Chi fa assenze ingiustificate può perdere il lavoro per dimissioni volontarie, con conseguente esclusione dalla NASpI. In questo caso il datore di lavoro non è tenuto al pagamento del ticket di licenziamento
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Quando il rapporto di lavoro si interrompe per dimissioni volontarie in seguito ad assenze ingiustificate, cosiddette dimissioni di fatto, il datore di lavoro non è tenuto a versare il ticket di licenziamento.
Questo perché il dipendente, per effetto delle novità introdotte dal collegato Lavoro, non ha diritto a ricevere la NASpI, l’indennità di disoccupazione.
Tutte le istruzioni sono state fornite dall’INPS nel messaggio n. 639/2025, nel quale ha indicato anche il nuovo codice da utilizzare nel flusso Uniemens.
NASpI: con le dimissioni di fatto non va pagato il ticket di licenziamento
Con il messaggio n. 639/2025 l’INPS fornisce alcuni importanti chiarimenti in merito alla nuova disciplina in materia di licenziamenti introdotta dal Collegato Lavoro, la legge n. 203/2024.
Dal 1° gennaio, infatti, in caso di assenze ingiustificate per un periodo superiore al termine previsto dal CCNL applicato oppure, quando non indicato, per un periodo superiore a 15 giorni, il datore di lavoro può inviare una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro.
Per il dipendente in questione scatterà la risoluzione del rapporto per volontà del lavoratore con conseguente perdita del diritto alle tutele previste per legge in caso di licenziamento, in particolare l’indennità di disoccupazione NASpI (le dimissioni volontarie infatti non danno diritto a ricevere la disoccupazione).
Di conseguenza, specifica l’INPS, quando l’interruzione si riferisce a un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, il datore di lavoro non è tenuto al versamento del contributo dovuto a titolo di ticket di licenziamento (articolo 2, comma 31, della legge n. 92/2012).
Il motivo sta proprio nella perdita del diritto teorico alla NASpI: il ticket infatti è dovuto in caso di interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per le causali che consentono l’accesso all’indennità di disoccupazione.
In caso di dimissioni di fatto, dunque, i datori di lavoro devono esporre all’interno del flusso Uniemens il nuovo codice “Tipo Cessazione” “1Y”, con significato di “Risoluzione rapporto di lavoro articolo 26 DLgs 14 settembre 2015, n. 151, comma 7 bis”.
Come funzionano le dimissioni di fatto?
Le istruzioni operative per l’applicazione della novità sono state fornite dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro nella nota n. 579/2025, con la quale ha messo a disposizione il modello di comunicazione da utilizzare.
La comunicazione deve essere inviata alla sede territorialmente competente, preferibilmente tramite PEC e deve riportare tutte le informazioni a conoscenza del datore di lavoro e relative al dipendente.
In questi casi, dunque, il rapporto di lavoro si intende risolto con effetto immediato e non si applicano le formalità previste per le dimissioni volontarie del lavoratore, cioè la comunicazione in via telematica e il rispetto del termine di preavviso.
Questo sempre che il dipendente non dimostri “l’impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano la sua assenza” o che la Sede territoriale dell’INL accerti autonomamente la non veridicità della comunicazione del datore di lavoro.
Il lavoratore ha quindi l’onere di provare l’impossibilità di comunicare al datore di lavoro i motivi che sono alla base dell’assenza (ad es. perché ricoverato in ospedale) o comunque la circostanza di averli comunicati.
Solo in questi casi l’INL comunica l’inefficacia della risoluzione sia al datore di lavoro sia al dipendente, il quale ha diritto alla ricostituzione del rapporto se il modello Unilav è già stato trasmesso.
Se il datore di lavoro riceve la comunicazione di inefficacia della risoluzione da parte della Sede territoriale dell’INL, specifica l’INPS, questo è tenuto agli adempimenti legati al versamento della contribuzione.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: NASpI: con le dimissioni di fatto non va pagato il ticket di licenziamento