Le paci fiscali degli ultimi anni lasciano un buco da 6,6 miliardi di euro per le pensioni. A tirare le somme è il CIV INPS: “deve compensare lo Stato”

Il saldo e stralcio delle cartelle operato nell’ambito delle varie edizioni della pace fiscale lascia in rosso i conti per le pensioni.
L’INPS cancella dal suo prossimo bilancio 15,7 miliardi di euro e lancia l’allarme sulle pensioni dei dipendenti: c’è un buco da 6,6 miliardi di euro in contributi non versati che deve essere colmato.
Le prestazioni dei dipendenti coinvolti devono essere pagate, vige infatti il diritto all’automaticità della prestazione, e l’INPS chiede allo stato di garantire specifici interventi compensativi a carico della fiscalità generale.
Pace fiscale: mancano quasi 7 miliardi per le pensioni, chi paga?
La pace fiscale rischia di diventare un boomerang per le pensioni di lavoratori e lavoratrici.
A lanciare l’allarme è il CIV INPS, il Consiglio d’Indirizzo e Vigilanza dell’Istituto, che nel comunicato stampa pubblicato il 15 aprile denuncia un buco da quasi 7 miliardi per le pensioni dei dipendenti a causa dello stralcio delle cartelle avvenuto negli ultimi anni.
L’INPS infatti cancellerà dal prossimo bilancio 16,4 miliardi di euro, ma a farne le spese saranno le pensioni e più in generale i cittadini e le cittadine italiane.
Facciamo un passo indietro. Oggi, il CIV ha approvato il “riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023”, un’operazione che viene fatta annualmente e che serve ai fini dell’approvazione del prossimo bilancio. Consiste, in breve, nell’eliminazione dei debiti e dei crediti che non sono ancora stati pagati oppure incassati ma che sono iscritti a bilancio.
Quest’anno il riaccertamento ha comportato variazioni ed eliminazioni per un totale di 13,7 miliardi di euro che incideranno negativamente sul Rendiconto generale 2024. Non ci sono invece ripercussioni sul patrimonio dell’Istituto, in quanto l’eliminazione è coperta dall’apposito Fondo di svalutazione crediti.
Le entrate non incassate infatti valgono 16,4 miliardi, di cui ben 15,4 miliardi derivano dalle operazioni di saldo e stralcio delle cartelle. La cancellazione dei residui passivi, le spese non pagate, vale invece 2,7 miliardi di euro.
Si tratta in sostanza delle ultime tre edizioni della pace fiscale che hanno previsto:
- lo stralcio dei crediti fino a 1.000 euro maturati dal 2000 al 2010 (decreto legge n. 119/2018) per un importo pari a 0,4 milioni;
- lo stralcio dei crediti di importo residuo fino a 5.000 euro, maturati dal 2000 al 2010 (decreto legge n. 41/2021) per un importo pari a 5,4 miliardi;
- lo “stralcio dei crediti di importo residuo fino a 1.000 euro, maturati dal 2000 al 2015 (Legge di Bilancio 2023) per un importo pari a 9,9 miliardi.
Come detto si tratta di 15,4 miliardi di euro in totale (INPS tiene conto ovviamente solamente dei contributi previdenziali). Numeri impressionanti, evidenzia il CIV, se si considera che lo scorso anno la cancellazione di questi crediti ammontava a 2,8 miliardi, mentre nessun credito sostanziale è stato eliminato per la stessa causale nel 2022.
Ma cosa c’entrano le pensioni?
Pace fiscale: per le pensioni un buco da 7 miliardi di contributi non pagati
Il problema principale, come detto, è che gli effetti del condono ricadono sulle pensioni dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte.
A farne le spese peggiori sono artigiani e commercianti (e gli autonomi in generale) che si vedono tagliare di netto la pensione. Questo perché la loro posizione contributiva cresce in modo proporzionale alla contribuzione versata. Contributi che sono stati eliminati con la pace fiscale.
Come sottolineato dal CIV INPS, poi, a causa dello stralcio ci sono ulteriori oneri, per un totale di 6,6 miliardi di euro, che ricadranno in futuro sulle Gestioni dei lavoratori dipendenti.
Questo perché, a differenza degli autonomi, per i dipendenti vige il “principio di automaticità delle prestazioni”, per cui le prestazioni previdenziali spettano anche quando i relativi contributi non sono stati versati.
L’INPS infatti ha stralciato dal suo bilancio un totale di 6,6 miliardi di euro relativo ai contributi non versati dalle aziende che poi hanno aderito alla pace fiscale. I dipendenti che vi lavoravano però hanno comunque diritto a ricevere la pensione.
In sostanza l’INPS deve trovare risorse per pagare prestazioni a cui non corrispondono contributi versati.
Si crea così un buco da 6,6 miliardi che dovrà essere colmato in qualche modo e per cui il CIV sottolinea “l’esigenza di garantire specifici interventi compensativi nei confronti dell’Istituto a carico della fiscalità generale”.
Il conto sarà quindi a carico dello Stato e quindi di tutti i cittadini e le cittadine.
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