Le dimissioni del titolare del Miur e la reazione del Flc Cgil dimostrano l’insufficienza dei quasi 2 miliardi di euro previsti per il comparto istruzione e ricerca. L'ex ministro chiedeva un miliardo in più: saltano così gli aumenti a tre cifre per i docenti.
La Legge di bilancio stanzia risorse insufficienti per la scuola e la ricerca. Lo confermano le dimissioni alla vigilia di Natale del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
Conferme che sono arrivate puntualmente anche dal versante sindacale che, pur sottolineando le pesanti conseguenze delle dimissioni sul piano politico e istituzionale, rafforzano il giudizio del ministro dimissionario sull’esiguità degli stanziamenti. Una realtà di cui avevamo già avuto modo di scrivere.
"In una recente intervista – si legge in una nota della Flc Cgil - il ministro dell’Economia Gualtieri aveva avvertito che su Istruzione e Ricerca il governo aveva agito su due fronti: bloccare i tagli previsti dal precedente governo, pari a circa sei miliardi di euro, e, anzi, restituire circa due miliardi. E tutto ciò era noto ai ministri fin dalla elaborazione della legge di Bilancio 2020. Come sindacati avevamo reagito sostenendo che le risorse erano e restano insufficienti per sostenere la struttura dell’Istruzione. Ma erano e restano del tutto inadeguate per sostenere Università e Ricerca”.
Semmai le critiche del Flc Cgil si appuntano sul fatto che Fioramonti solo pochi giorni prima della sua decisione di andarsene dal Miur aveva firmato il 19 dicembre una conciliazione con le organizzazioni di categoria per la revoca dello stato di agitazione proclamato nel comparto, impegnandosi tra l’altro ad avviare un tavolo entro il prossimo mese di gennaio per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore istruzione e ricerca.
Dimissioni Fioramonti: per la scuola 2 miliardi di euro in meno
Ma cosa si era ripromesso di fare nei mesi scorsi l’ex ministro? Fioramonti, tra le altre cose, riteneva necessario uno stanziamento di minimo 3 miliardi di euro per la scuola, di cui almeno 1 da dedicare alla ricerca. Alla fine la Legge di bilancio ne prevede meno di 2 (per la precisione 1 miliardo e 977 milioni).
Tra le conseguenze pratiche ci sarà ora l’impossibilità di rinnovare i contratti della scuola a tre cifre (100 euro lordi al mese). I docenti dovranno accontentarsi di soli 80 euro, nonostante le loro retribuzioni siano inferiori alla media di quelle dei loro colleghi europei e anche agli lavoratori della pubblica amministrazione. In parte queste risorse derivano dall’abrogazione recente del bonus docenti previsto dalla riforma cosiddetta della “Buona scuola” del governo Renzi.
I 100 giorni della Dadone e la Legge di Bilancio
La scuola rischia di essere solo il primo degli “inciampi” della pubblica amministrazione per il governo Conte bis. Anche se il ministro Dadone rivendica i risultati dei suoi “100” giorni e i 3,4 miliardi di euro disponibili per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, bisogna ricordare che Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione nell’intero comparto perché al contrario non ritengono queste risorse sufficienti.
Il nodo da sbrogliare anche in questo caso è rappresentato dal recupero del potere di acquisto perduto dai lavoratori nei 10 anni di blocco delle contrattazioni: per i sindacati l’offerta congrua sarebbe quella di un aumento degli stipendi di circa 120 euro lordi al mese. I 3,4 miliardi vantati dalla Dadone portano invece solo a quota 96 euro lordi.
Con queste premesse i prossimi mesi del governo si presentano assai difficili sia nel rapporto con i sindacati (che pure a fine estate sembravano tra gli sponsor del nuovo esecutivo), sia con tutto il mondo del pubblico impiego.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Dimissioni Fioramonti, risorse insufficienti per la scuola in Legge di bilancio