Pensionati al Sud, trasferirsi dall'estero nei piccoli centri del Mezzogiorno offre la possibilità di assoggettare i redditi percepiti ad un'imposta sostitutiva del 7%. Requisiti e regole previste dalla Legge di Bilancio 2019.
Pensionati al Sud: dal 1° gennaio 2019 anche l’Italia ha i suoi piccoli paradisi fiscali. Trasferirsi dall’estero per vivere in uno dei centri del Mezzogiorno con meno di 20.000 abitanti dà diritto all’applicazione di un’imposta sostitutiva con del 7%.
La Legge di Bilancio 2019, con il comma 273 dell’articolo 1, ha modificato il Testo Unico delle Imposte sui Redditi inserendo la possibilità per i titolari di reddito da pensione di fonte estera che trasferiscono la residenza in Italia, nei comuni meno popolati del sud, di optare per l’assoggettamento dei redditi di qualunque categoria, percepiti da fonte estera o all’estero, ad un’imposta sostitutiva con aliquota del 7%.
L’ultimo intervento in materia è arrivato con la conversione in legge del Decreto Crescita che ha portato la durata dell’agevolazione da 5 anni, previsti in prima battuta, a 9.
Pensionati al Sud dall’estero, nei piccoli centri con un’imposta del 7%
Con la Legge di Bilancio 2019, nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi viene inserito l’articolo 24 ter Opzione per l’imposta sostitutiva sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi da pensione di fonte estera che trasferiscono la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno.
Le destinazioni che i pensionati possono scegliere devono avere una popolazione non superiore a 20.000 abitanti e devono trovarsi in una di queste regioni:
- Sicilia;
- Calabria;
- Sardegna;
- Basilicata;
- Abruzzo;
- Molise;
- Puglia.
Favorire il rientro dei pensionati che risiedono all’estero e il ripopolamento di alcune zone d’Italia sono gli obiettivi su cui nasce la nuova agevolazione. Dai pensionati arriverà una nuova linfa vitale: i fondi che derivano dall’imposta sostitutiva saranno utilizzati per alimentare poli universitari tecnico-scientifici nel Mezzogiorno.
Al comma 275 dell’articolo 1 della Legge do Bilancio si Legge:
Il Fondo di cui al precedente periodo è finalizzato al finanziamento a favore delle università aventi sede nelle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, individuate con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, e in cui sia presente almeno un dipartimento in discipline tecnico-scientifiche e sociologiche, per essere destinato a forme di sostegno diretto agli studenti, al finanziamento di assegni di ricerca, nonché per studi e ricerche inerenti allo sviluppo del Mezzogiorno.
Pensionati al Sud dall’estero, regole e requisiti applicare un’imposta del 7%
Nell’articolo 24 ter del TUIR vengono indicati requisiti per accedere alla tassazione agevolata, le regole da rispettare e le modalità per usufruire dell’aliquota del 7%.
La tassazione agevolata si può applicare ai redditi prodotti all’estero, considerati “sulla base di criteri reciproci a quelli previsti dall’articolo 23 per individuare quelli prodotti nel territorio dello Stato”, come si legge nell’articolo 165 del TUIR.
Oltre a scegliere una destinazione tra quelle previste, chi ha intenzione di accedere all’agevolazione deve rispondere ai seguenti requisiti:
- aver avuto una residenza fiscale all’estero nei cinque periodi d’imposta precedenti a quello in cui l’opzione diventa efficace;
- trasferirsi da Paesi con i quali sono in vigore accordi di cooperazione amministrativa.
Per applicare ai redditi l’aliquota del 7%, i pensionati devono indicare l’opzione nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo in cui viene trasferita la residenza in Italia.
L’imposta, non deducibile, deve essere versata in un’unica soluzione rispettando la scadenza prevista per il saldo delle imposte sui redditi.
Pantelleria in Sicilia e Palau, il comune della Costa Smeralda in Sardegna, sono solo due delle destinazioni paradisiache possibili per i pensionati che si trasferiscono in Italia dall’estero.
Ma i piccoli paradisi fiscali non durano per sempre: i benefici hanno una data di scadenza, 9 anni.
A stabilirlo è il Decreto Crescita, approvato in via definitiva il 27 giugno 2019, che ha modificato il neo-nato articolo 24 ter del Testo Unico delle Imposte sui Redditi proprio per allungare la durata del regime agevolato, portandola da 5 a 9 anni.
Si tratta di un limite massimo, ma anche prima del termine dei nove anni, il contribuente può revocare l’opzione.
Così come i benefici possono decadere, se si accerta che non sussistono i requisiti richiesti o nel caso in cui l’imposta non sia stata versata o sia stata versata in maniera parziale.
In entrambi i casi le porte dei piccoli comuni italiani si chiudono per sempre: la revoca o la decadenza dal regime precludono l’esercizio di una nuova opzione.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensionati al Sud dall’estero, nei piccoli centri con un’imposta sostitutiva del 7%