Rinnovo contratto statali, nel vertice con i sindacati del 9 dicembre il ministro dell’Economia Gualtieri ha annunciato una maggiore disponibilità di 100 milioni di euro per il 2020 e 200 per il 2021, ma i sindacati non sono soddisfatti. Dalla Dadone è venuta la proposta della proroga di un anno per la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione.
Rinnovo contratto statali il governo aumenta le risorse disponibili in Legge di Bilancio 2020.
In un vertice a Palazzo Chigi con i sindacati, tenuto il 9 dicembre, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato la disponibilità di altri 100 milioni di euro per il 2020, ai quali si aggiungerebbero ulteriori 200 milioni per il 2021. Lo stanziamento totale arriverebbe così alla cifra di 3 miliardi e 375 milioni.
L’offerta dell’esecutivo alle organizzazioni sindacali non si è limitato all’aspetto economico, visto che la titolare del ministero per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone ha messo sul piatto anche la proroga di un anno per la stabilizzazione dei circa 370.000 precari presenti nel pubblico impiego: si passerebbe in questo modo dal 2020 al 2021.
Peraltro, la presenza al summit del presidente del Consiglio Giuseppe Conte rimarca ancora di più l’importanza politica che assume per il governo un eventuale accordo in materia di rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.
Rinnovo contratto statali, il governo offre 300 milioni in più: ma è ancora poco
Non è infatti difficile porre in relazione questo incontro e le offerte sopra citate alla settimana di mobilitazione indetta da Cgil, Cisl e Uil tra il 10 e il 18 dicembre denominata #Futuro al Lavoro e che vedrà il suo culmine giovedì 12 con una manifestazione e assemblea nazionale prevista a Roma in piazza Santi Apostoli.
Al centro dell’iniziativa dei sindacati confederali c’è, tra l’altro, il rinnovo dei contratti pubblici e privati, un piano straordinario di assunzioni, interventi a favore di precari e idonei e la riforma del sistema di classificazione dei lavoratori della pubblica amministrazione.
Tuttavia, se è evidente l’importanza data dal governo a questa ultima offerta ai sindacati, non può non colpire l’esiguità delle risorse messe in campo.
Come abbiamo avuto già modo di scrivere i sindacati ritengono congrua un’offerta di aumento di 120 euro lordi al mese che faccia recuperare il potere d’acquisto dei lavoratori perduto nei 10 anni di blocco delle contrattazioni. L’offerta precedente del governo arrivava a 96 euro lordi. L’attuale disponibilità all’aumento non pare cambiare granché le cose.
Rinnovo contratto statali, sindacati in difficoltà chiedono di più
L’impressione che i sindacati confederali siano in difficoltà ad aprire alle avances del governo è confermata anche dalle dichiarazioni immediatamente successive al vertice di Palazzo Chigi da parte del segretario generale della Cgil Maurizio Landini:
“Il governo - ha commentato il numero 1 del sindacato di Corso d’Italia - ha annunciato la possibilità di aumentare le cifre per il rinnovo dei contratti pubblici. Lo consideriamo un fatto positivo anche se non ancora sufficiente per poter andare sulla strada della difesa e dell’aumento del potere d’acquisto. Serve un ulteriore impegno”.
Tanto più che Cgil, Cisl e Uil sono incalzate da Usb che le accusa di aver avuto un atteggiamento troppo conciliante con la controparte nel corso degli ultimi anni.
A questo punto, solo un accordo quadro sul pubblico impiego che includa le molte partite aperte potrebbe convincere i sindacati confederali a una risposta positiva.
Lo si può ben capire da quanto affermato da Landini nella stessa occasione:
“Quello di oggi è stato un primo incontro, ci sono ancora molti problemi aperti. Occorre fare una discussione complessiva per definire un accordo quadro che sia in grado di ragionare non solo sul rinnovo del contratto, ma su tutta la pubblica amministrazione, compresa la sanità e i settori della conoscenza (scuola, università e ricerca), e anche sul sistema delle relazioni sindacali che sviluppi la contrattazione di secondo livello”.
A questo punto il governo è a un bivio: o alza la posta o amplia i margini per un accordo complessivo sul pubblico impiego. In tutti e due i casi sarà necessario mettere mano al portafoglio.
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