Come e perché aprire un'associazione culturale a Roma? Manuela Clori dell'Associazione culturale Laemme ci racconta la sua esperienza.
Aprire un’associazione culturale: come fare ma soprattutto perché farlo? In un periodo storico come quello attuale, caratterizzato da grandi connessioni virtuali e (forse) poche occasioni di incontro reale, l’associazione culturale può rappresentare un’importante occasione di incontro e socializzazione (quella reale senza occhi incollati a tablet e cellulari).
Tuttavia, aprire e gestire un’associazione culturale non è semplice perché la relativa normativa è ampia e non sempre di agevole comprensione. Proprio per questo motivo la redazione di informazionefiscale.it si è posta un ambizioso obiettivo: mettere a disposizione di tutti i suoi lettori guide ed approfondimenti gratuiti sulla normativa e sulla gestione pratica e quotidiana in materia di associazioni culturali.
Dopo aver pubblicato la guida su cos’è e come costituire un’associazione, oggi abbiamo il piacere di intervistare Manuela Clori, Presidente e fondatrice dell’associazione culturale Laemme di Roma.
Con Manuela proviamo a comprendere come costituire un’associazione culturale, quali siano i costi ma soprattutto gli adempimenti da porre in essere.
Ciao Manuela, quando e perché hai deciso di costituire l’associazione culturale Laemme?
Nel 2013 ho deciso di aprire un’associazione culturale con l’obiettivo di dotare la zona Tiburtina-Casal Bruciato, una zona popolare di Roma, di un centro che si occupasse di aiuto compiti, corsi di lingua e feste per bambini.
Come ti sei mossa all’inizio? Hai fatto tutto da sola?
La ricerca dell’iter da seguire è iniziata online e il primo step è stato quello di iscrivermi alla newsletter di un avvocato che si occupa di assistenza legale e contrattuale per piccole e medie imprese. In seguito a questa semplice adesione ho ricevuto un ebook piuttosto dettagliato su come aprire un’associazione culturale. L’unica nota negativa è che le procedure riportate su questo testo sono prevalentemente destinate ad associazioni sportive dilettantistiche, le quali sono soggette a normative differenti rispetto al tipo di associazione culturale senza scopo di lucro che avevo in mente di aprire.
Ad ogni modo, grazie a questa dispensa sono riuscita a comprendere che avrei dovuto contattare un ente di promozione sociale locale e dunque mi sono recata all’Arci più vicino. Non so dire se questi enti siano tutti gratuiti, ma nel mio caso, fatta eccezione per le marche da bollo destinate allo statuto, non mi è stato richiesto alcun compenso. Vi chiederete dunque cosa ci guadagna un ente a svolgere questo servizio? Il loro obiettivo è quello di creare una rete di associazioni a cui fare capo in caso di necessità, ma l’affiliazione non avviene seduta stante. No, perché loro si riservano un certo periodo di tempo per vedere, con un feedback che dovrebbe essere continuo, se l’associazione “merita” di avere il loro logo accanto e tutto sommato penso che sia cosa buona e giusta avviare una sorta di partnership con uno di questi enti, poiché si potrebbe godere di maggiore credibilità.
Da qui la procedura è stata piuttosto semplice: dopo alcuni consigli su sede ed “entourage” è stato stilato uno statuto, il quale riporta dettagliatamente tutte le attività che l’associazione potrà svolgere, tutte le informazioni relative all’iscrizione dei soci, all’elezione degli organi vitali dell’associazione e agli adempimenti che si è costretti a seguire. Insomma, lo statuto è la Bibbia di un’associazione culturale e un vivo consiglio è quello di seguirlo alla lettera per qualsiasi dubbio o iniziativa.
Sempre su direttive del presidente dell’Arci è seguita la registrazione all’Agenzia delle Entrate, una delle poche spese che si deve sostenere per l’apertura. Qui ci hanno assegnato un codice fiscale. Tengo a sottolineare che un’associazione può essere aperta con un semplice codice fiscale se non ci si sente pronti ad aprire una Partita Iva. Questo però potrebbe essere sia un vantaggio che uno svantaggio. Infatti, tralasciando i costi notevolmente più elevati del solo C.F., la Partita Iva permette di poter ricevere donazioni (ad esempio dalle scuole che a inizio anno valutano progetti), rimborsi, esporre eventuali “prezzi” e contributi e via dicendo. Fine della trafila.
Quali costi e adempimenti richiede la costituzione e gestione di un’associazione culturale a Roma?
I costi sono in generale davvero irrisori e alla portata di tutti, ma muoversi nel mondo delle associazioni culturali non è per niente semplice. Gli adempimenti da seguire sono tanti e imprescindibili per essere fatti in totale autonomia: verbali, tanti verbali, domande associative, tesseramenti, assemblee straordinarie e ordinarie con fini decisamente differenti tra loro, bilanci, rendicontazioni,… Insomma, il problema non è tanto capire cosa fare, ma come fare. Sarà allora che i nuovi mezzi di informazione vi porteranno inevitabilmente su Internet. Qui troverete un’infinità di articoli ma in questo mare magnum digitale poche sono le coincidenze che si possono trovare ed è davvero facile cadere in confusione.
Al di là dei consigli dell’Arci e dei dettagli presenti in statuto, le Associazioni, almeno per quello che ho capito io, sono di diversi tipi e rispondono a regole precise a seconda del luogo in cui sorgono. Quindi, il consiglio che posso dare a chi intende costituire e gestire un’associazione culturale è di affiancarsi ad una persona competente che, almeno all’inizio, sappia dare indicazioni corrette sulle operazioni da compiere, in attesa di un vademecum che possa aiutarci tutti ad essere il più possibile ligi al dovere.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Aprire un’associazione culturale a Roma: l’esperienza di Laemme