Dalle prime novità fiscali e non solo, che hanno riguardato l'IRPEF, ma anche l'assegno unico e i bonus emergenziali, alle misure inserite nelle Manovra 2023: un anno di Fisco e Lavoro nelle opinioni di lettrici e lettori che hanno partecipato ai sondaggi proposti dalla redazione di Informazione Fiscale
Siamo entrati nel 2022 con una IRPEF rinnovata dalla Legge di Bilancio dello scorso anno, ma mese dopo mese, alle novità già in programma, come quelle sull’assegno unico, se ne sono aggiunte sempre altre fino ad arrivare alle misure inserite nella Manovra 2023 a cui ha lavorato il nuovo Governo Meloni.
Se il 2020 e il 2021 sono stati anni straordinari da tanti punti di vista, l’anno che ci lasciamo alle spalle non è da meno tra la sovrapposizione di due emergenze globali, sanitaria ed energetica, e il passaggio di testimone tra l’ex premier Mario Draghi e la nuova presidente del Consiglio, prima donna nella storia, Giorgia Meloni.
Alla complessità dei tempi corrisponde un panorama di norme, misure ordinarie e straordinarie in continua evoluzione che la redazione di Informazione Fiscale racconta giorno per giorno: nelle opinioni dei lettori e delle lettrici che hanno partecipato ai sondaggi proposti una ricostruzione degli ultimi 12 mesi, con uno sguardo alle novità che appartengono già al passato e a quelle che saranno operative nel prossimo futuro.
Dalle novità fiscali tra vecchio e nuovo Governo alla Manovra 2023: bocciature sull’IRPEF
Mentre la Commissione Europea con il parere sulla Manovra 2023 ha riportato l’attenzione sulla necessità di proseguire con la riforma fiscale che si è arenata a causa della crisi politica della scorsa estate, conclude il suo primo anno di vita la nuova IRPEF definita dalla scorsa Legge di Bilancio, come primo passo verso una revisione più profonda del sistema di tassazione.
Da gennaio 2022 ad oggi, tra priorità sempre nuove e un cambio di Governo, non c’è stato alcun avanzamento. Siamo rimasti fermi alle novità introdotte un anno fa che la maggioranza di lettori e lettrici che hanno partecipato al sondaggio sul tema hanno definito “poco rilevanti”.
“Sostenere la ripresa dell’economia in una fase di ripartenza, nonché agire sulla componente tributaria del cuneo fiscale” erano gli scopi indicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato, al tempo, da Daniele Franco.
In estrema sintesi sono state ridefinite aliquote e scaglioni, con una riduzione da 5 a 4, ed è stato rivisto il sistema delle detrazioni.
7 miliardi di euro le risorse investite: 4.357 milioni di euro vengono dalla riduzione dell’evasione fiscale e altri tre miliardi vengono dalle cifre previste dal Governo Conte per la riforma fiscale.
Ma la strategia, secondo il punto di vista comune tra i partecipanti all’indagine, non è stata efficace.
Bocciatura anche sull’assegno unico: novità nella Manovra 2023
La stessa bocciatura è arrivata anche sull’assegno unico. A fine febbraio, a pochi giorni dal debutto della nuova misura, che da marzo ha racchiuso in un solo strumento la maggior parte delle forme di sostegno alla genitorialità i lettori e le lettrici definivano la novità complicata e poco comprensibile.
Eppure “riordinare, semplificare e potenziare” erano proprio gli obiettivi del percorso di revisione cominciato con la Legge Delega n. 46/2021.
Basta guardare le tabelle per il calcolo dell’assegno unico per comprendere la posizione di chi legge Informazione Fiscale, ma bisogna sottolineare che lo strumento risponde a una sfida complessa, garantire a una platea universale un sostegno alla genitorialità.
Il beneficio viene garantito indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori (dipendenti, autonomi, inoccupati) e dalla situazione reddituale: l’importo minimo senza maggiorazioni è pari a 50 euro e può arrivare a un massimo di 175 euro per ogni figlio o figlia dai 7 mesi ai 21 anni di età, in presenza di particolari requisiti.
Secondo i dati dell’Osservatorio Statistico INPS pubblicato lo scorso 7 dicembre 2022 il valore complessivo dell’assegno unico ha raggiunto quota 10,3 miliardi di euro per 9,4 milioni di figli e figlie.
Gli importi medi mensili erogati nel 2022 sono pari a 233 euro per richiedente e a 145 euro per figlio o figlia. E su queste cifre la Manovra 2023 interviene per garantire aumenti in caso di disabilità e famiglie numerose, ma anche per chi ha figli o figlie fino a un anno.
