direttamente in busta paga, per i lavoratori che, nonostante la maturazione dei requisiti contributivi e anagrafici, decidessero di restare a lavoro. Questo però è stato accantonato, come sottolineato dallo stesso Durigon:
“Pensavamo anche a un bonus per chi resta a lavorare, ma la prudenza di bilancio ci induce a rinunciare.”
Pensioni 2023: a dicembre scadono Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna, si punta alla proroga di un anno
Intanto, a dicembre scadono le opzioni in vigore al momento, cioè Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna.
Quota 102 è lo strumento per anticipare il pensionamento introdotto dalla Legge di Bilancio 2022 e in vigore per un solo anno che, come Quota 100, ha sospeso le regole della Legge Fornero.
Stando alle intenzioni del Governo, queste misure potrebbero essere rinnovate per un altro anno, ma senza diventare misure strutturali. Una Quota 103, dunque, che se sarà confermata negli stessi termini permetterà di andare in pensione con 64 anni d’età e 38 di contributi.
Anche Opzione Donna e Ape Sociale dovrebbero essere rinnovate, come specificato da Durigon, e prorogate per un solo anno in un regime transitorio prima della grande riforma sulle pensioni.
Come spiegato dal sottosegretario al lavoro, i fondi dovrebbero arrivare da “risparmi nelle pieghe del bilancio dello Stato”.
Alcuni di questi potrebbero arrivare anche dai tagli al reddito di cittadinanza, in particolare dalle sospensioni del sussidio nei casi in cui i beneficiari dovessero rinunciare alla prima offerta di lavoro presentata.
“La stretta sugli abili al lavoro ci sarà: l’assegno sarà sospeso di sicuro per sei mesi all’anno, se si rifiuta l’unica offerta di lavoro oppure non si seguono i corsi di formazione che vogliamo potenziare.”
Questi, dunque, sembrerebbero i principali provvedimenti in tema di pensioni che potrebbero essere inseriti nella Legge di Bilancio 2023, la quale dovrebbe essere presentata al massimo entro tre settimane come dichiarato il 9 novembre dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
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