Nel 2023 la spesa previdenziale ha toccato i 347 miliardi di euro. Pensionati e pensionate hanno ricevuto in media circa 1.800 euro lordi. Pesano le uscite anticipate degli ultimi anni. I dati del XXIII Rapporto Annuale INPS
La spesa previdenziale continua a correre: nel 2023 si attesta sui 347 miliardi di euro per un totale di 16,2 milioni di pensionati e un importo medio di circa 1.800 euro lordi.
Sono questi alcuni dei dati salienti del XXIII Rapporto Annuale INPS, presentato oggi, 24 settembre 2024, a Roma.
Le cause sono da ricercare prevalentemente nell’aumento dell’età media della popolazione, nel calo della natalità e nella riduzione della popolazione in età lavorativa, non compensate adeguatamente.
Pesa ancora, nonostante le restrizioni alle uscite anticipate, il dato relativo all’età media di pensionamento, 64,2 anni, contro l’età “legale” di 67.
Nel triennio 2019/2021 i pensionamenti anticipati sono stati 1,5 milioni, mentre nel 2023 poco più di 300.000.
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Pensioni: 347 miliardi la spesa nel 2023, pesano le uscite anticipate
L’INPS ha presentato questa mattina a Roma, nella sede della Direzione Generale, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella e dei Ministri Calderone e Giorgetti, il XXIII Rapporto Annuale, relativo al 2023.
Il documento annuale esplora gli aspetti più rilevanti della previdenza sociale e del mercato del lavoro in Italia.
Quello della previdenza è un tema di centrale rilevanza nel panorama italiano, con l’aumento dell’età media della popolazione, il calo della fecondità, la riduzione della popolazione in età lavorativa, non compensate dall’immigrazione, sono tendenze demografiche che rappresentano un fattore di rischio per la sostenibilità del sistema.
Come illustrato nel rapporto, le previsioni EUROSTAT per l’Unione Europea relative agli andamenti demografici fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata. Nel 2023, infatti, si legge nel rapporto, ha raggiunto i 347 miliardi di euro.
Lo scorso anno i pensionati e le pensionate hanno raggiunto i 16,2 milioni, con un incremento di 1,5 milioni rispetto al 2022 ma in linea con gli anni passati.
Come precisato dal Presidente INPS Gabriele Fava nel discorso di presentazione del rapporto:
“il 96% dei pensionati e delle pensionate percepisce una prestazione INPS per una spesa di 338 miliardi di euro. Di questi più della metà percepisce una pensione di vecchiaia o anticipata.”
A pesare sulla spesa previdenziale, infatti, è anche l’età effettiva di accesso alla pensione, in media 64,2 anni, relativamente bassa rispetto all’età “legale” prevista dalla normativa, 67 anni, per via dei diversi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro.
Uscite anticipate che hanno raggiunto l’apice nel triennio 2019/2021 quando, trainate principalmente da Quota 100 e Opzione Donna, hanno coinvolto un milione e mezzo di pensionati e pensionate. Nello specifico i pensionamenti anticipati negli ultimi 3 trienni sono stati pari a:
- 568.000 nel triennio 2013/2015;
- 713.000 nel triennio 2016/2018;
- 1,5 milioni nel triennio 2019/2021.
Nel 2023, il numero è in calo per via delle restrizioni introdotte (lo sarà ancor di più nel 2024 per via delle novità in vigore da quest’anno), con poco più di 300.000 pensionamenti anticipati.
Da segnalare anche la crescita dell’occupazione, in particolare dei giovani sotto i 34 anni d’età. Crescono i rapporti a tempo indeterminato, come anche quelli a tempo, da cui deriva il leggero incremento nei beneficiari della NASpI.
Il sistema è in equilibrio e sostenibile, ha sottolineato il Presidente Fava, a margine dell’evento.
“Stiamo lavorando in piena sintonia col Governo. Sono fiducioso che nel tempo, perché sono interventi complessi, si potranno migliorare ancora di più le situazioni che affrontiamo. I possibili interventi spettano al legislatore.”
Per il futuro, continua, si punta sul welfare generativo:
“Un approccio che prevede il passaggio da un sistema focalizzato sulla mera gestione delle risorse pubbliche e sul pagamento delle pensioni, ad uno in grado di personalizzare le prestazioni in base alle reali esigenze delle persone. L’obiettivo per i prossimi anni è rendere l’Istituto sempre più vicino ai cittadini, con servizi personalizzati, con un’attenzione particolare ai giovani, alle donne e alle imprese.”
Maggiore attenzione sarà data anche all’educazione previdenziale, in particolare verso i giovani.
Pensioni: nel 2023 importo medio di 1.800 euro lordi
Per quanto riguarda gli importi dei trattamenti liquidati dall’INPS, il rapporto evidenzia come l’importo medio mensile lordo del reddito pensionistico sia pari a circa 1.800 euro lordi, 1.806,49 per la precisione.
Come per il reddito dal lavoro, anche in questo caso è evidente un elevato gender gap. Sebbene rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (52 per cento), le donne nel 2023 hanno percepito il 35 per cento del reddito pensionistico in meno: circa 1.500 euro mensili contro i circa 2.000 degli uomini.
Notevole anche le differenze tra regioni in termini di diffusione delle prestazioni previdenziali e assistenziali e di importi medi.
I trattamenti più elevati sono stati erogati in Lombardia, Trentino e Lazio (oltre 1.400 euro lordi al mese) mentre i più bassi si registrano nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare la Calabria (sotto i 1.100 euro).
Pensione anticipata 2025: le possibili novità nella Legge di Bilancio
Come noto a fine anno scadranno i principali strumenti per il pensionamento anticipato, rinnovati dalla Legge di Bilancio 2024: Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.
Per il prossimo anno sono diverse le opzioni in campo, anche se molto dipenderà dalle risorse economiche effettivamente disponibili.
Una delle più probabili è la riconferma della nuova versione di Quota 103 con penalizzazioni, vista la portata limitata e i costi ridotti.
Tra le ipotesi, poi, l’introduzione di Quota 104, una via per l’uscita anticipata senza vincoli ma con il requisito anagrafico incrementato di un anno, ipotizzata nella Manovra 2024 e poi mai attuata e di quota 41 penalizzata, con calcolo con metodo contributivo e pensione con 41 anni di contributi, di cui però 12 mesi prima del compimento dei 19 anni d’età.
Meno certezze invece per quanto riguarda gli altri strumenti per il pensionamento anticipato, Opzione Donna e Ape Sociale, il cui rinnovo è in discussione.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensioni: 347 miliardi la spesa nel 2023, pesano le uscite anticipate