Modello 730/2022 precompilato tra ritardi e miglioramenti
Accanto alle novità che hanno preso forma nel 2022, le lettrici e i lettori sono stati chiamati in causa anche sugli appuntamenti fissi come quello del modello 730/2022.
A marzo, in occasione della conversione in legge del Decreto Sostegni ter, si è discusso della possibilità, poi diventata concreta, di posticipare la disponibilità della precompilata a causa dello slittamento del termine per la comunicazione della cessione del credito e dello sconto in fattura relativamente al superbonus e ai bonus casa ordinari, informazioni inserite nel pacchetto di dati pronti all’uso.
Anche in questo caso l’opinione della maggioranza è andata in una direzione diversa rispetto alle scelte del Governo. Motivazione? Il timore di ritardi sui rimborsi.
Stando al comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate del 27 dicembre, le preoccupazioni di lettrici e lettori risultando infondati: il 2022 si chiude con una mole record di rimborsi fiscali e tempi più veloci.
Secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 21 novembre 2014, n. 175, il modello 730/2022 dovrebbe essere messo a disposizione dei contribuenti a partire dal 30 aprile, ma quest’anno è stato possibile accedervi solo dal 23 maggio.
Dopo un mese di operatività, però, con un nuovo sondaggio ad hoc è emerso un ulteriore miglioramento rispetto al passato del livello di completezza e adeguatezza delle informazioni che vengono inserite nella dichiarazione dei redditi pronta all’uso dall’Agenzia delle Entrate.
C’è ancora strada da fare ma, anno dopo anno, i dati seguono un trend positivo.
Anno di riferimento | Alcuni dati sono incompleti o non corretti | Mancano alcuni dati importanti | Tutti i dati sono corretti |
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Modello 730/2019 precompilato | 54 per cento | 33 per cento | 13 per cento |
Modello 730/2020 precompilato | 34 per cento | 31 per cento | 35 per cento |
Modello 730/2021 precompilato | 43 per cento | 18 per cento | 39 per cento |
Modello 730/2022 precompilato | 31 per cento | 28 per cento | 41 per cento |
Il debutto dei forfettari nel perimetro della fattura elettronica: critica la posizione di lettori e lettrici
Lettori e lettrici di Informazione Fiscale sono ancora una volta in disaccordo con le novità in arrivo nel sondaggio di fine aprile.
L’articolo 18 del Decreto Legge numero 36 del 2022 ha stabilito l’ingresso nel perimetro della fatturazione elettronica di una serie di soggetti esclusi, tra cui chi applica il regime forfettario, in due tempi:
- dal 1° luglio 2022 in caso di ricavi o compensi superiori a 25.000 euro nell’anno precedente e quindi nel 2021;
- dal 1° gennaio 2024 in tutti gli altri casi.
Proprio su questi tempi, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito lo scorso 22 dicembre 20222 che continua a restare esonerati coloro che superano la soglia stabilita nel 2022.
Secondo quanto riportato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, la novità è stata introdotta per potenziare le strategie di contrasto all’evasione IVA e per procedere con l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma sull’obbligo generalizzato, la maggioranza dei partecipanti al sondaggio sul tema ha dato parere contrario.
Bonus 200 euro e altre misure di sostegno: le novità emergenziali del 2022
Accanto alle regole ordinarie, tra novità e modifiche, nel 2022 hanno trovato spazio ancora una volta una serie di misure di sostegno.
Senza dubbio, uno degli strumenti chiave in questo senso è stato il bonus 200 euro, l’indennità contro il caro prezzi messa in campo con il primo Decreto Aiuti.
Rivolta a una platea molto estesa di cittadini e cittadine, dalle lavoratrici ai disoccupati, dalle pensionate ai professionisti, il costo della misura è stato importante: 6,8 miliardi di euro.
Sul rapporto costi-benefici l’opinione si è divisa.
Ma se prima della piena operatività la maggioranza valutava negativamente il bonus 200 euro, al momento di approvare un nuovo Decreto Aiuti i lettori e le lettrici chiedevano una seconda tornata di bonus.
In questo caso le direzioni del Governo, ormai in crisi, e dell’opinione comune si sono incontrate, ma in tempi diversi.
Il Decreto Aiuti bis è servito ad aggiustare il tiro sulla platea di beneficiari e beneficiarie del bonus 200 euro, mentre solo con il Decreto Aiuti ter è arrivata una nuova tornata di bonus, questa volta però di 150 euro e per una platea più ristretta.
Dalle elezioni alla Manovra 2023 con il nuovo Governo: la posizione di lettori e lettrici
E proprio il Decreto Aiuti ter, pubblicato in Gazzetta Ufficiale due giorni prima delle elezioni politiche del 25 settembre, è stato l’ultimo provvedimento emergenziale del Governo Draghi.
