Pensioni, Quota 41 sarà rinnovata nel 2025?

Alessio Mauro - Pensioni

Si fa strada l'ipotesi della conferma di quota 41 nel 2025 ma restano i dubbi sulle risorse finanziarie disponibili

Pensioni, Quota 41 sarà rinnovata nel 2025?

Si torna a parlare di quota 41 anche per il 2025, lo hanno sottolineato recentemente diversi esponenti della maggioranza parlamentare.

Lo stesso Sottosegretario al Lavoro, Onorevole Claudio Durigon, ne aveva parlato nello scorso mese di giugno.

Dovrà però “essere sostenibile sia per i conti sia per il mercato del lavoro”.

Uno degli obiettivi resta sempre quello di favorire l’uscita con Quota 41.

Si valutano anche interventi per le pensioni dei giovani, dopo le modifiche alla pensione a 64 anni nel contributivo, e per l’indice di rivalutazione.

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Riforma delle pensioni: da quota 41 alle agevolazioni per i giovani, il 2025 sarà un anno chiave

Dopo gli interventi in materia di previdenza introdotti dall’ultima Legge di Bilancio, continua il lavoro del Governo sulla riforma delle pensioni.

La necessità di arrivare presto ad una riforma del sistema pensionistico per garantire la sostenibilità nel prossimo futuro, infatti, è un aspetto evidenziato anche dalla Premier Meloni, che nella conferenza stampa di fine anno ha ribadito l’impegno del Governo in questo senso.

A tornare sulla questione è stato il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che già lo scorso anno aveva proposta una riforma del sistema previdenziale.

L’obiettivo, ha specificato il Sottosegretario, è quello di arrivare finalmente all’abolizione della Legge Fornero e di incentivare i lavoratori e le lavoratrici dei settori in cui c’è più bisogno a restare al lavoro, favorendo l’uscita con Quota 41, cioè con 41 anni di contribuzione, negli altri.

Nelle intenzioni del Governo, aveva specificato Durigon, c’è anche quella di sostenere i più giovani, le cui prospettive al momento appaiono decisamente poco favorevoli.

Per aiutarli si prevede l’introduzione di incentivi per coprire buchi di carriera e recuperare gli anni della formazione.

Con la Manovra del 2024 è stata data precedenza al sostegno dei redditi più bassi, si veda la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo, che assorbe una buona metà delle risorse stanziate.

“Sulla pensione a 64 anni dei contributivi puri però possiamo riparlarne. Come sull’indicizzazione. Una riforma delle pensioni deve avere una concertazione forte.”

Ma la realtà purtroppo appare molto complessa, come dimostra anche la vicenda del bonus 100 euro in busta paga, più volte rimandata, fino all’attuale versione che verrebbe erogata addirittura a gennaio perché non ci sono le risorse per farlo prima.

Pensione anticipata nel 2025: le novità della Legge di Bilancio

Intanto, dallo scorso 1° gennaio è in vigore la stretta sulla pensione anticipata prevista dalla Legge di Bilancio dello scorso anno oltre alle ulteriori misure in materia di previdenza, come l’intervento sul meccanismo dell’indicizzazione e la possibilità di riscattare in modo agevolato i vuoti contributivi, un periodo massimo 5 anni riscattabile in unica soluzione oppure in un massimo di 120 rate mensili, di importo non inferiore a 30 euro.

La Manovra, infatti, all’articolo 1, commi 136 e seguenti, introduce vincoli più stringenti per l’uscita anticipata rispetto a quanto in vigore nel 2023.

Da quest’anno è prevista una nuova versione di Quota 103 con penalizzazioni.

Resta invariato il requisito anagrafico e quello contributivo, rispettivamente 61 e 42 anni, ma per chi li matura nel corso del 2024 l’importo del trattamento verrà determinato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo.

In più, l’importo massimo dell’assegno non potrà essere superiore a quattro volte il minimo indicato dall’INPS e le finestre di uscita passano da 3 a 7 mesi a per i dipendenti privati e da 6 a 9 mesi per gli statali.

Nuovi requisiti, poi, per Opzione Donna e Ape Sociale.

Per entrambe le misure aumenta l’età minima per accedere ala trattamento. Per la prima l’età pensionabile sale a 61 anni, mentre per la seconda a 63,5 anni.

Le altre novità poi riguardano il sistema contributivo, con l’eliminazione del vincolo che prevede si possa andare in pensione con 67 anni e il requisito minimo di versamenti solamente se è stato raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte quello della pensione sociale.

È stato però modificato, sempre nel contributivo, anche il requisito per la pensione anticipata (64 anni d’età e 20 di contributi), per cui l’importo del trattamento maturato dovrà essere superiore a 3 volte quello dell’assegno sociale e non più 2,8. Soglia che scende per le donne con figli.

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