Cartelle esattoriali, nuova rottamazione in arrivo? Nasce una commissione per svuotare il magazzino AdER

Cartelle esattoriali, verso una nuova rottamazione? L’ipotesi torna in campo per effetto delle misure del decreto di riforma della riscossione: nasce una commissione per svuotare il magazzino AdER, arrivato alla soglia di 1.206,3 miliardi di euro

Cartelle esattoriali, nuova rottamazione in arrivo? Nasce una commissione per svuotare il magazzino AdER

La riforma della riscossione cerca una strategia per il discarico in tutto o in parte del magazzino di ruoli e crediti nelle mani dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Si va verso una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali? La via per il recupero dei 1.206,3 miliardi di euro che affollano il magazzino della riscossione non è ancora tracciata.

Sarà una commissione ad hoc a stabilire le soluzioni da perseguire, secondo un percorso per fasi che vede come prima scadenza la data del 31 dicembre 2025.

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Cartelle esattoriali, nuova rottamazione in arrivo? Nasce una commissione per svuotare il magazzino AdER

Se con la previsione del discarico automatico dopo 5 anni la riforma della riscossione guarda al futuro, per la complessa questione dei debiti stratificatisi negli anni e che affollano il magazzino dell’AdER la via da intraprendere sarà scritta nei prossimi anni.

Con l’articolo 7 del decreto legislativo approvato il 3 luglio è stata prevista l’istituzione di una commissione di esperti, supportata dall’Agenzia delle Entrate, chiamata a formulare “soluzioni per conseguire il discarico di tutto o parte del predetto magazzino”.

Sarà un decreto del MEF a istituire la commissione, che sarà composta da un presidente di sezione della Corte dei conti e da un rappresentante, rispettivamente, del Dipartimento delle finanze e del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

La commissione sarà chiamata a definire i termini per procedere al discarico di tutto o di parte del magazzino della riscossione.

Le soluzioni individuate, da attuare mediante successivi provvedimenti legislativi, saranno strutturate per fasi e la prima data da monitorare è quella del 31 dicembre 2025. Questo il termine entro il quale bisognerà individuare una soluzione per annullare in tutto o in parte i carichi affidati dal 2000 al 2010.

Entro il 31 dicembre 2027 si individueranno soluzioni per i carichi dal 2011 al 2017, mentre per i più “freschi”, fino al 2024, la time line fissa la scadenza per la commissione al 31 dicembre 2031.

Al momento quindi non vi sono indicazioni di dettaglio sulle vie da intraprendere, ma la previsione di una nuova pace fiscale è quasi implicita. È infatti verosimile che per intervenire sul pregresso vengano individuate soluzioni come la rottamazione delle cartelle o il saldo e stralcio dei debiti maturati dai contribuenti, con il fine di incentivare il pagamento delle quote ancora recuperabili.

Non solo rottamazione: per le cartelle non più recuperabili torna l’ipotesi dello stralcio totale

Nelle schede di lettura della Camera relative allo schema di decreto di riforma della riscossione presentato dal Governo viene riportato il quadro della situazione, al fine di meglio definire i motivi alla base della scelta di istituire una commissione chiamata a risolvere la questione dell’ormai abnorme magazzino di crediti e ruoli non riscossi.

Alla luce delle criticità del sistema della riscossione, negli anni si sono stratificati “crediti vetusti, non riscossi e, di fatto, in buona parte non riscuotibili”. Il magazzino della riscossione alla data del 31 dicembre 2023 ha raggiunto l’importo di 1.206,3 miliardi di euro, valore posto in evidenza dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, Ernesto Maria Ruffini, nel corso dell’audizione tenutasi al Senato il 27 febbraio 2024.

Pochi però gli importi “aggredibili”.

Del totale dei crediti residui il 40 per cento appare di difficile recuperabilità per le condizioni soggettive del contribuente (151,7 miliardi di euro sono dovuti da soggetti interessati da procedure concorsuali, 195 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate, 136,5 miliardi da soggetti che, in base ai dati presenti nell’Anagrafe tributaria, risultano nullatenenti).

Per l’8 per cento dei crediti, pari a più di 100 miliardi di euro, l’attività di riscossione alla data del 31 dicembre 2023 risultava sospesa per effetto di specifici provvedimenti di sospensione delle attività di recupero, compresi gli importi relativi a carichi inclusi nella rottamazione quater.

Il 52 per cento dei crediti residui, (pari circa a 623 miliardi di euro), si riferisce in buona parte a contribuenti nei confronti dei quali sono state già avviate procedure esecutive o cautelari

Numeri che evidenziano come del totale dei debiti “in pancia” all’AdER, quelli effettivamente recuperabili ammontano a 101,7 miliardi di euro.

Numeri che quindi faranno da base al lavoro della commissione istituita con la riforma della riscossione, chiamata in primo luogo a valutare il destino del 28 per cento del totale del debito residuo, pari a quasi 336 miliardi di euro, relativo a crediti affidati dagli enti creditori fino al 2010.

Un lavoro di cernita per valutare in quali casi è ancora conveniente investire tempo e risorse pubbliche per azioni di recupero e in quali, invece, il Fisco sarà obbligato di fatto a gettare la spugna dopo 15 anni di insuccessi.

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