Pubblica Amministrazione alla prova del PNRR. L'Annual Report FDA presentato il 28 gennaio 2022 conferma le carenze della PA italiana in termini di personale, formazione e processi di trasformazione digitale. Il rischio è di non riuscire a gestire gli oltre 300 miliardi di euro messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza fino al 2027.
La Pubblica Amministrazione italiana è davvero molto gracile e rischia di mettere a repentaglio gli oltre 300 miliardi di euro messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dai Fondi strutturali europei nel periodo 2021-2027.
È quanto emerge dalla lettura del FPA Annual Report 2021, la settima edizione della pubblicazione redatta dalla società che cura ogni anno l’organizzazione del Forum PA, presentata il 28 gennaio 2022.
L’analisi di FPA in effetti ricorda come un comparto pubblico ancora più indebolito in numero e competenze debba essere in grado di investire efficacemente 30 miliardi per ognuno dei prossimi nove anni, mentre nei precedenti sette anni non è riuscito a gestire i circa 3 miliardi di euro dei fondi strutturali.
“Dopo anni di indebolimento del settore pubblico e mancati investimenti in persone, competenze e innovazione organizzativa” - ha dichiarato in proposito Gianni Dominici, direttore generale di FPA - “oggi è necessario sostenere le amministrazioni nella grande sfida del PNRR. Un piano che è stato calato dall’alto e oggi richiede un potenziamento della capacità amministrativa, con nuove competenze, semplificazione e accompagnamento costante per ovviare al ritardo e all’impreparazione con cui siamo arrivati all’appuntamento”.
Ma guardiamo più da vicino i numeri della PA italiana nel 2021 secondo l’Annual Report.
PA italiana, un corpo troppo fragile per la sfida del PNRR: i dati del FPA Annual Report
La Pubblica Amministrazione del nostro Paese affronta la sfida epocale della “messa a terra” delle ingenti risorse messa a disposizione dal PNRR con un organico di 3,2 milioni di dipendenti a fine del 2020, ovvero il minimo storico di lavoratori pubblici da dieci anni a questa parte.
Un dato, peraltro, che ci vede in coda nel contesto europeo e che per i lettori di Informazione Fiscale non è una novità, avendo già affrontato la questione.
Al dato numerico esiguo si aggiungono altre carenze importanti quali:
- solo il 4,2 per cento dei dipendenti pubblico ha meno di 30 anni, mentre oltre il 16 per cento ne ha più di 60;
- nonostante i rinnovi contrattuali sottoscritti negli ultimi giorni del 2021, ci sono ancora 600.000 dipendenti con il contratto scaduto;
- nonostante lo Sblocca-concorsi di Brunetta, a dicembre 2021 nessun concorso pubblico si era ancora concluso con le previste assunzioni.
Per quel che riguarda la formazione gli investimenti latitano da anni: nel 2019 sono stati appena 163,7 milioni di euro, 110 milioni di euro in meno che dieci anni prima.
I laureati sono il 41,5 per cento del totale dei dipendenti, ma in gran parte i titoli riguardano materie giuridiche, economiche od umanistiche, mentre mancano professionalità tecniche e scientifiche.
Ora si spera negli effetti del piano “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese” partito pochi giorni fa.
Un riflesso di questa mancanza di formazione si ha anche sulla trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, che ha visto sì il crescere imponente dell’utilizzo di applicazioni come SPID (27,4 milioni di utenti), App IO (24,5 milioni), PagoPA (182 milioni di transazioni per un valore economico pari a 33,7 miliardi di euro), ma si tratta di grandi progetti nazionali il cui apprendimento ricade sull’utenza dei cittadini più giovani e qualificati, mentre per FPA molte amministrazioni rimangono bloccate al “mero adempimento”.
Da registrare che la normativa sulle semplificazioni ha prodotto numeri eccezionalmente elevati di appalti (69.000 gare a fine 2020 e 58.000 aggiudicazioni nei primi quattro mesi del 2021).
FPA Annual Report, il PNRR tra sanità, scuola e amministrazioni locali
Per quel che riguarda i diversi settori della Pubblica Amministrazione, stando ai numeri forniti da FPA possiamo dire che il settore sanitario tra il 2010 e il 2019 aveva ricevuto tagli pari a 37 miliardi di euro, dopo di che è stato provato (e lo è ancora) dalla pandemia da Covid-19.
Ora con il PNRR e altri fondi il sistema sanitario riceverà un’iniezione di oltre 20 miliardi di euro: se si rimane solo alle cifre ci si rende facilmente conto che non saranno sufficienti per quanto ben spesi.
La scuola al 30 novembre 2021 ha visto la presentazione dei primi bandi per un importo di oltre 5 miliardi di euro, ma si parte da una situazione di grande difficoltà con il 13,1 dei giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato gli studi con la licenzia media, mentre in Europa nel 2019 la media era al 10,2 per cento.
Soltanto il 28 per cento dei nostri concittadini tra i 25 e i 34 anni possiede un titolo di studio terziario contro la media Ocse del 44 per cento, gli edifici scolastici sono ampiamente inadeguati e meno di una scuola su due dispone del certificato di agibilità e di collaudo statico, mentre oltre la metà non è dotata di mensa.
Anche sul piano locale la situazione è abbastanza critica: stando a un’indagine congiunta di Osservatorio PA di FPA e Istituto Piepoli, il 44 per cento dei cittadini italiani non nota miglioramenti nella situazione delle loro città, mentre per il 31 per cento la situazione è peggiorata.
Gli enti locali dovranno gestire risorse del PNRR oscillanti tra i 66 e i 71 miliardi di euro, ma anche per la loro situazione di estrema carenza di personale potrebbero non riuscire a presentare progetti finanziabili.
Insomma, il PNRR non sarà una “passeggiata di salute” per le amministrazioni pubbliche che vanno rinforzate al più presto se non si vuole perdere l’occasione offerta dai fondi europei.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: PA italiana, un corpo troppo fragile per la sfida del PNRR: i dati del FPA Annual Report