Pensioni all'estero: come funziona la totalizzazione internazionale? Sono sempre più i pensionati che decidono di trasferirsi fuori dall'Italia, così come i lavoratori che si recano in Paesi esteri. Vediamo quindi cosa succede ai fini pensionistici e come non perdere i contributi accumulati.
Pensioni all’estero e totalizzazione internazionale: quali sono le regole per chi ha lavorato in un altro Paese o intende trasferirsi fuori dall’Italia?
Una recente ricerca sul fenomeno migratorio della popolazione italiana e sui suoi riflessi sul sistema pensionistico nazionale ha messo in luce che, negli ultimi anni, in Italia è costantemente aumentato, nonostante la pandemia, il numero di coloro che una volta raggiunta l’età per la pensione decidono di vivere all’estero, spinti dalla ricerca di una vita migliore o per ricongiungersi con i propri familiari.
Attualmente sono 5,6 milioni i cittadini italiani residenti all’estero e il 20,3 per cento di questi ha almeno 65 anni (1,1 milioni di persone).
Dal 2006 al 2021 è inoltre costantemente aumentata del 91,5 per cento la presenza degli italiani anziani in mobilità e non mancano coloro che, anche se lontani dalla pensione, decidono di lavorare in altri Stati per un periodo più o meno lungo: giovani e meno giovani spesso scelgono di svolgere esperienze lavorative al di fuori dei confini nazionali, per imparare o semplicemente guadagnare di più.
Oggi è dunque molto importante conoscere le regole per ricevere all’estero la pensione, se si sono già raggiunti i requisiti previsti in Italia oppure valorizzare le esperienze temporanee di lavoro in altri Paesi, per non dispendere i contributi versati.
Pensioni all’estero e totalizzazione internazionale: tutto quello che c’è da sapere
Nel caso di svolgimento di attività lavorativa all’estero e dunque di contribuzione versata nelle casse di Enti pensionistici diversi da quelli nazionali, bisogna considerare che le regole cambiano secondo il Paese nel quale ci si trasferisce.
All’interno dei confini degli Stati dell’Unione europea, tuttavia, sono in vigore specifici regolamenti che tutelano tutti i lavoratori comunitari e prevedono la possibilità di chiedere la totalizzazione internazionale: i contributi versati all’estero non vengono materialmente ricongiunti ma sono sommati a quelli versati in Italia al momento della pensione.
Sono dunque utili a raggiungere i requisiti di età e contributivi richiesti per il pensionamento, a condizione che vengano rispettate alcune condizioni:
- la contribuzione estera deve essere pari almeno a 52 settimane (un anno);
- i periodi non devono essere sovrapposti tra loro.
Per raggiungere le 52 settimane è possibile sommare i contributi di ogni tipo, siano essi obbligatori o volontari, figurativi (in caso di malattia, maternità, servizio militare, cassa integrazione o mobilità) o da riscatto.
Pensioni all’estero, come funziona la totalizzazione internazionale
Le norme sulla totalizzazione internazionale sono previste dal Regolamento UE 883/2004 e sono valide in tutti i Paesi dell’UE, nello Spazio economico europeo (inclusa l’Islanda, la Norvegia e il Liechtenstein), in Svizzera e Croazia.
Nei Paesi extra UE come Argentina Australia, Capo Verde, Repubblica di San Marino, USA Tunisia, Turchia Vaticano e Venezuela si applicano le Convenzioni bilaterali stipulate dall’Italia con tali Paesi: basta un periodo minimo di una settimana di contribuzione per il Brasile, il Jersey e le Isole del Canale, la Serbia, Montenegro, la Macedonia, la Bosnia Erzegovina e l’Uruguay mentre è necessaria una settimana in più (53 settimane) per farsi riconoscere le attività lavorative svolte in Canada, nel Principato di Monaco e in Quebec.
Se i contributi all’estero sono invece pagati nelle Casse di enti pensionistici di Paesi non appartenenti all’UE e non legati all’Italia da convenzioni internazionali bilaterali, il lavoratore dovrà richiedere il riscatto oneroso per far valere i periodi lavorativi all’estero ai fini del diritto alla pensione in Italia.
Non esistono limiti temporali di scadenza della domanda, anzi la richiesta può essere presentata anche dopo il pensionamento o per coprire eventuali periodi di omissione contributiva necessari a raggiungere i requisiti di pensione.
Si tratta però, in questo caso, di un riscatto oneroso.
Totalizzazione dei contributi esteri per la pensione: come fare domanda INPS per il riscatto
La domanda può essere presentata se si è in possesso della cittadinanza italiana e deve essere trasmessa alla sede INPS territorialmente competente, utilizzando il “modello RE1” ed allegando un certificato di cittadinanza e la documentazione utile a dimostrare l’esistenza e la durata del rapporto di lavoro all’estero.
Il costo del riscatto sarà determinato dalla differenza tra l’importo di pensione che spetterebbe sulla base dei contributi effettivi complessivamente accreditati, inclusi i contributi da riscatto e l’importo determinato dalla contribuzione effettiva.
L’aliquota contributiva applicata è quella in vigore alla data della domanda di riscatto ma varia secondo l’età e il sesso del lavoratore, il numero di settimane da riscattare e l’anzianità contributiva maturata.
Se invece è stato accertato in Italia il diritto a pensione ma il pensionato decide di trasferirsi all’estero, può chiedere l’accredito dovuto nel nuovo paese di residenza.
Il pagamento avviene sul conto corrente o allo sportello tramite Citibank N.A.
Il pensionato, soltanto se non più fiscalmente residente in Italia, può avere l’agevolazione di vedersi tassare la propria pensione soltanto all’estero; in caso contrario sarà soggetto a doppia imposizione del reddito, salvo che sia residente in un Paese con cui è in vigore la Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali prevista però soltanto per le pensioni del settore privato (legge 7/1/1992 n.20).
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensioni all’estero e totalizzazione internazionale