Un italiano su quattro è a rischio di povertà o esclusione sociale mentre uno su 5 è un lavoratore a basso reddito

I redditi in Italia sono sempre più bassi sia per i dipendenti sia per gli autonomi.
A trovarsi particolarmente in difficoltà sono le famiglie monogenitoriali, i pensionati ma anche i giovani.
Quasi un italiano su quattro è a rischio di povertà o esclusione sociale, mentre uno su 5 è un lavoratore o una lavoratrici a basso reddito.
Si tratta dei dati che emergono dal rapporto Istat “Condizioni di vita e reddito delle famiglie. Anni 2023 - 2024”, pubblicato il 26 marzo.
Redditi sempre più bassi in Italia: sia dipendenti che autonomi in crisi
I dati sulle condizioni di vita nel 2024 pubblicati dall’Istat mostrano che la popolazione italiana a rischio povertà o esclusione sociale è pari al 23,1, quindi quasi una persona su 4, per un totale di circa 13,5 milioni di persone (la percentuale era del 22,8 per cento nel 2023), persone quindi che hanno difficoltà economiche tali da non poter affrontare spese impreviste, non potersi permettere un pasto adeguato o essere in arretrato con l’affitto o il mutuo, ecc.
Come si legge nel report, ad aumentare è in particolare la percentuale di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2 per cento sull’8,9 per cento nell’anno precedente) il che evidenzia la mancanza di lavoro stabile e ben retribuito.
I redditi da lavoro, si legge nel documento, costituiscono la componente più importante dei redditi familiari per la maggior parte delle famiglie, ma non sempre il reddito proveniente dall’attività lavorativa è sufficiente a eliminare il rischio di povertà per il lavoratore e la sua famiglia.
Situazione ancora più evidente, spiega l’Istat, tra le persone sole con meno di 35 anni (15,9 per cento rispetto al 14,1 per cento del 2023) e, soprattutto, tra i monogenitori, che presentano una percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale (19,5 per cento contro il 15,2 per cento del 2023).
A peggiorare è anche la condizione dei pensionati: il 33,1 per cento (era il 31,6 per cento nel 2023) di coloro che possono contare principalmente sul reddito da pensioni e/o trasferimenti pubblici si trova a rischio di povertà o esclusione sociale.
A livello territoriale, nel 2024, il Nord-Est si conferma il territorio con la minore incidenza di rischio di povertà o esclusione sociale (11,2 per cento) mentre il Mezzogiorno come l’area del Paese con la percentuale più alta (39,2 per cento).
Un italiano su 5 è un lavoratore a basso reddito
A farsi sentire poi è anche l’inflazione. La crescita dei redditi familiari in termini nominali (pari in media a 37.511 euro) non ha tenuto il passo con l’inflazione osservata nel corso del 2023 (+5,9 per cento), il che ha determinato un calo dei redditi delle famiglie in termini reali (-1,6 per cento) per il secondo anno consecutivo.
La diminuzione dei redditi in termini reali è particolarmente intensa nel Nord-est (-4,6 per cento) e nel Centro (-2,7 per cento).
Una delle conseguenze è stata anche l’aumento delle disuguaglianze: Nel 2023, l’ammontare di reddito percepito dalle famiglie più abbienti è 5,5 volte quello percepito dalle famiglie più povere (in aumento dal 5,3 del 2022).
In rapporto ai livelli pre-crisi del 2007, la contrazione complessiva dei redditi familiari in termini reali è pari, in media all’8,7 per cento (-13,2 per cento nel Centro, -11,0 per cento nel Mezzogiorno, -7,3 per cento nel Nord-est e -4,4 per cento nel Nord-ovest). Inoltre, la flessione dei redditi è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui fonte di reddito principale è il lavoro autonomo (-17,5 per cento) o dipendente (-11,0 per cento).
Nel 2023, si legge nel documento, i lavoratori a basso reddito sono pari al 21 per cento del totale, 1 su 5.
Il rischio di essere un lavoratore a basso reddito è decisamente più alto per le donne rispetto agli uomini (26,6 per cento contro 16,8 per cento), per i più giovani (29,5 per cento per i lavoratori con meno di 35 anni contro un valore minimo pari al 17,7 per cento per quelli nella classe 55-64) e per gli stranieri(35,2 per cento contro il 19,3 per cento degli italiani).
La condizione di basso reddito è associata anche a bassi livelli di istruzione passando dal 40,7 per cento per gli occupati con istruzione primaria al 12,3 per cento per quelli con istruzione terziaria.
Risulta inoltre a basso reddito il 17,1 per cento dei lavoratori dipendenti, il 28,9 per cento degli autonomi e il 46,6 per cento di chi ha un contratto a termine, rispetto all’11,6 per cento di chi ha un contratto a tempo indeterminato.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Redditi sempre più bassi per dipendenti e autonomi