Con l’abolizione dell’ACE le imprese danno al Bilancio più di quanto prendono. Lo afferma Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio durante l’audizione sulla prossima Manovra che si è tenuta il 14 novembre. Nel progetto di riforma fiscale l'incentivo agli investimenti viene sostituito con l'agevolazione legata alle nuove assunzioni, ma resta scoperto lo stimolo alla patrimonializzazione
Nel progetto di riforma fiscale c’è anche l’abolizione dell’ACE, Aiuto alla Crescita Economica, che incentiva la patrimonializzazione delle imprese e gli investimenti dal 2024.
Introdotta dal 2011, la deduzione dal reddito d’impresa del rendimento figurativo del capitale proprio andrà in pensione dal prossimo anno con un risparmio per lo Stato pari a quasi 5 miliardi.
Con questa novità, si sbilanciano i rapporti tra le imprese e i lavoratori autonomi e lo Stato.
Abolizione dell’ACE: si sbilanciano i rapporti tra imprese e Stato
A segnalare gli effetti dell’abolizione dell’ACE è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio durante l’audizione presso l’Aula Convegni del Senato sul DDL Bilancio che si è tenuta nella mattinata di martedì’ 14 novembre.
“Le imprese e i lavoratori autonomi danno al bilancio più di quello che prendono dal bilancio, nel senso che contribuiscono a migliorare i saldi, e questo in tutti gli anni della programmazione e questo è dovuto all’abolizione dell’ACE”.
Ha sottolineato la presidente Lilia Cavallari.
“Può essere una scelta quella di abolire l’ACE e sostituirla con altri strumenti: la sostituzione fatta al momento è una sostituzione con la maggiorazione della deduzione per incrementi occupazionali che è una parte, ma richiederebbe anche un’altra parte o una riduzione dell’imposizione, o una sorta di mini IRES, che pure è prevista nella legge delega, o incentivi per gli investimenti”.
In attesa di concretizzare la complessiva revisione delle agevolazioni fiscali per le imprese, per il 2024 viene introdotto un nuovo incentivo alle assunzioni che permette di maggiorare del 20 per cento il costo del lavoro deducibile dei nuovi assunti in sede di determinazione dei redditi di lavoro autonomo e d’impresa (ai fini IRPEF e IRES).
La percentuale sale al 30 per cento nel caso di categorie svantaggiate, come i giovani o le lavoratrici madri.
Incentivi all’assunzione al posto dell’ACE, manca lo stimolo agli investimenti
Proprio parlando dell’abolizione dell’ACE e dell’introduzione di misure di sostituzione, Cavallari sottolinea l’importanza della programmazione con uno sguardo che vada oltre la contingenza.
“Se si elimina una misura che ha una funzione specifica e ha avuto un impatto di un certo tipo va bene prevedere in tempi ragionevoli la sostituzione con strumenti che svolgano la stessa funzione”.
Per ora, sottolinea Cavallari, rimane scoperto lo stimolo alla patrimonializzazione delle imprese.
Secondo le stime fornite nella stessa sede dalla Banca d’Italia, l’intervento determinerebbe una riduzione delle entrate pari a 1,3 miliardi nel 2025. Mentre l’abolizione dell’ACE determinerebbe un aumento delle entrate pari a 4,8 miliardi nel 2025 e 2,8 miliardi dal 2026.
Per il prossimo anno, quindi, a pagare il prezzo della differenza, in termini di minori benefici, saranno le imprese.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Con l’abolizione dell’ACE dal 2024 le imprese danno più di quanto prendono: parola dell’UPB