Con la scadenza a fine anno dei principali strumenti per il pensionamento anticipato, fremono i lavori nel cantiere della prossima Legge di Bilancio. Da quota 41 allo spauracchio di quota 104, le ipotesi in campo
Da una quota 41 mirata al rinnovo della versione di quota 103 con penalizzazioni, come in vigore quest’anno, passando per la possibile conferma di Opzione Donna e Ape Sociale.
Il capitolo della Legge di Bilancio 2025 sulle pensioni si preannuncia ricco ma le risorse economiche a disposizione sono troppo poche e sarà necessario fare delle scelte.
Al momento sono diverse le opzioni sul tavolo, i primi dati sul piano strutturale di bilancio, oggi all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, potranno fornire un quadro più preciso della situazione e sulle possibili mosse.
Pensione anticipata: le ipotesi in campo per il 2025
Si avvicina la fine dell’anno e con essa la scadenza dei principali strumenti per la pensione anticipata.
Il 31 dicembre, infatti, scadono alcune delle misure per l’uscita anticipata: quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.
Da qui a poco il Governo dovrà decidere se prorogarle, con o senza modificazioni, oppure sostituirle con nuove misure, una mini-riforma che però ora come ora appare poco probabile date le risorse disponibili per la prossima Manovra, destinate principalmente ad altre priorità.
La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto per l’anno in corso la nuova versione di quota 103, a cui si accede con 62 anni di età e 41 di contributi, ma l’assegno viene calcolato con metodo contributivo.
Una versione con penalizzazioni che non ha avuto molto successo visto il basso numero di pensionamenti, ma proprio per la portata limitata e i costi ridotti potrebbe essere riconfermata così com’è anche per il prossimo anno.
Nel cantiere dell’ultima Manovra era spuntata anche l’ipotesi di quota 104, una via per l’uscita anticipata senza vincoli ma con il requisito anagrafico incrementato: un anno in più prima di poter andare in pensione.
Una possibilità non del tutto accantonata, nonostante l’opposizione che poi ha portato all’introduzione della nuova quota 103, e che in caso di necessità dettate dalle poche risorse disponibili potrebbe tornare in auge.
Tra le possibili novità in discussione c’è anche quota 41, il cavallo di battaglia della Lega, per l’uscita dal lavoro con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età.
Una soluzione troppo costosa e che molto difficilmente potrà vedere la luce.
Meno complicata una versione “penalizzata” per cui si potrebbe andare in pensione sempre con 41 anni di contributi, di cui però 12 mesi prima del compimento dei 19 anni d’età. L’assegno poi sarebbe calcolato interamente con il metodo contributivo (come accade per quota 103), per cui gli interessati dovrebbero accettare una riduzione dell’importo.
Opzione donna, Ape Sociale: in bilico tra rinnovo e abolizione
Meno certezze invece per quanto riguarda gli altri strumenti per il pensionamento anticipato, Opzione Donna e Ape Sociale.
Il primo, è stato modificato pesantemente dalle ultime due Leggi di Bilancio, con restrizione della platea di beneficiarie e aumento del requisito anagrafico, passato a 61 anni (che si riduce di un anno per ogni nel limite di due anni).
Le ipotesi per il 2025 al momento sono due:
- proroga per un altro anno con gli stessi requisiti attuali;
- abolizione della misura, ma in questo caso dovrebbero essere introdotte apposite agevolazioni per le categorie interessate.
Complicato anche il futuro dell’Ape Sociale, modificata anch’essa dalla Legge di Bilancio 2024 che come per Opzione Donna ha subìto l’innalzamento del requisito anagrafico, passato a 63 anni e 5 mesi d’età.
Qui le possibilità di movimento sono diverse:
- proroga con ulteriore restrizione della platea di beneficiari (attualmente ricordiamo spetta a caregiver, disoccupati, persone disabili e dipendenti che svolgono mansioni gravose);
- proroga con nuovo innalzamento dei requisiti di accesso;
- proroga senza modificazioni;
- abolizione e sostituzione con altri strumenti.
Sul tavolo del Governo c’è anche la possibilità che riguarda il classico canale per l’uscita anticipata, per cui si può andare in pensione maturando 42 anni e 10 mesi di contribuzione versata (un anno in meno per le donne) a prescindere dall’età anagrafica.
Ebbene, negli ultimi giorni si è parlato dell’ipotesi di introdurre delle finestre dilatate, come previsto oggi per quota 103.
Attualmente, infatti, passano 3 mesi dalla maturazione dei requisiti all’erogazione del primo assegno. L’intervento allo studio (che già vede l’opposizione della Lega) prevede l’estensione di tale periodo a 6 o 7 mesi, il che porterebbe di fatto il pensionamento effettivo a oltre 43 anni.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensione anticipata: le ipotesi in campo per il 2025