Il reddito di cittadinanza ha rappresentato una grande occasione di potenziamento dei Centri per l'Impiego e allo stesso tempo ha affidato agli uffici territoriali una sfida importante: il successo delle politiche attive. I risultati sperati non sono arrivati, però, né su un fronte, né su un altro. A confermarlo è l'indagine condotta dalla Corte dei Conti e pubblicata il 27 settembre 2021.
Il reddito di cittadinanza, opportunità e sfida per i Centri per l’Impiego, non ha portato ai risultati sperati: i servizi forniti risultano ancora lenti, disomogenei e poco efficaci e la ricerca del lavoro collegata alla misura di sostegno economico ha dato pochi frutti.
Eppure le risorse, tante, in questi anni sono state impiegate: nel 2019 solo il costo del personale dei Cpi ammontava a 550.025.134,21 di euro.
La Corte dei Conti nell’indagine pubblicata il 27 settembre descrive un sistema di supporto ai cittadini in cerca di lavoro inefficace e non adatto allo scopo:
“La nota scarsa offerta di lavoro e l’inadeguata conoscenza dell’effettivo mercato del lavoro impedisce, di fatto, ai Centri per l’impiego di costituire l’anello di congiunzione per un’occupazione sostenibile e per una collocazione lavorativa ideale”.
Reddito di cittadinanza, occasione e sfida per i Centri per l’Impiego: prova non superata
E non solo, le criticità evidenziate nell’indagine sul “Funzionamento dei centri per l’impiego nell’ottica dello sviluppo del mercato del lavoro” sono diverse, a partire dalla difficoltà riscontrate nel reperimento dei dati. Da non sottovalutare.
Sul 2020, ad esempio, non è possibile avere un quadro chiaro perché le sedi analizzate, che nel 2019 sono 739, “sulla base dei dati non completi forniti dalle regioni, si riducono a 624”.
La fotografia della rete di servizi per la ricerca del lavoro scattata dalla Corte dei Conti arriva a distanza di due anni e mezzo dal debutto ufficiale del reddito di cittadinanza che ha investito risorse e speranze nel sistema dei Centri per l’Impiego.
Dopo una lunga trattativa con le Regioni, agli uffici territoriali, è stato affidato il compito di trovare lavoro ai beneficiari della nuova misura di sostegno economico in cambio di un potenziamento dell’organico e di un supporto di personale esterno da formare per raggiungere gli obiettivi richiesti: i navigator.
La prima contraddizione, palese e macroscopica, del sistema delineato riguarda proprio le nuove figure professionali, che sono state chiamate ad ottimizzare il ruolo degli stessi enti deputati a formarli. È il classico cane che si morde la coda.
Tralasciando questo aspetto, è chiaro che le basi dei Centri per l’Impiego non erano abbastanza solide per reggere la sfida del reddito di cittadinanza né pronte per rafforzarsi cogliendone l’opportunità di potenziamento che ne è derivata.
Maurizio Del Conte, presidente ANPAL in carica a fine 2018, nel periodo di piena discussione sulla definizione del meccanismo legato al RdC, criticava aspramente il sistema organizzativo dei Cpi e intervistato da Milena Gabanelli affermava:
“In alcuni centri per l’impiego, che non sono ancora digitalizzati, non siamo tanto lontani dall’idea della carriola di carta”.
A distanza di quasi tre anni le cose sono cambiate, ma neanche troppo e neanche per tutti:
“Nel nostro Paese esistono eterogenei assetti organizzativi, con approcci, metodologie e sistemi informativi diversificati e sovente non dialoganti tra di loro”.
Esordisce con queste parole il comunicato stampa che accompagna l’indagine della Corte di Conti.
Reddito di cittadinanza, occasione persa per i Centri per l’Impiego: l’indagine della Corte dei Conti
La debolezza che caratterizza i Cpi presenti sul territorio compromette il ruolo stesso che spetta a ogni ufficio territoriale: essere anello di congiunzione tra domanda e offerta di lavoro. E l’esperienza del reddito di cittadinanza, ma non solo, ne è una prova.
Dal 2018 al 2019 il personale impiegato nei Centri per l’Impiego è passato da 8.876 a 10.885, con un incremento dovuto esclusivamente al numero di navigator reclutati.
Le cifre, infatti, non tengono conto degli effetti del piano di potenziamento dei Cpi ottenuto dalle Regioni grazie alle trattative sul reddito di cittadinanza che hanno previsto dal 2021, con eventuali anticipo anche nel 2020, la possibilità di assumere a tempo indeterminato 7.600 unità di personale da destinare ai Centri per l’Impiego.
In ogni caso resta un dato di fatto: da un anno all’altro il numero degli operatori impegnati sul territorio è cresciuto del 22 per cento. Ma le aspettative rispetto ai risultati sulle politiche attive erano ben diversi da quelli raggiunti.
I dati sono pochi e non aggiornati, ma stando alla situazione di circa un anno fa (31 ottobre 2020), su oltre 1.300.000 beneficiari percettori del reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione di un Patto per il lavoro, coloro che avevano avuto almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda di RdC erano pari a 352.068 e quelli con un rapporto di lavoro ancora attivo solo 192.851.
Certamente si tratta di un focus parziale del lavoro complessivo svolto dai Centri per l’Impiego, ma le cifre e le valutazioni della Corte dei Conti dimostrano che opportunità e sfide legate al reddito di cittadinanza hanno rappresentato un’occasione persa per il sistema.
“La precarietà del mercato del lavoro impone una profonda ridefinizione della politica per l’occupazione e presuppone che la riorganizzazione dei Centri per l’impiego offra la possibilità di operare secondo modelli gestionali validi, in grado di assicurare il raggiungimento degli obiettivi - intesi sia in termini di efficienza dell’organizzazione, sia di efficacia dei servizi erogati - per adeguare il sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro e diretto alla personalizzazione degli interventi forniti”.
Mette in guardia la Corte dei Conti.
Nel frattempo all’orizzonte c’è una nuova chance, quella data dalla riforma delle politiche attive nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E questa volta dovrà essere sfruttata al meglio.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Reddito di cittadinanza, opportunità e sfida per i Centri per l’Impiego: prova non superata