Scadenza imposte: proroga in arrivo?

Tommaso Gavi - Fisco

Proroga in arrivo per la scadenza del pagamento del secondo acconto delle imposte sui redditi? Il tema è stato al centro della discussione. Novità anche per il concordato preventivo biennale e il bonus Natale

Scadenza imposte: proroga in arrivo?

La possibile proroga per la scadenza del pagamento del secondo acconto delle imposte sui redditi è tra i temi fiscali al centro della settimana tra l’11 e il 17 novembre 2024.

Mentre tra gli emendamenti alla legge di conversione del Decreto fiscale 2025 viene inserito lo spostamento in avanti del termine, dal 30 novembre al 16 gennaio 2024, il governo valuta la possibilità del rinvio.

Oltre allo slittamento della scadenza si ragiona sull’ipotesi di riproporre anche per quest’anno la possibilità di pagare a rate fino a maggio o a giugno.

Oltre alla discussione sul versamento del secondo acconto, novità hanno riguardato anche il concordato preventivo biennale, con l’ufficializzazione della riapertura dei termini del concordato preventivo biennale che però riguarderà solo i soggetti ISA e non i contribuenti che applicano il regime forfettario.

Novità anche per il bonus Natale, in arrivo nel mese di dicembre con la tredicesima. La somma di 100 euro sarà riconosciuta solo a chi ha figli a carico, a prescindere dal requisito del coniuge fiscalmente a carico, che viene eliminato dal decreto numero 167 del 14 novembre.

Scadenza imposte: proroga in arrivo?

Il 30 novembre è la data canonica in cui è previsto in calendario il versamento del secondo acconto delle imposte sui redditi, dopo il primo appuntamento annuale del 30 giugno.

Quest’anno la scadenza slitta al 2 dicembre 2024, dal momento che il 30 novembre è un sabato e il termine è spostato al primo giorno lavorativo utile.

Lo spostamento in avanti già previsto potrebbe non essere l’unico. Il governo è al lavoro per il rinvio della scadenza al 16 gennaio 2024. È in valutazione la possibilità di riproporre la misura già prevista per lo scorso anno.

Al rinvio della scadenza si aggiungerebbe la possibilità di pagamento in cinque rate mensili dello stesso importo dal 16 gennaio 2024 al 16 maggio 2025.

A rendere nota la posizione dell’esecutivo è stato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nel corso del question time che si è svolto alla Camera lo scorso 13 novembre.

Il ministro Giorgetti ha spiegato che la decisione verrà presa “in tempi coerenti per le opportune decisioni da parte dei soggetti interessati”.

La settimana in arrivo potrebbe quindi essere decisiva per quanti sono chiamati alla cassa a fine mese, o per meglio dire all’inizio del mese successivo.

Oltre al governo anche il Parlamento è al lavoro per la proroga. Tra gli emendamenti proposti in Commissione Bilancio del Senato alla legge di conversione del Decreto fiscale c’è anche la proroga della scadenza al 16 gennaio.

In questo il rinvio e la possibilità di rateazione sarebbe riservata ai titolari di partita IVA con ricavi o compensi fino al 170.000 euro.

Ad ogni modo il rinvio è già stato previsto lo scorso anno e non sembrano esserci ragioni per escluderlo anche quest’anno, considerando anche che non si tratta di mancati incassi per lo Stato ma solo di un ritardo nell’ottenimento delle somme.

Concordato preventivo biennale: ufficializzata la riapertura al 12 dicembre, senza forfettari

Anche questa settimana sono continuate ad arrivare novità sul concordato preventivo biennale.

Ad ufficializzare la riapertura del termine al 12 dicembre 2024 è stato il decreto legge n. 167/2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

La riapertura dei termini però è stata concessa soltanto a metà: è destinata esclusivamente alle partite IVA che applicano gli ISA. Sono esclusi i contribuenti in regime forfettario.

Per questi ultimi la misura è prevista per un solo anno e, considerando il nuovo termine del 12 dicembre, sarebbe stato pressoché possibile determinare con la quasi certezza il reddito e valutare quindi senza rischio la proposta dell’Agenzia delle Entrate.

La riapertura è legata a un mancato successo della misura, che farà incassare meno delle previsioni.

Dopo i diversi cambiamenti normativi che si sono susseguiti, che hanno notevolmente complicato il quadro normativo e hanno modificato la natura stessa dello strumento, non è detto che la riapertura permetta di ottenere i risultati sperati dal governo.

Bisognerà attendere i dati ufficiale per sapere, di conseguenza, il margine di manovra sulla taglio dell’IRPEF per i redditi medi e il possibile innalzamento del tetto per l’accesso al regime forfettario.

Bonus Natale: basterà avere almeno un figlio a carico

Lo stesso decreto del governo che ha ufficializzato la riapertura del termine per l’adesione al concordato preventivo biennale ha introdotto novità sulla platea dei beneficiari del bonus Natale, la somma di 100 euro per i lavoratori dipendenti che si affianca alla tredicesima nel mese di dicembre.

Inizialmente i requisiti per l’accesso all’agevolazione, stabiliti dall’articolo 2 bis del Decreto Omnibus, erano:

  • avere capienza fiscale (un’imposta lorda sui redditi di lavoro dipendente di importo superiore a quello della detrazione per lavoro dipendente) e un reddito complessivo non superiore a 28.000 euro in relazione al 2024;
  • far parte di un nucleo familiare:
    • composto, oltre che da figli o figlie a carico, da due coniugi in cui l’uno è fiscalmente a carico dell’altro;
    • monogenitoriale, vale a dire con un figlio o una figlia a carico e l’altro genitore assente.

Con il nuovo intervento basterà avere almeno un figlio a carico per poter ottenere il bonus 100 euro. Viene quindi allargata la platea di soggetti interessati dalla misura: i beneficiari passeranno da 1,1 a 4,5 milioni.

L’ampliamento dei destinatari porta con se un aumento delle risorse che saranno impegnate, passate da 100 a 325 milioni di euro con un’aggiunta di circa 224 milioni di euro.

Quale saranno i risultati della misura a maglie più larghe? Si dovrà attendere per verificare se al supporto (quasi simbolico) ai nuclei familiari si aggiungerà una spinta ai consumi natalizi.

Intanto è stato istituito anche il codice tributo che i datori di lavoro dovranno inserire nel modello F24 per recuperare l’indennità in compensazione.

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