Assegno unico in vigore dal 1° marzo, ma la novità non ha i requisiti per rappresentare una via di semplificazione: è questo il punto di vista di lettrici e lettori che hanno partecipato al sondaggio sul nuovo strumento di sostegno alla genitorialità. Il sistema è complesso e poco comprensibile.
Assegno unico al via, rappresenta un buon riordino o un meccanismo complicato e poco comprensibile? Mancano i requisiti perché la novità rappresenti una semplificazione.
È questo il punto di vista dei lettori e delle lettrici che hanno partecipato al sondaggio proposto dalla redazione di Informazione Fiscale.
La misura universale di sostegno economico destinata alle famiglie che hanno figli a carico a partire dal settimo mese di gravidanza ai 21 anni, in presenza di specifici requisiti, e senza limiti di età in caso di figli disabili entra in vigore oggi, 1° marzo.
Il suo nome sintetizza gli obiettivi con cui è stata progettata:
- garantire un sostegno universale; tutte le famiglie con figli a carico ne hanno diritto, a partire dall’importo minimo di 50 euro;
- racchiudere in uno strumento unico la maggior parte delle misure di sostegno alla genitorialità, provando a fare ordine tra i vari strumenti.
Assegno unico al via, ma la novità non ha i requisiti per rappresentare una semplificazione
In una parola l’introduzione dell’assegno unico dovrebbe semplificare il panorama di misure a sostegno della genitorialità.
D’altronde, come sottolinea lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze, il percorso cominciato con la Legge Delega n. 46/2021 è stato tracciato per “riordinare, semplificare e potenziare” le misure esistenti.
Il traguardo raggiunto con l’approvazione del decreto legislativo n. 230 del 21 dicembre del 2021, però, non ha dato i risultati sperati, secondo le lettrici e i lettori di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio condotto sul tema.
La novità non ha i requisiti per rendere più chiaro il panorama delle agevolazioni.
La motivazione? Si basa su un meccanismo complicato e poco comprensibile per il 77 per cento di coloro che hanno espresso la loro opinione.
D’altronde la sfida non era da poco. È stato progettato un beneficio che viene riconosciuto su ampia scala, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori (dipendenti, autonomi, inoccupati) e dalla situazione reddituale, e che deve prendere il posto di una serie di vecchi benefici legati alla genitorialità:
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- il premio alla nascita o all’adozione, ovvero il Bonus mamma domani;
- l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori;
- gli assegni familiari ai nuclei familiari con figli e orfanili;
- l’assegno di natalità, ovvero il Bonus bebè;
- le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni.
Restano in vita il bonus asilo nido e le agevolazioni per le famiglie previste dagli enti locali.
Assegno unico al via, requisiti chiari ma calcolo degli importi complesso
Il sistema degli strumenti di sostegno per le famiglie, quindi, si è rinnovato, ma resta complesso.
Non stupisce la posizione di lettori e lettrici, in effetti, se si analizza nel dettaglio la novità.
La platea di beneficiari è chiara. L’assegno unico spetta ai nuclei familiari, indipendentemente dalla condizione economica, che presentano i seguenti requisiti:
- uno o più figli minorenni a carico, a partire dal settimo mese di gravidanza;
- uno o più figli maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni, in presenza di una delle seguenti condizioni:
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- frequenza di un corso di formazione o professionale o universitario;
- svolgimento di un tirocinio o un’attività lavorativa con reddito inferiore a 8mila euro annui;
- registrazione come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego;
- svolgimento del servizio civile universale;
- uno o più figli con disabilità a carico, senza limiti di età.
Più complicato, invece, è avere una visione limpida e immediata del meccanismo di calcolo dell’assegno unico 2022 che si basa sull’ISEE del nucleo familiare, ma tiene conto di numerosi altri elementi.
L’importo a cui si ha diritto fino al 2025 può derivare dalla somma di due cifre:
- una quota variabile progressiva che parte da un minimo di 50 euro in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 40mila euro fino a un massimo di 175 euro per ciascun figlio minore con ISEE fino a 15mila euro, maggiorata nei seguenti casi:
- nuclei numerosi;
- madri con meno di 21 anni;
- nuclei con quattro o più figli;
- genitori entrambi titolari di reddito da lavoro;
- figli affetti da disabilità;
- una quota di maggiorazioni per il nucleo familiare con ISEE fino a 25.000 euro che nel corso del 2021 ha percepito gli assegni al nucleo familiare per figli minori e, considerando anche il valore medio delle detrazioni fiscali, subirebbe delle perdite con il nuovo sistema.
Si tratta di una integrazione transitoria, che sarà erogata fino al 2025 e che si ridurrà gradualmente in questi anni:
- per intero dal 1° marzo 2022;
- pari a 2/3 nel 2023;
- pari a 1/3 per il 2024 e per i mesi di gennaio e febbraio 2025.
Di seguito un riepilogo delle tabelle per il calcolo dell’assegno unico 2022 elaborate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Assegno unico al via: la complessità alla base delle adesioni sotto le aspettative?
Districarsi tra importi base, quote e maggiorazioni non è semplice. Non a caso l’INPS ha messo a disposizione delle famiglie interessate un simulatore per calcolare le somme a cui ha si ha diritto.
E d’altronde anche i tempi di entrata in vigore della misura hanno creato non pochi dubbi: già dal 1° gennaio è stato possibile presentare domanda, ma il periodo di erogazione delle somme va da marzo a febbraio di ciascun anno.
Domanda | Pagamenti |
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Entro il 28 febbraio | a partire da marzo 2022 a febbraio 2023 |
Entro il 30 giugno | a partire dal mese successivo alla domanda con recupero degli arretrati da marzo |
Dopo il 30 giugno | a partire dal mese successivo alla domanda |
A motivare la scelta dell’arco temporale è il Ministero dell’Economia e delle Finanze:
“Avviare le erogazioni a gennaio avrebbe reso necessario raccogliere le domande alla fine dell’anno precedente; tuttavia ciò non sarebbe stato possibile perché l’ISEE si aggiorna a inizio anno e deve necessariamente corredare la domanda. Inoltre, lo sfalsamento tra l’apertura delle domande dal 1° gennaio di ogni anno e l’avvio delle erogazioni a marzo darà una finestra di due mesi alle famiglie per fare domanda e all’INPS per esaminarle. Tenuto conto che le domande potenzialmente potrebbero ammontare a circa 7 milioni all’anno, questo margine dovrebbe evitare i rischi di ingolfamento e ritardo nei pagamenti”.
Ma a dimostrare una certa difficoltà a entrare nel sistema sono proprio i numeri di coloro che hanno già presentato domanda.
L’INPS nel comunicato stampa del 21 febbraio 2022 segnalava un’adesione ancora scarsa rispetto alla platea di potenziali beneficiari: su oltre 7 milioni di nuclei familiari destinatari dell’assegno unico, solo 2.280.705 domande sono state presentate nelle prime settimane utili.
È un dato che assume ancora più significato se si guarda all’analisi del Ministero dell’Economia e delle Finanze: 4,6 milioni di famiglie, il 65 per cento del totale, ottiene grazie a questa novità un incremento del reddito disponibile pari in media a 1600 euro all’anno, circa 135 euro mensili.
Molti nuclei familiari, pur avendone diritto e traendone un beneficio rilevante, non hanno ancora richiesto di ricevere gli importi. E non è da escludere che lo scarso interesse potrebbe derivare anche dalla difficoltà di cogliere appieno i vantaggi delle novità.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Assegno unico al via, ma la novità non ha i requisiti per rappresentare una semplificazione