Smart working PA al centro delle novità del contratto dei dipendenti pubblici: nella bozza di accordo discussa tra Aran e sindacati il lavoro agile viene riconosciuto come una possibile modalità di prestazione lavorativa, con pari diritti e doveri con chi opera in presenza. La discussione è però ancora lunga e per i sindacati resta fondamentale la contrattazione tra le parti.
Smart working PA, si lavora al nuovo contratto per i dipendenti pubblici.
Regolamentare lo smart working nella Pubblica Amministrazione entro il 2021 è uno degli obiettivi dichiarato più volte dal Ministro Renato Brunetta e per raggiungerlo si sono tenute diverse sessioni di confronto tra Aran e sindacati, l’ultima delle quali il 23 settembre scorso.
La discussione assume ancora più rilevanza alla luce della firma del DPCM che, a partire dal 15 ottobre 2021, definisce quale modalità ordinaria di lavoro per gli statali quella in presenza. Termina quindi l’esperienza dello smart working emergenziale, ma si cerca una regolamentazione a regime.
Si tratta, in realtà, di una discussione che fa parte del confronto più generale sul rinnovo per il 2019-21 del contratto delle Funzioni Centrali della PA, comparto che raggruppa tra l’altro il personale dello Stato, dei ministeri e delle agenzie che svolgono attività e funzioni tecnico operative.
Tuttavia, data l’importanza di questi organi è chiara la percezione di tutte le parti che il risultato contrattuale verrà rapidamente esteso a tutti gli altri settori pubblici. Per questo stesso motivo, la trattativa per regolare la modalità di lavoro a distanza è anche più lunga e faticosa.
Ma vediamo nel dettaglio, le novità principali della bozza di accordo diffusa in questi giorni.
Smart working PA, nuovo contratto dei dipendenti pubblici: le novità della bozza di accordo Aran-sindacati
Nella bozza di ipotesi di accordo discussa dall’Aran con i sindacati di categoria, lo smart working viene riconosciuto come una delle possibili modalità di prestazione da parte del dipendente pubblico per processi e attività che devono essere individuate in precedenza dalle amministrazioni.
La finalità è quella di raggiungere un miglioramento dei servizi e contemporaneamente l’equilibrio tra tempo di vita e di lavoro.
Lo smart working viene stabilito mediante accordo tra le parti, ovvero tra Pubblica Amministrazione e singolo lavoratore e non modifica in alcun modo la natura subordinata della lavoro: il dipendente conserva infatti gli stessi diritti e doveri del lavoratore in presenza, compreso un trattamento economico pari a quello di chi opera in ufficio con le stesse mansioni.
Inoltre, entrambe le parti possono recedere dall’accordo senza preavviso in presenza di giustificato motivo.
Anche l’accesso allo smart working nella PA viene garantito teoricamente a tutti lavoratori a prescindere dalla tipologia contrattuale: tempo pieno, parziale, determinato o indeterminato.
C’è però nella bozza di accordo per il nuovo contratto un impegno dell’amministrazione ad aver cura di facilitare l’ingresso in lavoro agile a categorie di lavoratori che ne abbiano particolare necessità come:
- genitori di bambini di età inferiore a 3 anni;
- dipendenti portatori di handicap in situazione di gravità;
- dipendenti che assistono portatori di handicap in situazione di gravità.
Smart working PA: fasce temporali e perplessità sindacali
La novità più rilevante della bozza è però certamente costituita dalle tre fasce di tempo nella quale è articolata la giornata del lavoratore in smart working:
- la prima è la fascia di operatività, nella quale il lavoratore è nelle condizioni di iniziare in breve tempo compiti e attività richiesti dai suoi superiori;
- la fascia di contattabilità, nella quale il dipendente è reperibile in diversi modi (mail, telefono, ecc). Questa fascia è più ampia della precedente e la contiene;
- la fascia di inoperabilità, dove non si eroga alcuna prestazione, ad esempio il periodo notturno tra le 22.00 e le 6.00 del mattino successivo.
Inoltre, il lavoratore ha un diritto alla disconnessione per cui tranne che nella fascia di contattabilità non gli è richiesto:
“lo svolgimento della prestazione lavorativa, la lettura delle email, la risposta alle telefonate e ai messaggi, l’accesso e la connessione al sistema informativo dell’Amministrazione”.
Chiusura dell’accordo vicina pertanto? La risposta in questo caso è assai difficile.
Esiste certamente una spinta dell’Aran e del Ministro Brunetta in questo senso, ma le resistenze sindacali non sono state superate.
Per capirlo basta citare un passo del comunicato unitario di Cgil, Cisl e Uil sullo stato dell’arte:
“Il testo ancora non fornisce, tuttavia, un effettivo riscontro alle diverse proposte presentate dalle Organizzazioni sindacali (istituti normativi e disciplina delle assenze, relazioni sindacali, disciplina del lavoro agile, sistema di classificazione professionale), né una sintesi compiuta sullo stato del negoziato”.
Ma ancor più specificamente c’è da registrare una contrarietà da parte sindacale all’approccio regolativo del lavoro agile con modalità che non siano quelle della contrattazione tra le parti.
Era già accaduto con il ministro Fabiana Dadone e si sta ripetendo con la scelta di Brunetta, controfirmata il 24 settembre dal premier Mario Draghi, di far tornare la gran parte dei dipendenti pubblici in presenza dal prossimo 15 ottobre.
“Sul lavoro agile” - si legge in una nota della Fp Cgil - “visto che non vi è stato il tempo per entrare nel merito, ci siamo limitati a ribadire la necessità che l’individuazione dei servizi e delle attività in cui è possibile erogare le prestazioni in modalità agile, come l’individuazione dei contingenti di personale che possono accedere al lavoro agile, devono essere oggetto del sistema di relazioni sindacali a livello di singola amministrazione”.
Insomma, il traguardo della regolazione contrattuale della smart working nella Pubblica Amministrazione non è proprio a portata di mano.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Smart working PA, trattative in corso per il nuovo contratto dei dipendenti pubblici