Modello 730/2025: approvato nel Consiglio dei Ministri oggi, 22 aprile, il decreto legge per rivedere le regole di calcolo dell'acconto IRPEF. Dalle quattro alle tre aliquote, l'obiettivo è l'avvio ordinato della stagione dichiarativa

Approvato nel Consiglio dei Ministri di oggi, 22 aprile, il decreto per salvare la stagione del modello 730/2025.
Il “correttivo” era già in programma la scorsa settimana: il DL servirà a risolvere la questione del pasticcio delle aliquote IRPEF per il calcolo dell’acconto in vista dell’avvio della precompilata previsto il 30 aprile.
Come emerso alla fine di marzo, nella dichiarazione dei redditi si prevedeva l’applicazione delle vecchie aliquote per il calcolo degli acconti.
“La disposizione conferma che lavoratori dipendenti e pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno versare alcun acconto, evitando qualsiasi aumento del carico fiscale”, ha sottolineato Maurizio Leo, vice ministro dell’Economia, al termine della riunione di governo.
“Abbiamo approvato il provvedimento in tempo utile per assicurare che non vi siano errori nei prossimi versamenti o nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi”, ha inoltre chiarito.
Il cortocircuito che ha richiesto l’intervento deriva dal mancato coordinamento tra le norme che hanno ridisegnato le regole dell’IRPEF, prima in via temporanea per il solo 2024 e poi a livello strutturale, dal 2025, con le novità della Legge di Bilancio.
Modello 730/2025, incognita sul calcolo dell’acconto IRPEF
Chi ha scelto di presentare il modello 730 in anticipo rispetto alla data di avvio della precompilata ha potuto “toccare con mano” l’impatto del calcolo dell’acconto IRPEF con le vecchie aliquote.
Come evidenziato da CAF e professionisti nel mese di marzo, nell’impianto previsto prima delle correzioni il calcolo degli acconti IRPEF per il 2025 non tiene conto dell’accorpamento delle aliquote.
Considerando la disposizione prevista dal decreto legislativo n. 213/2023, si dovrebbe applicare la normativa vigente prima della revisione da quattro a tre delle percentuali di tassazione.
Un cortocircuito normativo legato al debutto temporaneo dell’accorpamento delle aliquote IRPEF, reso strutturale solo dalla Legge di Bilancio 2025 che ha tuttavia “dimenticato” di correggere la norma sul calcolo degli acconti.
Due o più CU, ma anche lavoratori domestici, l’impatto del calcolo dell’IRPEF con quattro aliquote
L’effetto pratico è che, senza il DL salva 730, l’acconto IRPEF 2025 si sarebbe dovuto calcolare applicando le aliquote del 2023, senza tener conto dell’accorpamento del primo e del secondo scaglione e dell’applicazione del valore del 23 per cento fino alla soglia di 28.000 euro di reddito (in luogo dell’aliquota del 23 per cento fino a 15.000 euro e del 25 per cento fino a 28.000 euro).
Un problema che il MEF ha minimizzato con il comunicato stampa del 25 marzo, evidenziandone l’applicazione in relazione agli acconti dovuti dai soli soggetti con IRPEF a debito, in quanto percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta.
Dal punto di vista pratico, le regole disallineate di calcolo degli acconti IRPEF avrebbero avuto un impatto importante anche per i contribuenti, come colf e badanti, che non subiscono l’applicazione dell’IRPEF mensilmente in busta paga, o ancora per i lavoratori con più redditi non conguagliati.
Acconto IRPEF, un decreto “salva 730” entro il 30 aprile
Per un avvio ordinato della stagione della dichiarazione dei redditi, che partirà a pieno regime dal 30 aprile con il lancio delle precompilate, i tempi legati al decreto correttivo sono strettissimi.
Dopo l’approvazione di quello che è già stato ribattezzato decreto salva 730, l’Agenzia delle Entrate dovrà adeguare i moduli, ma anche i software, in vista del lancio della dichiarazione dei redditi precompilata.
Sebbene il 30 aprile l’avvio del 730 online sia previsto in sola visualizzazione, sarà già possibile visionare il calcolo di debiti e crediti IRPEF. L’applicazione delle vecchie aliquote avrebbe potuto quindi incidere negativamente sul “primo impatto” con la dichiarazione predisposta dall’Agenzia delle Entrate.
La campagna dichiarativa non è certo partita nel migliore dei modi.
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