Smart working nella Pubblica Amministrazione verso la fine? Il termine ultimo del 31 dicembre 2021 potrebbe essere anticipato addirittura a fine settembre. Questo è quanto emerge dalle dichiarazioni del Ministro della PA Renato Brunetta, che ritiene il rientro degli statali un ufficio una spinta alla ripartenza del Paese.
Lo smart working nella Pubblica Amministrazione potrebbe finire prima del previsto: il ritorno in ufficio degli statali, ad oggi ufficialmente fissato al 1° gennaio 2022, potrebbe essere anticipato alla fine di settembre.
È lo stesso Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione che, in diverse occasioni, una fra tutte l’intervista al Sole24Ore del 1° agosto scorso, ha palesato l’intenzione di voler bruciare le tappe.
Del resto, il Decreto Riaperture che ha prorogato l’impiego del lavoro agile nella Pubblica Amministrazione con regole semplificate e fino alla fine di quest’anno risale ad aprile, quando la campagna vaccinale contro il Covid era ancora agli esordi.
Oggi, sei mesi dopo, sembrerebbero esserci basi solide per accorciare i tempi e mettere fine all’esperienza dello smart working per i dipendenti pubblici, ha fatto capire il Ministro Brunetta, specie in vista di una possibile estensione del Green Pass a tutti i lavoratori.
Smart working nella Pubblica Amministrazione, per gli statali si va verso la fine?
Il 2020, e gran parte del 2021, sono stati terreno di prova per l’utilizzo estensivo dello smart working nella Pubblica Amministrazione.
L’utilizzo del lavoro agile, resosi necessario per ridurre il rischio di contagio da Covid, si appresta ora a concludersi, e forse prima di quanto prefissato.
Il termine ultimo che si vorrebbe anticipare a fine settembre è quello del 31 dicembre 2021, stabilito, in linea con la proroga dello stato di emergenza, dall’art. 87, comma 1, lettera b) del Decreto Legge n. 18/2020.
Inizialmente era stabilita una percentuale minima di lavoratori in modalità agile del 50 per cento, per dimezzare la presenza negli uffici e scongiurare il contagio, poi alzata al 60 per cento. Un limite ora soppresso del tutto a patto che vengano rispettati i principi di efficienza, efficacia e qualità dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese.
Ma questo esperimento potrebbe finire tra pochi giorni, ora che sul tavolo del Governo è in discussione lo schema del “Decreto Green Pass” che, imporrebbe l’esibizione di un certificato vaccinale o di un tampone negativo a tutti i lavoratori pubblici e permetterebbe un rientro in sicurezza.
Smart working nella PA verso la fine con il Green Pass, ma in che modo?
Un’accelerazione, quella sulla fine dello smart working semplificato nella Pubblica Amministrazione, che andrebbe a braccetto con il pacchetto di misure ed iniziative volte alla ripartenza del settore pubblico che il Ministero della Pubblica Amministrazione sta attuando.
La decisione di velocizzare il tutto rientrerebbe nel progetto più ampio dei maxi Concorsi, del processo di digitalizzazione e del reclutamento di professionisti cooptati dalla macchina amministrativa.
La ripartenza in questo senso, quindi, non solo sembrerebbe possibile grazie all’avanzamento del piano vaccinale e dell’utilizzo del Green Pass, ma altroché necessaria per mettere in pratica tutto il piano di riforme a cui il Governo sta lavorando.
Ci sarebbe quindi in teoria terreno fertile per un rientro negli uffici senza troppe difficoltà, ma ciò non esclude una serie di problemi pratici: uno fra tutti l’applicazione del certificato verde a tutti dipendenti pubblici.
Imporre il Green Pass a tutti gli impiegati pubblici in presenza comporterebbe il rischio di una valanga di ricorsi da parte di coloro che non sono vaccinati, oltre all’impiego generalizzato di permessi e ferie, come sta succedendo al momento nella scuola e nel settore sanitario dove l’esibizione del Green Pass è ora obbligatorio per tutto il personale.
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