Eliminati i limiti al lavoro dipendente nel nuovo regime forfettario 2019 e ciò creerà evidenti effetti distorsivi sul sistema, sia in termini pratici che di equità fiscale.
Il nuovo regime forfettario 2019 potrà essere utilizzato da tutti i lavoratori dipendenti, a prescindere dall’importo del loro reddito.
È questa una delle novità maggiormente rilevanti della nuova partita IVA agevolata, che la Legge di Bilancio consente di utilizzare a tutti i professionisti, i lavoratori autonomi e le ditte individuali con ricavi non superiori a 65.000 euro.
In precedenza, com’è noto, i contribuenti titolari di partita IVA nel regime forfettario potevano essere contemporaneamente lavoratori dipendenti solo se il reddito da lavoro subordinato non fosse stato superiore a 30.000 euro lordi.
A modesto avviso di chi scrive ciò rappresentava un elemento di equità fiscale, consentendo di evitare che il regime forfettario potesse essere sfruttato anche da alti funzionari, dirigenti, ecc che già guadagnano redditi molto alti e che, di conseguenza, non hanno alcuna necessità di agevolazioni di questo tipo. A questo proposito, la Legge di bilancio 2019 rischia di violare i principi di uguaglianza, equità e capacità contributiva previsti dalla nostra Costituzione agli articoli 3 e 53.
Ma non si tratta dell’unica distorsione potenziale derivante dalla nuova normativa.
Regime forfettario 2019 e lavoro dipendente: non c’è equità nella Legge di Bilancio
Il primo elemento distorsivo nel rapporto tra il regime forfettario ed il lavoro dipendente sta nella totale assenza di equità fiscale.
La partita IVA agevolata è uno strumento straordinario per:
- consentire l’avvio di nuovi progetti imprenditoriali;
- consentire un ingresso snello dei professionisti e dei lavoratori autonomi sul mercato;
- non tassare eccessivamente i redditi bassi da lavoro autonomo e di impresa;
- semplificare il sistema.
Certamente il regime fiscale agevolato non serve a garantire agevolazioni a chi ha già redditi alti, come purtroppo la Legge di Bilancio fa in modo sin troppo eccessivo. Chi ha un reddito da lavoro dipendente da 200.000 euro potrà accedere al regime forfettario, e ciò creerà l’ennesima sperequazione del nostro sistema fiscale, sempre meno credibile agli occhi di cittadini, imprese e professionisti.
Regime forfettario 2019 e lavoro dipendente: attenzione alle false partite IVA
Altro effetto distorsivo pesante potenzialmente generato dal nuovo regime forfettario è quello dell’incentivo alle false partite IVA.
In effetti, l’innalzamento del limite dei ricavi oltre i 30.000 euro determina come conseguenza inevitabile la convenienza al passaggio dal lavoro dipendente alla falsa partita IVA. Effetto distorsivo attenuato solo in parte dalla Legge di bilancio 2019.
Prendiamo il passaggio che parla del vincolo all’ingresso nel regime forfettario rispetto al rapporto con il precedente datore di lavoro:
“9. All’articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, sono apportate le seguenti modificazioni:
d-bis) le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta, ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili ai suddetti datori di lavoro »”
Ora, ma come è possibile stabilire aprioristicamente se in un determinato anno il fatturato di un soggetto sia dedicato prevalentemente o meno all’ex datore di lavoro?
Facciamo un esempio pratico per approfondire ancora.
Immaginiamo il classico caso del tirocinante commercialista che alla fine del periodo di pratica professionale decide di aprire partita IVA, continuando a collaborare con il proprio dominus, verso il quale fatturerà le prestazioni svolte. Stando al tenore letterale della norma, è verosimile che in un caso come questo il regime forfettario sia precluso in quanto vi sarebbe - almeno inizialmente - chiara prevalenza o addirittura mono committenza nel fatturato del (ex) tirocinante.
Regime forfettario 2019 e lavoro dipendente: scompare il limite alle collaborazioni superiori a 5.000 euro
Altro effetto distorsivo del rapporto tra regime forfettario 2019 e lavoro dipendente è quello relativo alla scomparsa del limite di 5.000 euro alle collaborazioni di lavoro, in qualsiasi forma esse siano.
In linea di principio, una partita agevolata, proprio perché condizionata per natura dal limite di fatturato predefinito, non dovrebbe avere necessità di lavoro dipendente in pianta stabile, altrimenti la convenienza di aderire al regime forfettario verrebbe evidentemente meno. In altre parole, non poter dedurre un costo rilevante come quello del lavoro dipendente in molti casi determina il venir meno della convenienza reale del regime agevolato. A quel punto appare molto più adatto il regime semplificato (fermo restando che queste considerazioni sono generali e vanno sempre e comunque verificate caso per caso).
All’atto pratico saranno verosimilmente pochi i forfettari che avranno necessità di avvalersi di lavoratori dipendenti; la pluralità della stampa specializzata (Sole24Ore e ItaliaOggi su tutti) hanno già evidenziato nelle scorse settimane come questo nuovo sistema ponga - nel suo complesso - tutti i presupposti per auto limitarsi nello sviluppo imprenditoriale e professionale (modo elegante per dire che il nuovo sistema rischia seriamente di incentivare il nero).
Regime forfettario 2019 e lavoro dipendente: il forfettario non è sostituto d’imposta
Altro aspetto da non trascurare nell’eliminazione del limite di 5.000 euro alle collaborazioni di lavoro è di carattere pratico.
Per effetto di quanto previsto dalla Legge 190/2014, istitutiva del regime forfettario, il contribuente che aderisce a questo regime non è sostituto d’imposta.
La definizione di sostituto d’imposta è prevista dall’art. 64 comma 1 del d.p.r. 600/1973 che lo definisce:
“Chi in forza di disposizioni di legge è obbligato al pagamento di imposte in luogo di altri, per fatti o situazioni a questi riferibili ed anche a titolo di acconto, deve esercitare la rivalsa se non è diversamente stabilito in modo espresso.”
Ne consegue che le eventuali buste paga emesse da questa categoria di contribuenti non dovrebbero necessariamente contenere le trattenute delle imposte che gravano sui dipendenti ma normalmente versate dall’azienda, ma ciò creerebbe evidenti mal di pancia da parte dei lavoratori, abituati da sempre a farsi gestire la fiscalità diretta dal datore di lavoro. I contributi INPS ed i fondi bilaterali, invece, verrebbero invece versati sempre e comunque dal datore di lavoro.
Tuttavia ripetiamo: si tratta di una facoltà, nel senso che il contribuente forfettario non è tenuto ad applicare le ritenute fiscali, ma certamente non sussiste alcun divieto in questo senso.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Regime forfettario 2019: niente vincoli sul lavoro dipendente