Alla vigilia dell’appuntamento alle urne, lettori e lettrici sono stati chiamati ad esprimersi sulle priorità di cui avrebbe dovuto tener conto il nuovo Esecutivo.
Il punto che ha messo d’accordo più persone, il taglio del cuneo fiscale, è anche l’unico intervento che, sulla carta, in campagna elettorale ha messo d’accordo tutti i partiti politici che hanno partecipato alle elezioni.
Nessuno, però, nei comizi estivi e nei documenti di programma aveva anticipato le modalità dell’intervento da mettere in atto.
Il compito di passare dalle parole ai fatti è toccato al nuovo Governo composto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Nelle sue dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre 2022 la neo premier Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire la sua carica, ha annunciato:
“L’obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi”.
Una prima risposta concreta è arrivata con la Manovra 2023, approvata tra ritardi e polemiche, il 29 dicembre 2022.
Ma è solo un inizio perché da un lato la premier ha confermato la misura già adottata dal Governo Draghi con una riduzione di 2 punti percentuali sui contributi dovuti anche nel 2023 per i redditi fino a 35.000 euro e dall’altro ha previsto un incremento al 3 per cento selettivo, solo per i cittadini e le cittadine con una retribuzione fino a 25.000 euro all’anno.
Anche gli altri punti indicati come priorità hanno trovato in parte risposta nei primi mesi di Governo:
- nuove agevolazioni fiscali emergenziali per far fronte a inflazione e caro energia hanno trovato spazio nel Decreto Aiuti quater e rappresentano il capitolo più importante della Manovra 2023;
- l’IRPEF non è stata rivista, ma sempre con la Legge di Bilancio 2023 sono arrivate alcune novità per appiattire la tassazione, come l’estensione delle soglia di accesso al regime forfettario fino a 85.000 euro e l’introduzione di una fla tax incrementale.
Le misure inserite nella Manovra 2023 sicuramente sono ben lontane da una idea di flat tax pura ma sono frutto di una mediazione necessaria sia all’interno che all’esterno del perimetro di Governo.
E la Legge di Bilancio, primo banco di prova importante per il nuovo Esecutivo e prima vera occasione per dare concretezza alla linea politica dichiarata, contiene anche una serie di altre misure su cui lettrici e lettori si sono espressi.
Oltre alle priorità dettate dai tempi, prendono forma misure che rappresentano una chiara volontà della nuova squadra. E l’intervento sul reddito di cittadinanza ne è la prova: con le novità introdotte nella Manovra si va verso l’abolizione per i soggetti occupabili, che nel 2023 possono beneficiare di 7 mensilità soltanto, e non possono più rifiutare offerte di lavoro, a prescindere dalla congruità della proposta.
Sul punto la maggioranza di chi si è espresso sulle pagine di Informazione Fiscale concorda sulla necessità di intervenire con nuove regole per il sussidio e la ricerca del lavoro, ma non sull’abolizione che pure, però, mette d’accordo il 29 per cento dei partecipanti al sondaggio.
Totalmente divergente, infine, è la posizione di lettori e lettrici sulla revisione del bonus cultura per i neodiciottenni.
Dopo il primo anno di vita della carta 18app come misura strutturale e destinata senza distinzioni ai ragazzi e alle ragazze che diventano maggiorenni, lo strumento viene abolito e vengono introdotte due nuove carte con un importo di 500 euro per gli acquisti culturali:
- una per coloro che appartengono a nucleo familiare con un ISEE fino ai 35.000 euro;
- un’altra per chi consegue la maturità con il massimo dei voti.
Chi ha entrambi i requisiti ha diritto a un contributo totale di 1.000 euro. Con queste modifiche, però, la natura stessa del bonus cultura è cambiata: da strumento per favorire l’autonomia dei più giovani negli acquisti culturali diventa uno strumento di sostegno e una sorta di premio per l’esame di maturità.
Su questo cambio di direzione il 90 per cento dei partecipanti al sondaggio sul tema non è d’accordo.
D’altronde il riepilogo dell’anno che si è appena concluso dimostra proprio che molto spesso le scelte dei Governi divergono dalle opinioni e dalle necessità evidenziate, soprattutto quando la lente di ingrandimento si posa su misure specifiche. Per il nuovo Esecutivo il confronto è appena cominciato: determinante per analizzare scelte e prospettive sarà proprio l’anno che verrà.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Dalle novità fiscali, tra vecchio e nuovo Governo, alla Manovra 2023: il 2022 nelle opinioni di lettori e lettrici