Busta paga di gennaio, la sorpresa (amara) dei nuovi bonus sugli stipendi

Il nuovo taglio del cuneo fiscale penalizza i redditi più bassi e il bonus mamme viene in parte cancellato, in attesa dell’avvio delle novità della Manovra 2025. La busta paga di gennaio svela le carte sulla nuova struttura dei bonus sugli stipendi

Busta paga di gennaio, la sorpresa (amara) dei nuovi bonus sugli stipendi

Il passaggio da contributivo a fiscale del bonus in busta paga dei dipendenti non sarà “indolore” per tutti, così come la nuova struttura del bonus per le mamme lavoratrici porterà a una rimodulazione degli stipendi.

La busta paga del mese di gennaio consentirà di toccare con mano l’effetto delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025. Ed è proprio nel periodo switch off tra vecchia e nuova normativa che emergono le prime criticità.

Il bonus in busta paga dei lavoratori dipendenti, nella forma rivista dalla Manovra, dimentica i lavoratori con redditi più bassi e a confermarlo è stato lo stesso Ministero dell’Economia. Chi percepisce redditi fino a 8.500-9.000 euro perderà fino a 1.200 euro rispetto allo scorso anno, in attesa di un possibile correttivo.

Anche le lavoratrici madri si troveranno a dover far fronte ad un calo dello stipendio, dovuto al parziale venir meno del bonus contributivo fino a 250 euro al mese. A confermarlo è stato l’INPS, con la circolare del 31 gennaio.

Come cambia la busta paga di gennaio con il nuovo bonus fiscale 2025

Con la Legge di Bilancio 2025 il taglio del cuneo fiscale e contributivo è diventato strutturale ed è stato modificato, includendo tra i beneficiari i dipendenti con redditi fino a 40.000 euro.

La misura, introdotta per ridurre la pressione fiscale sugli stipendi, ha cambiato forma: da sconto contributivo si passa a un bonus che agisce sul fronte fiscale.

Fino a 20.000 euro viene erogata dal sostituto d’imposta una somma calcolata applicando le diverse percentuali, indicate di seguito, al reddito di lavoro dipendente.

Percentuale calcolo bonus in busta pagaReddito
7,1 per cento Fino a 8.500 euro
5,3 per cento Tra 8.500 e 15.000 euro
4,8 per cento Oltre i 15.000 e fino ai 20.000 euro

Per chi invece ha un reddito complessivo superiore a 20.000 euro, il bonus in busta paga dal 2025 assume la forma di una ulteriore detrazione sul lavoro dipendente, aggiuntiva a quella già esistente e pari a 1.000 euro fino a 32.000 euro.

Anche oltre i 32.000 euro, i lavoratori e le lavoratrici dipendenti hanno diritto a un bonus in busta paga ma il suo valore diminuisce progressivamente fino ad azzerarsi per chi raggiunge i 40.000 euro.

Busta paga più bassa da gennaio per i lavoratori con stipendi bassi

Un nuovo “assetto” che però non è a effetto zero. Come confermato dalla Sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Lucia Albano, intervenuta alla Camera per le interrogazioni a risposta immediata, alcuni lavoratori e lavoratrici perderanno fino a 1.200 euro rispetto all’anno scorso.

Si tratta di chi guadagna tra 8.500 e 9.000 euro annui, che nel 2024 per effetto della riduzione del 7 per cento dei contributi dovuti, sono passati da incapienti a capienti ai fini IRPEF e, conseguentemente, hanno avuto accesso al trattamento integrativo, pari ad un massimo di 100 euro al mese.

Il passaggio del taglio del cuneo da fiscale a contributivo cambia le carte in tavola e questi lavoratori tornano ad essere incapienti, e conseguentemente esclusi dalla platea dei beneficiari del bonus IRPEF.

Secondo la Sottosegretaria al MEF:

“Si tratta di un numero assai limitato di soggetti e di una platea che normalmente cambia composizione ogni anno per motivi legati a dinamiche reddituali e del mercato del lavoro: aumento delle retribuzioni, maggiori o minori straordinari, maggiori o minori ore lavorate.

Soggetti che rientrano in tale fascia di reddito non sono inquadrabili in una specifica categoria di contribuenti.”

La situazione resta allo studio del Governo ma, per il momento, porterà ad una revisione al ribasso dello stipendio riconosciuto in busta paga a gennaio.

Bonus mamme 2025, a gennaio stop allo sconto contributivo per le lavoratrici con due figli

C’è un’altra questione emersa nelle ultime ore, che riguarda le lavoratrici madri titolari di contratti a tempo indeterminato beneficiarie del bonus contributivo fino a 250 euro al mese.

Si tratta del bonus mamme, previsto fino al 2026 dalla Legge di Bilancio 2024 in favore delle madri di tre o più figli, di cui il più piccolo di età inferiore a 18 anni e, per il solo 2024, anche alle madri con due figli, di cui il più piccolo di età inferiore a 10 anni.

Come specificato dall’INPS con il messaggio n. 401 del 31 gennaio, l’agevolazione per le madri con due figli è venuta meno al 31 dicembre 2024.

Il bonus mamme nella forma prevista dalla Legge di Bilancio 2024 quest’anno spetta dunque solamente alle lavoratrici dipendenti con tre o più figli.

Una limitazione che si affianca però alle novità introdotte dalla Manovra 2025, che da un lato estendono la platea delle destinatarie dell’agevolazione e dall’altro però ne riducono l’importo.

Bonus mamme parziale dal 2025: decreto attuativo in ritardo

Lo sconto contributivo è stato confermato anche per le madri di due figli, è stato esteso alle lavoratrici autonome e alle lavoratrici domestiche, così come ne è stata prevista l’applicazione anche alle titolari di contratti a tempo determinato.
Una serie di buone notizie che si affianca però alla rimodulazione dell’agevolazione.

L’esonero contributivo spetterà innanzitutto a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore a 40.000 euro su base annua

A cambiare sarà anche l’importo dell’esonero.

Se nel 2024 lo sgravio sui contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico delle lavoratrici è stato del 100 per cento, dal 2025 sarà parziale.

Per il via alla misura serve un decreto attuativo che, stando ai tempi previsti dalla Legge di Bilancio 2025, doveva essere emanato entro il 31 gennaio.

A oggi il testo non è ancora pervenuto e questo comporterà inevitabilmente un ritardo nel riconoscimento dell’agevolazione.

Un mix di modifiche e ritardi che impatterà sulle buste paga delle mamme lavoratrici già beneficiarie, fino al 31 dicembre, degli sconti contributivi. Il primo stipendio del nuovo anno è per il momento destinato a ridursi, in attesa di novità.

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