Robot tax, una tassa sui robot per compensare il mancato gettito dovuto alla sostituzione del lavoro umano da parte dell'intelligenza artificiale. La proposta è concreta, ma rischia di rappresentare un nuovo costo a carico delle imprese che investono in digitalizzazione.
La robot tax è il destino del lavoro del futuro? Il tema è quantomai centrale e si inserisce nel filone dello sviluppo tecnologico in ambito imprenditoriale e nella discussione sulla possibilità che il lavoro umano venga presto sostituito da quello dei robot.
Se l’intelligenza artificiale sostituirà il lavoro umano bisognerà affrontare la questione, anche dal punto di vista fiscale. C’è tuttavia il rischio che una tassa sui robot penalizzi le imprese, soprattutto quelle che investono in digitalizzazione e che hanno accettato la sfida della Quarta Rivoluzione Industriale.
La Robot Tax sarà uno dei temi al centro del convegno Fisco & Futuro in programma il 23 settembre 2019 nella suggestiva cornice del Teatro Carignano di Torino. Informazione Fiscale prenderà parte all’evento, fornendo ai propri lettori il resoconto di una giornata che si presenta ricca di spunti in merito a quello che è il Piano Industria 4.0.
C’è tuttavia qualcosa che stride quando si parla di agevolazioni per la digitalizzazione delle imprese e una possibile tassa sui robot che finirebbe col penalizzare le imprese che hanno investito per il passaggio a logiche produttive basate sulle nuove tecnologie.
La robot tax come soluzione alla sostituzione del lavoro umano con l’innovazione
È stato Bill Gates, fondatore di Microsoft, il primo a parlare di una tassa sui robot per compensare la crisi di disoccupazione conseguente alla sostituzione del lavoro dell’uomo con quello delle macchine.
Proposta piaciuta all’ex Ministro Matteo Salvini, il quale si è detto più volte favorevole ad introdurre una tassazione ad hoc volta a governare lo sviluppo della robotizzazione e ridurne l’impatto sul mondo del lavoro.
Il filo che lega Gates a Salvini è uno: la robot tax serve per compensare il mancato gettito fiscale dovuto alla sostituzione del lavoro dell’uomo con quello delle macchine intelligenti.
Siamo ancora lontani dal rischio di una sostituzione al 100% del lavoro umano con quello dei robot, anche perché stando ai dati sulla diffusione dell’Industria 4.0, sono ancora poche le imprese che investono nelle nuove tecnologie dell’innovazione.
Il problema però necessità di essere affrontato prima che diventi un rischio per la tenuta sociale, previdenziale e fiscale dell’Italia, così come di tutti i Paesi del Mondo. Il tema è stato portato all’attenzione anche dal World Economic Forum del 2016 che, tra le questioni della “roboetica”, disciplina che analizza e implicazioni relative alla relazione tra umani e robot, cita anche la probabilità di una maggiore disoccupazione.
Robot tax: una tassa aggiuntiva per finanziare la formazione
Sul sito del MEF è disponibile un interessante studio sulla robot tax, datato settembre 2018 e firmato dalla ricercatrice Germana Bottone, dal quale è possibile partire per farsi un’idea sulle implicazioni pratiche dello sviluppo di logiche produttive basate sull’intelligenza artificiale.
Il tema della tassazione dei robot non è soltanto argomento di discussione tra economisti e studiosi, ma qualcosa si è mosso anche sul fronte istituzionale.
Il una risoluzione del Parlamento europeo (qui l’intero dossier) si affermava che lo sviluppo di robotica ed intelligenza artificiale potrebbe portare ad una perdita del lavoro fatto dall’uomo, con conseguenze anche sul fronte della sostenibilità e del benessere sociale.
Si pensi al caso italiano, ed al rischio che ne deriverebbe in termini pensionistici a causa del mancato versamento dei contributi da parte dei lavoratori.
La tassa sui robot diventa quindi necessaria, anche per finanziare il sostegno e la riqualificazione dei lavoratori disoccupati. Maggiormente a rischio sarebbero, inoltre, quelle attività caratterizzate da un alto tasso di standardizzazione.
I rischi della sostituzione uomo-macchina
Cosa succederebbe se, in Italia, il lavoro dell’uomo fosse interamente sostituito da quello dei robot?
Se consideriamo il periodo 2010-2017, è stata pari al 73% la quota di entrate fiscali provenienti dai redditi da lavoro. La quota delle imposte provenienti dalle entrate delle imprese è stata pari in media al 17%.
Un calo della domanda di lavoro e, di conseguenza, del reddito da lavoro potrebbe essere difficilmente compensato da un aumento delle entrate delle imprese.
Appare quindi pacifico concordare con il co-fondatore di Microsoft, Bill Gates, quando nel 2017 ha suggerito di istituire una robot tax, con il fine garantire una concorrenza leale tra lavoro umano e macchine e contenere l’automatizzazione della produzione industriale.
Accanto al tema della tassa sui robot, troviamo poi le raccomandazioni del World Economic Forum, che nel 2018 ha sottolineato la necessità di investire sulla formazione dei dipendenti, fondamentale per “migliorare la resilienza sociale di fronte al cambiamento tecnologico”.
Robot tax: quattro possibili soluzioni per la tassazione della produzione automatizzata
Come potrebbe essere nella pratica la tassa sui robot? È uno studio di Abbot e Bogenschneider (2017), citato nella relazione pubblicata sul sito del Dipartimento delle Finanze, a proporre quattro possibili soluzioni:
- esclusione delle detrazioni fiscali aziendali per i lavoratori automatizzati: ridurre gli incentivi fiscali per gli investimenti di capitale;
- prelievo di una tassa di automazione: aumentare l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società;
- accordare agevolazioni fiscali per i lavoratori umani: introdurre misure di esonero, come quella dai contributi previdenziali, per incentivare le assunzioni;
- prelievo di un’imposta sul lavoro autonomo: un’aumento delle imposte sul reddito dei lavoratori senza dipendenti.
Tassa sui robot e agevolazioni per l’Industria 4.0: la doppia faccia della digitalizzazione
Nonostante i rischi di una produzione totalmente automatizzata, è innegabile come negli anni siano nettamente cresciute le agevolazioni rivolte alle imprese che investono in digitalizzazione.
In Italia è ricco e variegato il Piano Industria 4.0, che si pone come obiettivo quello di accompagnare imprese e professionisti nel passaggio alle nuove logiche produttive e alla necessaria digitalizzazione.
Una digitalizzazione che tuttavia rischia di trasformarsi da motivo di vantaggio a rischio di dover farsi carico di una nuova tassa qualora la robot tax dovesse concretizzarsi.
L’ipotesi è verosimile, ma è indubbio che i tempi sono prematuri. L’automazione della produzione è tutt’altro che immediata, almeno in Italia, dove la maggior parte delle imprese sono ancora ancorate a logiche di produzione tradizionali.
Quel che è certo è che la sfida dei prossimi anni sarà trovare un giusto compromesso: digitalizzare sì, ma con le dovute cautele.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Robot tax, difesa del lavoro o nuova tassa per le imprese?