L'ipotesi di una nuova pace fiscale, chiamata in causa dal Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, sembra lontana. La tregua, d'altronde, è ancora all'inizio e non manca l'occasione per intervenire con correttivi di lungo periodo: la riforma fiscale approda oggi, 17 luglio, in Senato
Le ultime dichiarazioni del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini sulla necessità di una nuova pace fiscale riportano alla memoria la campagna elettorale di un anno fa.
Ma rispetto ad agosto 2022 sono cambiate molte cose: la coalizione di centrodestra, di cui fa parte, ha alle spalle circa 9 mesi di Governo che hanno portato all’approvazione di una tregua fiscale ad ampio spettro e alla preparazione della tanto attesa riforma fiscale con il testo della legge delega che arriva in Senato oggi, 17 luglio.
Alla luce dei fatti degli ultimi mesi, la discussione e l’ipotesi di una nuova pace fiscale appare fuori tempo.
Verso una nuova pace fiscale? La Legge di Bilancio 2023 ha portato a una tregua
La Legge di Bilancio 2023 con cui l’attuale governo ha debuttato ufficialmente ha tracciato una serie di strade agevolate per permettere ai cittadini di mettersi in regola col Fisco prevedendo l’eliminazione automatica dei debiti fino a 1.000 euro, è il caso dello stralcio, o la possibilità di pagare le somme dovute senza corrispondere sanzioni, interessi e aggio, è il caso della rottamazione quater.
Gli esempi delle misure messe in campo potrebbe continuare ancora con la sanatoria delle irregolarità formali, il ravvedimento speciale e così via.
Nella prima Manovra dell’attuale esecutivo ha preso forma quella che è stata definita una tregua fiscale ed è stata annunciata dalla premier Meloni durante le dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre scorso.
Fin dal principio, quindi, è stata chiara la necessità di trovare un equilibrio tra i punti dell’accordo elettorale di coalizione, una nuova pace fiscale, e la possibilità di concretizzarli.
La pace, quindi, è diventata tregua, come previsto dal programma di Fratelli d’Italia: continuando sulla scia della metafora bellica, è stato necessario scalare una marcia prevedendo una versione più light dei numerosi strumenti per mettersi in regola inseriti nella legge di Bilancio 2023.
Fin dai primi lavori sulla Manovra gli stessi esponenti di Governo hanno sottolineato: non è un condono, l’obiettivo è mostrare un volto dello Stato diverso da quello “aggressivo e punitivo”, favorendo chi intende effettuare il versamento delle imposte non pagate nei termini, con regole e tempi più diluiti.
Mentre si parla di una nuova pace fiscale, la tregua è ancora all’inizio
A distanza di qualche mese, durante una visita allo stabilimento Mermec-Ferrosud di Matera, il 15 luglio il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini torna, però, a parlare di una via di favore più netta:
“Oltre alla riforma della giustizia, una grande e definitiva pace fiscale tra fisco, agenzia delle entrate e contribuenti italiani è fondamentale per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate”.
E chiarisce più nel dettaglio:
“Sto parlando di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e non sono riusciti a pagare tutto quello che dovevano, cioè gli evasori totali per me possono andare in galera e buttare la chiave, ma se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto”.
Pronta arriva la risposta di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, durante l’evento del 17 luglio Facciamo semplice l’Italia:
“Il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno. È un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che, e sono la stragrande maggioranza, le tasse anno dopo anno le pagano. Il nostro è un lavoro essenziale per il funzionamento di tutta la macchina pubblica perché se vogliamo garantire i diritti fondamentali della persona indicati e tutelati nella nostra Costituzione, servono risorse”.
Queste le parole riportate dall’ANSA.
Al di là delle posizioni, favorevoli o contrarie, rispetto all’approvazione di una nuova pace fiscale, i tempi, in ogni caso, non sembrano essere adeguati alla proposta del Ministro Salvini: chiedere una parte e azzerare tutto il resto, d’altronde, è la logica alla base delle differenti rottamazioni previste negli anni.
E la versione quater, prevista dalla Legge di Bilancio 2023, è appena ai nastri di partenza: i cittadini e le cittadine hanno avuto la possibilità di aderire alla definizione agevolata dei carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 entro la scadenza del 30 giugno 2023.
Le porte di accesso, inoltre, sono ancora aperte per coloro che si trovano nelle zone colpite dalle alluvioni di maggio.
E dal prossimo autunno i contribuenti che hanno chiesto di beneficiare della tregua fiscale cominceranno a pagare le rate della rottamazione versando unicamente le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso spese per le procedure esecutive e per i diritti di notifica.
Volendo riportare ancora una volta alla memoria le prime dichiarazioni della premier Meloni, la tregua fiscale ancora in atto rientra in quel percorso che dovrebbe portare a una “rivoluzione copernicana” da cui dovrà nascere un nuovo patto fiscale con i cittadini e le cittadine.
Verso una nuova pace fiscale? I lavori della riforma guardano al futuro
Dopo gli interventi approvati con la Legge di Bilancio che guardano alle esigenze immediate dei contribuenti e al passato, lo sguardo dovrebbe essere ormai diretto a questioni più strutturali e di lungo periodo. Ed è la stessa riforma fiscale che lo impone.
Il testo arriva proprio oggi, 17 luglio, al Senato dopo il primo via libera ottenuto alla Camera. Dopo che i deputati hanno lavorato sulla prima parte del testo, fino all’articolo 13, ai senatori spetta il compito di rivedere l’impianto della legge delega dall’articolo 14 al 20.
In questa seconda parte rientra anche l’articolo 16 dedicato alle procedure di riscossione e di rimborso. Per arrivare alla sua versione definitiva si dovrà tenere conto anche dei 1.100 miliardi non riscossi, 130-140 milioni di cartelle, 230 milioni di crediti da riscuotere, circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo che rappresentano, per usare le parole del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, una “montagna evidentemente difficile da gestire”.
I tempi non sembrano essere adeguati per pensare a una nuova pace fiscale, ma, al contrario, perfetti per mettere in atto ogni azione utile a evitare di fare la guerra.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Verso una nuova pace fiscale? La tregua è in corso e la riforma chiede risposte strutturali