Un emendamento approvato al Senato con il sostegno del governo ha abolito il bonus docenti previsto dalla riforma della Buona Scuola di Renzi. I 200 milioni di euro confluiranno in un fondo e saranno utilizzati per la contrattazione integrativa di tutto il personale scolastico. Mancano però ancora 600 milioni per il rinnovo dei contratti.
Niente più bonus docenti. Un emendamento alla Legge di bilancio approvato al Senato e sostenuto dal governo ha abrogato la norma inclusa nella legge 107 del 2015 che riservava premi in denaro ai docenti ritenuti più meritevoli.
I 200 milioni stanziati a questo fine confluiranno nel Fis, il Fondo d’istituto e autonomia scolastica e saranno utilizzate per la contrattazione integrativa di tutto il personale del comparto, non solo quello docente compresi i supplenti, ma anche quello dirigenziale e Ata.
La prima firma sul testo dell’emendamento, a sua volta riformulato e incluso nel maxiemendamento alla Legge di Bilancio 2020 sul quale la maggioranza ha posto la fiducia, è quella della senatrice Vilma Moronese del Movimento 5 Stelle, che proviene proprio dalle fila degli insegnanti.
Bonus docenti addio dal 2020, cosa cambia con la Legge di Bilancio
Sparisce così uno dei punti più controversi della riforma della cosiddetta Buona Scuola varata dal governo Renzi. Ma come funzionava finora il bonus? Chi decideva la classifica dei meritevoli?
È proprio questo il punto che ha reso questa norma, eredità del governo Renzi, oggetto di una annosa polemica, in primo luogo con le organizzazioni sindacali.
Finora infatti a decidere la distribuzione delle risorse era un comitato di valutazione nel quale la figura del preside risultava preponderante: il che aumentava la discrezionalità dell’individuazione dei soggetti da premiare.
Per questo motivo la sua sostituzione può essere vista come una mano tesa dell’esecutivo alle organizzazioni di categoria che sono sempre in attesa di novità sul fronte caldo dei rinnovi contrattuali.
Proprio di recente, ad esempio, il segretario della Flc Cgil Francesco Sinopoli richiedeva che tutte le risorse fossero riportate nel contratto a iniziare dal bonus, al fine di sostenere i salari base tabellari.
Da ora in poi i 200 milioni in questione saranno impiegati secondo le indicazioni che usciranno dalle diverse contrattazioni che avverranno a livello d’istituto con i sindacati.
Rinnovo contratti scuola: necessari altri 600 milioni
L’abrogazione del bonus docenti però può essere considerato solo un primo passo. La partita vera si gioca intorno al rinnovo dei contratti della scuola.
Lo stesso ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti in questi mesi si è più volte mostrato insoddisfatto per l’entità delle risorse messe in campo per la scuola e l’università.
Proprio il titolare del Miur si è posto l’obiettivo dell’aumento in busta paga di 100 euro lordi per i docenti, in modo da colmare le differenze retributive esistenti con i colleghi degli altri paesi europei. Tuttavia, stando alle fonti sindacali siamo ancora ben lontani dal traguardo.
A detta di Sinopoli, infatti, sono ben 600 milioni di euro quelli che mancano per poter procedere al rinnovo dei contratti della scuola, di cui 200 sarebbero quelli necessari a coprire l’elemento perequativo del contratto relativo al periodo 2016-2018.
Tra l’altro lo scopo principale del rinnovo per il dirigente della Flc Cgil sarebbe quello di portare a un equiparazione tra le retribuzioni dei docenti e quelle degli altri dipendenti della pubblica amministrazione.
Un segnale di inversione di tendenza che davvero indicherebbe che si vuole valorizzare il mondo dell’istruzione come volano della crescita del Paese.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Legge di Bilancio 2020, addio al bonus docenti