Evasione per necessità, verso la riduzione delle sanzioni tributarie per chi pur avendo presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi non ha successivamente versato le imposte dovute. Si attende un nuovo tassello per l'attuazione della riforma fiscale, forse già nel corso del CdM del 21 febbraio 2024
Evasione per necessità con “attenuanti” sul fronte delle sanzioni tributarie.
Se da un lato il Viceministro dell’Economia ha definito il fenomeno dell’evasione fiscale “un macigno come il terrorismo”, dall’altro si va verso un sistema sanzionatorio meno gravoso per chi non ha pagato le tasse dovute per sopraggiunta impossibilità.
Questo uno dei principi previsti dalla legge delega sulla riforma fiscale e sui quali si attende l’emanazione di un nuovo decreto attuativo che, stando alle ultime novità, potrebbe approdare al tavolo del Consiglio dei Ministri già nella giornata di mercoledì 21 febbraio 2024.
La proporzionalità delle sanzioni amministrative e penali sarà uno dei temi al centro del nuovo provvedimento, che dovrebbe rivedere le regole in materia di ravvedimento operoso di modo da rendere più conveniente il pagamento, seppur tardivo, di tasse e imposte.
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Sull’evasione per necessità il Governo chiude un occhio: verso la riduzione delle sanzioni tributarie
Il decreto legislativo chiamato ad attuare i principi in materia di revisione del sistema sanzionatorio in ambito tributario, amministrativo e penale è il prossimo tassello atteso della riforma fiscale.
Stando a quanto dichiarato dal Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, sono in corso le ultime limature al provvedimento che dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri il 21 febbraio 2024 e che rivedrà in maniera profonda le sanzioni anche sul fronte dell’omesso versamento delle imposte.
Sarà tracciata una linea di demarcazione più chiara e netta tra gli evasori e chi, pur avendo correttamente dichiarato i propri redditi e patrimoni, non è riuscito a versare le somme dovute.
Si parla in questo caso di “evasione per necessità” intendendo per l’appunto i casi di difficoltà che hanno comportato l’impossibilità di rispettare le scadenze e i pagamenti dovuti.
Ed è la stessa legge delega fiscale a prevedere sul fronte delle sanzioni penali, all’articolo 20, lettera b) di dare specifico rilievo ai casi di “sopraggiunta impossibilità” per il contribuente nel far fronte al pagamento dei tributi, per motivi quindi a lui non imputabili.
Se quindi da un lato il Governo promette un’attenzione più alta sul fronte dei controlli fiscali, per contrastare il “macigno” dell’evasione, ritenuta un problema per lo Stato al pari del terrorismo, dall’altro tende la mano ai contribuenti in difficoltà.
Quali sono quindi le novità attese?
Pochi i dettagli operativi sul fronte delle casistiche per le quali sarà tollerato il mancato versamento delle imposte.
Si può ipotizzare che le sanzioni verranno attenuate sul fronte penale qualora, ad esempio, l’imprenditore abbia presentato una dichiarazione dei redditi valida, versato gli stipendi ai propri dipendenti e pagato i fornitori. In queste ipotesi, gli obblighi verso il Fisco potrebbero quindi passare in secondo piano.
Ma non è questa l’unica novità attesa dal decreto legislativo ormai in fase di chiusura: si va verso sanzioni tributarie ridotte, in linea con gli standard europei.
Potenziamento del ravvedimento operoso per la riduzione delle sanzioni tributarie
Solo l’approvazione del nuovo decreto attuativo della riforma fiscale consentirà di avere maggiori dettagli.
Quel che è certo per il momento, anche sulla base delle dichiarazioni rese dal padre della riforma fiscale, Maurizio Leo, è che si va verso una revisione generale del sistema delle sanzioni tributarie, di modo da allinearle rispetto agli standard europei.
Nell’ambito dell’audizione dello scorso 31 gennaio presso la Commissione Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, il Viceministro dell’Economia ha riaffermato come le “sanzioni in Italia siano da esproprio”, citando quelle previste in materia di IVA che vanno dal 120 al 140 per cento delle somme omesse, contro uno standard che in Europa è del 60 per cento.
Ecco quindi che sul fronte delle sanzioni amministrative il Governo punta a perseguire il criterio della proporzionalità, anche considerando che una pretesa del Fisco troppo elevata è di fatto un disincentivo alla regolarizzazione, anche post contestazione.
Sul fronte pratico è plausibile che il decreto intervenga sulle regole ad oggi previste in materia di ravvedimento operoso, lo strumento che riduce l’ammontare della sanzione dovuta tenuto conto del tempo che intercorre tra scadenza e regolarizzazione dell’omissione.
Anticipazioni sulle quali si resta in ogni caso in attesa di conferma, con ulteriori dettagli che potrebbero quindi arrivare già in settimana.
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