La riforma delle pensioni rischia di slittare al 2026? Il quadro di finanza pubblica emerso dal DEF non permette ampio margine di movimento e la priorità è il rinnovo del taglio del cuneo fiscale
Lavoratori e lavoratrici potrebbero dover attendere ancora del tempo prima di vedere l’attesa riforma delle pensioni.
Il cantiere dei lavori è aperto ma si fa largo il problema del reperimento delle risorse necessarie. Ieri, 9 aprile, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di Economia e Finanza che ha dipinto un quadro macroeconomico pesantemente condizionato agli effetti del superbonus.
La priorità della prossima Legge di Bilancio, come ha confermato il Ministro Giorgetti, è il rinnovo del taglio del cuneo fiscale. I regimi per la pensione anticipata però sono in scadenza a fine anno.
Riforma delle pensioni: possibile un rinvio al 2026?
L’approvazione del DEF, il Documento di Economia e Finanza, da parte del Consiglio dei Ministri di ieri, 9 aprile, segna il primo passo per la definizione della prossima Legge di Bilancio.
Che quello approvato ieri sarebbe stato un documento abbastanza snello lo aveva già anticipato il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La parte programmatica, infatti, sarà definita entro il prossimo 20 settembre.
L’aggiornamento del quadro macroeconomico a legislazione vigente, però, mostra che la stesura della prossima Manovra sarà tutt’altro che agevole. In particolare, come sottolineato dal Ministro anche nella conferenza stampa a margine della riunione del CdM di ieri, sul debito pubblico pesa soprattutto il superbonus, con gli oneri per lo Stato che hanno superato i 122 miliardi di euro. Uno scenario che, dunque, limita la libertà di movimento.
Ebbene, in un quadro del genere l’attesa riforma delle pensioni potrebbe finire per slittare al 2026. La difficoltà nel reperire le risorse necessarie, infatti, rischia di far passare in secondo piano la revisione della previdenza per far spazio ad altre misure considerate prioritarie.
Il piano d’azione è stato anticipato dallo stesso Ministero Giorgetti ieri, il quale ha annunciato che la volontà del Governo è quella di confermare anche per il 2025 le misure cardine di quest’anno: il taglio del cuneo fiscale e l’IRPEF a tre aliquote.
“Ci sono degli impegni che noi intendiamo mantenere, cioè quello della decontribuzione, che come sapete scade nel 2024 che intendiamo assolutamente replicare nel 2025. Quindi questo è il vero obiettivo che noi ci poniamo quando andremo a definire il programma strutturale entro il 20 settembre, auspicabilmente prima.”
A confermare l’assetto attuale dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, invece, è stato il Viceministro Maurizio Leo, con le risorse che deriveranno dall’abolizione dell’ACE, dalla global minimum tax e dal concordato biennale:
Noi abbiamo già risorse stanziate per gli anni successivi, legate all’eliminazione dell’ACE e all’introduzione della gobal minimum tax: siamo sostanzialmente allineati con l’intervento che si potrà fare sul versante della riduzione delle aliquote IRPEF. Un serbatoio già c’è, ci sarà un differenziale, ma penso che si potrà colmare anche alla luce degli interventi sul concordato preventivo biennale.”
Solo il taglio del cuneo fiscale per il 2024 è costato oltre 10 miliardi di euro e una riconferma richiederebbe almeno altrettanti fondi. Il passaggio dell’IPERF a tre aliquote è costato, invece, 4 miliardi.
Riforma pensioni: misure in scadenza a fine anno
Anche se la riforma delle pensioni non dovesse arrivare con la prossima Legge di Bilancio, quello che è certo è che le misure per l’accesso al pensionamento anticipato prorogate quest’anno sono in scadenza il 31 dicembre.
Si tratta di Opzione Donna, Ape Sociale e della nuova versione di Quota 103 con penalizzazioni.
Potrebbe confermarsi, dunque, lo scenario che si è ripetuto negli ultimi anni, con la riconferma delle misure provvisorie, anche se la Legge di Bilancio 2024, proprio per questioni legate alle risorse a disposizione, non ha solo esteso il periodo di operatività di tali strumenti, ma ha modificato i requisiti di accesso con conseguente restringimento della platea di possibili beneficiari.
L’età minima per l’accesso a Opzione Donna e Ape Sociale, infatti, è salita rispettivamente a 61 anni e 63 anni e 5 mesi.
Per Quota 103 non sono cambiati i requisiti ma, come detto, sono state introdotte una serie di penalizzazioni, a partire dalla modalità di calcolo dell’importo del trattamento.
Restano quindi i dubbi sul futuro delle pensioni. Non resta che attende la parte programmatica del DEF per cominciare ad avere un quadro più chiaro della situazione e dei possibili interventi per la previdenza.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Riforma delle pensioni: possibile un rinvio al 2026?