Da strumento di politica fiscale proiettato al futuro a chiave di accesso ad un “concordato di massa” di antica memoria: la metamorfosi del concordato preventivo biennale
Concordato preventivo biennale, ancora novità in arrivo dall’Agenzia delle Entrate.
Da ieri circolava la notizia tra una ristretta cerchia di addetti ai lavori, confermata stamattina da un articolo pubblicato da una primaria testata giornalistica del settore economico.
Lunedì la Sogei, braccio informatico del Ministero delle Finanze, metterà a disposizione dei contribuenti nella loro area riservata del portale dell’Agenzia delle Entrate i calcoli del ravvedimento cosiddetto speciale, introdotto dalla legge di conversione del Decreto Omnibus per gli anni dal 2018 al 2022 a favore dei soggetti ISA che aderiranno entro il prossimo 31 ottobre al concordato preventivo biennale.
Concordato preventivo biennale, calcoli del ravvedimento sul sito dell’Agenzia delle Entrate: un palliativo che non mitiga l’ineludibilità della proroga
Un foglio elettronico in formato csv, quindi facilmente elaborabile, che certo faciliterà il lavoro del singolo caso ma non quello degli studi tributari, vero cuore dell’esito di questi strumenti di politica fiscale ai quali sarebbe invece utile uno strumento di prelievo cumulativo per il tramite dei propri gestionali contabili, sulla falsariga di quanto avviene per il precompilato ISA.
Non voglio qui riprendere le ragioni, già trattate in precedente nostro articolo, di una ineludibile proroga che questa novità annunciata certo non mitiga.
Un rinvio sarebbe sì necessario ai contribuenti per esaminare al meglio la propria situazione alla luce delle novità introdotte dal D.lgs correttivo allo strumento concordatario, legato oggi a doppio filo con la disposizione del nuovo istituto del ravvedimento sopra citato.
Ma ancor più servirebbe al Governo per evitare che il tempo ristretto concesso a imprenditori e professionisti interessati porti al soprassedere a qualsiasi impegno da parte degli stessi, ed al conseguente flop di un istituto bandiera della politica fiscale di questo Esecutivo.
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Una riflessione oltre le motivazioni tecniche
Uno strumento premiale votato verso il futuro, il concordato preventivo biennale come disposto dal Dlgs 13/2024, è stato di fatto ridotto a mera chiave di accesso ad un qualcosa di molto simile ad un precedente analogo strumento, che chi come me ha qualche decennio di esperienza professionale alle spalle ricorderà bene.
Si tratta del concordato di massa del 1995, un istituto che all’epoca lo stesso Ministro delle Finanze Augusto Fantozzi, buonanima, definì un “obolo” del contribuente a favore dello Stato.
La cui differenza, oltre nelle concessioni agli aderenti allora obiettivamente più ampie di oggi, sta nella tecnologia evoluta in questi trent’anni circa, un prospetto che prima arrivava per posta ora è messo a disposizione sul proprio computer.
Uno strumento di politica fiscale proiettata al futuro trasformato in una raccolta a rastrello sul passato
Il futuro è oggi, potremmo dire, ma le ricette e gli strumenti di recupero delle briciole dell’evasione sembrano sempre gli stessi corsi e ricorsi riproposti negli anni.
Ma le banche dati, i maggiori controlli, le intelligenze artificiali?
Certo oggi vengono incrociati i dati degli incassi POS con gli scontrini emessi, i contratti registrati con quanto dichiarato le fatture emesse con quanto indicato nella dichiarazione IVA, le certificazioni comunicate dai sostituti con quanto dichiarato dai percepenti, molte di queste possibilità alimentano l’attività di compliance avviata ormai da qualche anno dalle Agenzie Fiscali. Ordinaria e corretta amministrazione della macchina Tributaria, stante le possibilità degli strumenti informatici odierni.
Ma è questa quella che si vuole intendere lotta all’evasione ed al sommerso?
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Concordato preventivo biennale, l’epilogo di una metamorfosi