Riforma del catasto come parte della legge delega sulla riforma fiscale? L'ipotesi è allo studio, e nel testo atteso entro il mese di settembre 2021 potrebbe approdare anche una revisione dei valori, modifica che inciderebbe sulle regole per il calcolo delle tasse sulla casa. Vediamo cosa potrebbe cambiare.
La riforma del catasto come parte integrante della riforma fiscale.
Entro la fine del mese di settembre 2021 è prevista l’approvazione della legge delega, primo tassello per revisionare il sistema tributario italiano. Emergono quindi novità su cosa potrebbe contenere, e tra queste vi è l’ipotesi di revisione del catasto.
A parlarne è il Sole24Ore, ed immediatamente si torna a parlare di un possibile aumento delle tasse sulla casa.
Sebbene il ritocco dei valori catastali non abbia trovato spazio nel documento conclusivo elaborato dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato, è da tempo che si parla dell’ipotesi di una riforma, che potrebbe incidere sulle rendite degli immobili e, di conseguenza, ridisegnare le regole di tassazione.
Cerchiamo quindi di capirci di più e, in attesa di novità ufficiali, vediamo cosa potrebbe cambiare con la riforma del catasto e perché si parla del rischio di aumento delle tasse sulla casa.
Riforma del catasto in arrivo? Cosa potrebbe cambiare e perché si parla di tasse in aumento
Non è certo la prima volta che Governo e Parlamento si trovano a ragionare su una possibile riforma del catasto. È cosa nota che gli attuali valori siano ormai obsoleti, e che di conseguenza le regole relative alla tassazione sulla casa risultano poco eque e equilibrate.
Stando a quanto riportato dal Sole24Ore, la legge delega sulla riforma fiscale ormai conclusa, attesa in Consiglio dei Ministri entro la fine di settembre, potrebbe occuparsi anche di questo aspetto, con il fine di ristabilire equità nel prelievo fiscale.
Ma per quale motivo si parla di riforma del catasto, cosa potrebbe cambiare e come le eventuali novità potrebbero modificare il sistema di tassazione del mattone?
A spiegarlo è l’Osservatorio sui Conti Pubblici diretto da Carlo Cottarelli, in uno studio pubblicato lo scorso anno ma che appare quantomai attuale.
L’IMU, l’IRPEF così come le imposte sulle successioni e sulle donazioni, si calcolano sulla base del valore dell’immobile, determinato per l’appunto dal valore catastale, un elemento che è però ormai obsoleto per buona parte degli immobili presenti in Italia.
Al netto della rivalutazione prevista nel 1997 e dell’aumento del moltiplicatore catastale, i valori ad oggi utilizzati non sono stati adeguati alle modifiche delle condizioni di mercato, e di fatto non fotografano più la situazione reale. Può inoltre capitare che un immobile che prima era considerato periferico sia ora situato in centro città ed abbia quindi acquisito valore.
C’è poi un altro aspetto centrale nella discussione sulla riforma del catasto, ossia il passaggio dal numero di vani ai metri quadrati per il calcolo dei valori catastali, al fine di avere un dato più puntuale, accurato ed equo.
Ed è proprio su questi aspetti che, stando alle anticipazioni fornite, dovrebbe concentrarsi l’azione del Governo che, anche alla luce delle nuove raccomandazioni dell’OCSE e della necessità di riequilibrare la tassazione immobiliare, sembra intenzionato a portare a casa la tanto chiacchierata ma mai attuata riforma del catasto.
Le nuove regole di calcolo comporterebbero però un effetto a catena, e inciderebbero ad esempio anche in materia di determinazione del valore ISEE.
I “nodi politici” della riforma del catasto. Cosa attendersi dalla legge delega entro il 30 settembre 2021
La riforma del catasto, con il conseguente rischio di un aumento delle tasse sulla casa per buona parte dei contribuenti, è sicuramente un tema divisivo per il Governo.
Bisogna infatti ricordare che in una delle bozze del documento di indirizzo delle Commissioni Finanze di Camera e Senato si parlava di “nodo politico” in riferimento al tema delle patrimoniali, tanto che nel testo conclusivo non sono menzionate modifiche (o conferme) in materia di tassazione immobiliare.
Se però l’intento della riforma fiscale è di ristabilire, tra le altre cose, maggiore equità nel prelievo fiscale, non si può far finta che una riforma del catasto non sia necessaria.
Il problema non è però solo politico, ma anche di risorse. Evidenzia sempre lo studio dell’Osservatorio CPI che per la riforma del catasto servirebbero nuove assunzioni in Agenzia delle Entrate, così come un coordinamento tra tutti gli attori impegnati, quali a titolo di esempio Comuni, notai e geometri.
Un processo che quindi appare complesso e che dovrà affrontare diversi ostacoli. Quel che appare evidente è tuttavia la necessità di una riforma fiscale coraggiosa, che intervenga a tutto campo sulle iniquità dell’attuale struttura.
Si resta quindi in attesa di conoscere i contenuti della legge delega per capire se, come e quando si arriverà ad una revisione del sistema catastale.
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