L'abolizione del Reddito di Cittadinanza potrebbe essere discussa già nelle prime settimane di vita del nuovo Governo, è quanto si apprende dalle dichiarazioni di alcuni esponenti di punta di FdI come La Russa e Lollobrigida. L'alternativa è una riforma che separi lo strumento di contrasto alla povertà da quello di promozione delle politiche attive.
La vittoria della coalizione di centrodestra guidata da Fratelli d’Italia alle elezioni politiche di domenica scorsa è assodata e il rischio di una possibile abolizione del Reddito di Cittadinanza assume una forma più concreta.
Come dichiarato da alcuni esponenti, l’obiettivo è proprio quello di eliminare il sussidio.
Nonostante la maggioranza schiacciante ottenuta da Fratelli d’Italia, però, i partiti a favore della misura o comunque di una sua revisione promettono battaglia.
Ma le posizioni potrebbero anche incontrarsi a metà, con una soluzione intermedia di riforma del sussidio, soprattutto per far venir meno le criticità legate all’incapacità di incidere con efficacia sul tema occupazione.
Il reddito di cittadinanza è a rischio abolizione?
I risultati delle elezioni politiche mostrano la schiacciante vittoria della coalizione di centrodestra, guidata da Fratelli d’Italia, insieme a Lega, Forza Italia e Noi Moderati.
Un esito che potrebbe avere ripercussioni importanti sul reddito di cittadinanza, il cui destino è stato al centro della campagna elettorale.
Varie le posizioni dei partiti, da chi ne chiede l’abolizione (come Fratelli d’Italia) a chi lo sostiene a spada tratta (ovviamente il Movimento 5 Stelle ma anche il Partito Democratico), passando per le proposte di riforma (come quelle di Forza Italia).
La misura è stata introdotta nel 2019 dal primo Governo Conte, il cd Esecutivo giallo verde, guidato proprio da M5S e Lega.
Si tratta di un sostegno del reddito pensato per famiglie e lavoratori che si trovano in uno stato di povertà o difficoltà economica.
Per accedere al beneficio sono necessari diversi requisiti e i percettori sono tenuti a seguire un percorso di reinserimento lavorativo presso i Centri per l’impiego, con la sottoscrizione del patto di servizio.
Negli ultimi due anni è stato proprio questo il tema più controverso.
I CPI non sono riusciti a superare la sfida, nonostante l’inserimento della figura del navigator.
Insomma le tante risorse impiegate non hanno portato ai risultati sperati e la sua applicazione non è riuscita a favorire l’inserimento lavorativo dei beneficiari. Nonostante questo, però, soprattutto durante la pandemia, si è rivelato uno strumento utile che ha sostenuto numerose famiglie durante un periodo di grande difficoltà.
I pro e i contro esistono, inutile negarlo, proprio per questo il dibattito sulle misure da intraprendere è così acceso.
Abolizione del reddito di cittadinanza: la posizione dei partiti
Come sottolineato, le proposte dei partiti coprono tutte le possibilità, dall’abolizione al rafforzamento passando per una più o meno importante riforma.
Guardando i programmi politici e i risultati delle elezioni la prima domanda che sorge riguarda proprio la possibilità di abolire il sussidio.
La coalizione di centrodestra ha vinto nettamente, ma già i partiti che la compongono hanno delle visioni diverse sull’argomento.
Fratelli d’Italia, il primo partito del Paese con il 26 per cento, più volte ha chiesto l’abolizione della misura.
Secondo la leader del partito Giorgia Meloni, l’assistenzialismo non è la soluzione giusta per combattere la povertà, ma bisogna aiutare tutti coloro che possono lavorare a trovare un impiego.
Francesco Lollobrigida, il capogruppo parlamentare di FdI, in un’intervista rilasciata ieri al quotidiano di Roma Il Messaggero ha dichiarato che l’intenzione del partito è proprio quella di abolire la misura per far posto a sostegni solo per chi non può lavorare.
In linea di massima, l’intenzione della coalizione è quella di sostituire la misura del reddito di cittadinanza con altre più efficaci, ma mantenerlo per i beneficiari effettivamente non idonei al lavoro.
Ad esempio per la Lega, che ha ottenuto quasi il 9 per cento, il sussidio andrebbe sostituito con altre forme di ammortizzazione come corsi di formazione per trovare lavoro più facilmente alla contrattualizzazione dei precettori a fine percorso.
L’abolizione del reddito di cittadinanza, però, nonostante i numeri ottenuti, potrebbe non essere così scontata.
Il Movimento 5 Stelle, che ha ottenuto circa il 15 per cento, ha promesso un rafforzamento della misura, per rendere più efficaci le politiche attive del lavoro e un maggiore controllo per evitare le frodi. Lo stesso Conte ha dichiarato che:
“Sul reddito di cittadinanza saremo una barriera insuperabile. Chi pensa di toccarlo dovrà fare i conti con noi.”
La seconda forza del Paese al momento con il 19 per cento è il Partito Democratico, che in campagna elettorale si è detto a favore della misura ma con la necessità di ricalibrarla, riequilibrando il meccanismo di calcolo del reddito per famiglie con minorenni e numerose, consentendo il cumulo con una percentuale maggiore di reddito da lavoro e riducendo da 10 a 5 anni il requisito di residenza per gli stranieri.
Tra le due posizioni si inserisce il Terzo Polo di Azione e Italia Viva, quasi 8 per cento), i quali propongono modifiche strutturali al reddito di cittadinanza, in particolare l’abolizione del sussidio per chi rifiuta offerte di lavoro e la riduzione dell’importo se dopo due anni si è ancora senza impiego.
La riforma del reddito di cittadinanza come possibile soluzione
Ad una prima analisi dei risultati delle elezioni, una completa abolizione del reddito di cittadinanza appare improbabile, vista soprattutto la forte resistenza di alcune forze politiche che andranno a formare l’opposizione.
Con tutta probabilità si troverà una soluzione intermedia, ovvero la riforma della misura, che difficilmente resterà così com’è.
La riduzione dei fondi appare probabile e con essa il calo del numero dei beneficiari. Le risorse, come da programma di Fratelli d’Italia, potrebbero essere destinate ad altre tipologie di misure per i soggetti effettivamente fragili e non occupabili, come disabili, pensionati e nuclei familiari con minori a carico.
Una delle questioni resta il ruolo dei CPI, che in questi due anni hanno ottenuto pochi risultati (riescono a trovare un impiego solamente al 4 per cento dei loro utenti) anche se sembrano essere in ripresa con l’attivazione del Programma GOL.
Una possibilità resta il potenziamento delle politiche attive con formazione per chi è in grado di lavorare senza possibilità di rifiutare offerte di lavoro, pena la revoca del beneficio.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Il reddito di cittadinanza è a rischio abolizione?