Sciopero commercialisti, l'astensione dalla presentazione delle LIPE del secondo trimestre 2020 e dalla presenza in udienza presso le Commissioni Tributarie provinciali e regionali: le ragioni e le origini della protesta dal 15 al 22 settembre 2020 settembre.
Sciopero commercialisti, le sigle sindacali di categoria al momento confermano l’appuntamento che si svolgerà dalle ore 24 del 15 settembre alle ore 24 del 22 settembre.
La protesta partirà da Piazza dei Santi Apostoli a Roma e dalle singole sedi locali, il 15 settembre dalle 11 alle 13.
Concretamente lo sciopero consisterà in una doppia astensione per otto giorni: dalla presentazione delle liquidazioni periodiche IVA (LIPE) del secondo trimestre 2020 e dalla presenza in udienza presso le Commissioni Tributarie provinciali e regionali.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la mancata proroga delle scadenze fiscali, ma le ragioni della dura presa di posizione partono da più lontano.
In linea generale viene messa in evidenza da più parti la mancanza di ascolto da parte del Governo e delle istituzioni, che rende complesso ogni tentativo di ricucitura dell’esecutivo.
Sciopero commercialisti: le ragioni della protesta
L’astensione dalla presentazione delle liquidazioni periodiche IVA (LIPE) del secondo trimestre 2020 e dalla presenza in udienza presso le Commissioni Tributarie provinciali e regionali per otto giorni è solo uno degli effetti dello sciopero degli iscritti all’ordine dei commercialisti.
L’avvio della protesta è stabilito alle ore 24 del 15 settembre 2020. Nella stessa giornata, dalle 11 alle 13, è prevista una manifestazione in Piazza dei Santi Apostoli a Roma e nelle singole sedi locali.
L’iniziativa promossa dalle associazioni sindacali di categoria ha tra le sue motivazioni:
“le reiterate lesioni delle prerogative professionali degli iscritti all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, che hanno procurato danno all’attività svolta dagli stessi a favore dei contribuenti e del tessuto imprenditoriale del Paese ma anche il clima di profonda frattura che si è instaurato tra Governo e professionisti.”
Il caso concreto che ha determinato la dura presa di posizione è stato il rifiuto del Governo ad accogliere la richiesta di una proroga generalizzata delle scadenze fiscali al 30 settembre 2020, nello specifico dei versamenti relativi all’autoliquidazione delle imposte dei modelli dichiarativi.
Sciopero commercialisti: i tentativi di ricucitura dell’esecutivo
Sembra difficile ipotizzare un passo indietro delle sigle sindacali dei commercialisti, nonostante i tentativi dell’esecutivo di ricucire la frattura.
L’ultimo sarebbe una proposta che, come spiega Italia Oggi, sarebbe presentata dai viceministri dell’Economia Antonio Misiani e Laura Castelli.
In sintesi tale proposta consisterebbe in una moratoria per i contribuenti che verseranno tardivamente le imposte.
Fino al 31 ottobre 2020 sarebbe prevista una sanzione dello 0,80% per coloro i quali possono dimostrare il calo del fatturato di un terzo nel periodo dell’emergenza Coronavirus.
In vista di una riunione tecnica, Italia Oggi fa sapere che la proposta sarebbe già stata dichiarata irricevibile.
Di contro le richieste dei commercialisti, come presentate nel manifesto dello sciopero, sia articolano in quattro punti:
- la moratoria delle sanzioni per i contribuenti che verseranno le imposte dopo il 20 agosto entro 30 settembre;
- l’istituzione di un tavolo di concertazione con il Ministro dell’Economia e delle Finanze ed Agenzia delle Entrate in ordine alla preannunciata riforma fiscale;
- l’attivazione di meccanismi di confronto permanente sulla normativa di politica, economica, finanziaria e tributaria;
- il ripristino della parità di trattamento delle professioni ordinistiche negli incentivi riconosciuti alle altre categorie economiche del Paese.
Sciopero commercialisti: le origini dei disaccordi
Lo sciopero dei commercialisti è solo l’ultimo degli atti di una serie di questioni irrisolte.
Tra i temi aperti c’è anche quello delle sanzioni formali della fattura elettronica, legate al mancato invio del file XML al SdI entro 12 giorni dalla fatturazione.
L’omessa comunicazione, se viene versata l’IVA dovuta, non comporta mancate entrate erariali.
Le richieste dei professionisti si concentrano quindi sull’eliminazione delle sanzioni per la mancata comunicazione o, quantomeno, sull’allungamento dei termini della comunicazione stessa.
Un altro tema particolarmente discusso è quello dei chiarimenti tardivi sul regime forfettario.
Il riferimento è ai nuovi limiti che sono in vigore dallo scorso 1° gennaio 2020 ma con un chiarimento ufficiale che è arrivato durante l’interrogazione a risposta immediata che si è svolta alla Camera dei Deputati in Commissione Finanze il 5 febbraio successivo.
Il dubbio sollevato dai commercialisti riguardava il rispetto dello Statuto del Contribuente, in base al quale le norme non possono imporre ai contribuenti adempimenti che scadano prima di 60 giorni dalla loro entrata in vigore.
Questi sono solo due esempi di situazioni che hanno creato attriti un “clima di profonda frattura che si è instaurato tra Governo e professionisti”, che evidenzia la necessità e l’urgenza di maggiore dialogo.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Sciopero commercialisti: l’astensione dalle presentazione delle LIPE