Lo smart working dei dipendenti pubblici ha prodotto nel 2020 50 milioni di risparmi per la pubblica amministrazione, soprattutto a causa del mancato pagamento dei buoni pasto e degli straordinari. Il ministro Dadone intende aumentare queste risorse con l'adozione del Pola e reinvestirle nella contrattazione integrativa, ma per il sindacato non sono sufficienti.
Dallo smart working dei dipendenti pubblici sono arrivati nell’arco di quest’anno segnato dalla pandemia 50 milioni di euro di risparmio.
A dare la notizia sul suo blog personale è stata il ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone che si è affrettata ad aggiungere di non volerli impiegare “per fare cassa”:
“Abbiamo calcolato i primi risparmi da lavoro agile in questo 2020 così difficile” - scrive la responsabile della Funzione pubblica - “parliamo di oltre 50 milioni di euro: una cifra, voglio precisarlo, parziale e che per ora riguarda soltanto i ministeri. Non sono soldi su cui le amministrazioni devono fare cassa, ma, come abbiamo già proposto, sono i primi benefici materiali di una organizzazione diversa che a regime cambierà ancora e che, in un circolo virtuoso, devono tornare ai lavoratori, agli uffici, all’organizzazione stessa”.
Ma vediamo in particolare come la Dadone intenderebbe utilizzare queste risorse, tenendo conto che questa settimana è stata molto importante per quanto riguarda lo smart working nella pubblica amministrazione non solo per il dato economico del risparmio, ma anche perché sono state presentate le Linee guida del Pola, il Piano organizzativo del lavoro agile.
Smart working dipendenti pubblici, un risparmio da reinvestire nella contrattazione integrativa
Ma da dove deriverebbero questi risparmi del lavoro in modalità agile dei dipendenti pubblici?
Stando a una recente indagine FormezPA condotta su diversi periodi tra gennaio e metà settembre 2020, commissionata dalla Funzione pubblica, molte amministrazioni hanno ricavato risparmi da economie sulle utenze (il 49,1% del totale delle PA interpellate) e sull’utilizzo della carta (il 30,8).
Tuttavia, il dato che colpisce è che ben il 95% delle amministrazioni non riconosce il buono pasto ai propri dipendenti che lavorano a distanza. Altra fonte di risparmio da prendere in considerazione sarebbe costituita dagli straordinari non più richiesti ai lavoratori in smart working.
Proprio per questo, per la Dadone queste risorse economiche dovrebbero essere indirizzate alla contrattazione integrativa del pubblico impiego: ovvero incentivare la produttività, finanziare di più la formazione e il welfare dei dipendenti con un occhio alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Da questo punto di vista, per il ministro Dadone proprio il Pola di cui in questi giorni sono state presentate le Linee Guida “è uno strumento flessibile che la dirigenza pubblica avrà in mano per attivare questo circolo virtuoso”.
In pratica, le risorse ricavate dal risparmio del lavoro agile potrebbero essere una carta in più da giocarsi con quei sindacati che pure il 9 dicembre hanno indetto uno sciopero del lavoro pubblico proprio per mettere in luce la scarsità delle risorse messe a bilancio dal governo per il rinnovo dei contratti.
Risparmi dal lavoro agile, cosa ne pensano i sindacati?
A ben vedere però la reazione dei sindacati non appare entusiastica, dato che un organizzazione sindacale come la Uil ad esempio, ancor prima della dichiarazione della Dadone, chiedeva certezze al livello normativo, in particolare la soppressione dei vincoli dell’articolo 23 del Decreto Legge 75/2017 per la piena applicazione della contrattazione integrativa.
“Servono risorse strutturali e non giochi a somma zero: le cifre snocciolate dal ministro da questa “una tantum” non sono minimamente sufficienti ad aprire un confronto serio per un piano straordinario di assunzioni, per il rinnovo contrattuale, né tantomeno per il sistema di classificazione del personale, così come per la riqualificazione e valorizzazione dei lavoratori. Inoltre, i dati assunzionali presentati sono gravemente insufficienti rispetto ai bisogni di rinnovamento generazionale della PA”,
commentavano pur apprezzando la volontà di reinvestire le risorse risparmiate con il lavoro agile dei lavoratori pubblici , il segretario della Uil Fpl Michelangelo Librandi e il segretario della Uilpa Sandro Colombi.
Le risorse per investire sulle risorse del comparto pubblico il governo dovrà trarle da qualcos’altro, oltre che dalla pur importante risorsa del lavoro agile.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Smart working dipendenti pubblici, 50 milioni di risparmi: come saranno usati