Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in audizione alla Camera ha espresso il proprio parere sul decreto sanzioni. L'impostazione generale è condivisa ma servono alcuni aggiustamenti
Sono diverse le proposte di modifica suggerite dai commercialisti al decreto sanzioni.
Nell’audizione alla Camera del 27 marzo il CNDCEC ha esposto apprezzamento per l’impostazione generale del decreto ma ha chiesto alcuni aggiustamenti su sanzioni accessorie, nozione di credito d’imposta e rateizzazioni.
Decreto sanzioni, CNDCEC: “bene ma servono aggiustamenti”
Si è svolta ieri, 27 marzo 2024, l’audizione parlamentare che ha visto coinvolto il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, chiamato ad esprimere il proprio parere in relazione al decreto sanzioni, il decreto di attuazione della riforma del sistema tributario che interviene sulla proporzionalità delle sanzioni amministrative.
Continuano, dunque, i lavori sul testo dello “Schema di decreto legislativo recante revisione del sistema sanzionatorio tributario” approvato lo scorso 21 febbraio dal Consiglio dei Ministri e ora all’esame della Camera.
Come si legge nel comunicato stampa del 27 marzo, in rappresentanza del CNDCEC sono intervenuti il Tesoriere e consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla fiscalità, Salvatore Regalbuto, e il coordinatore dell’area fiscale della Fondazione nazionale dei commercialisti, Pasquale Saggese.
Il decreto sanzioni, come detto, prevede interventi di contenimento dei livelli sanzionatori, avviando un percorso di avvicinamento della legislazione italiana a quella degli altri Stati membri UE.
“Un’impostazione che condividiamo in pieno, anche se riteniamo vadano evidenziati alcuni aspetti di criticità sui quali occorrerà intervenire per la migliore e più efficace realizzazione degli obiettivi della riforma fiscale.”
Secondo i commercialisti, infatti, sono necessari alcuni aggiustamenti al testo, in particolare su sanzioni accessorie, nozione di credito d’imposta e rateizzazioni.
In primo luogo, ha sottolineato Regalbuto, le norme in oggetto che prevedono l’applicazione delle sanzioni accessorie, tra le quali c’è anche la sospensione dall’esercizio di attività di lavoro autonomo o d’impresa, sembrano penalizzare eccessivamente i contribuenti che non accettano la proposta di concordato preventivo biennale oppure che decadono dallo stesso o dal regime dell’adempimento collaborativo.
“Soprattutto nel caso di non accettazione della proposta la previsione rischia di tramutarsi in una indebita pressione all’accettazione della proposta medesima, in un contesto in cui, tenuto conto della volontarietà dell’adesione, il contribuente dovrebbe essere invece lasciato libero nella sua decisione.”
Decreto sanzioni: le richieste dei commercialisti
In audizione alla Camera sul decreto sanzioni, il rappresentante dei commercialisti ha anche evidenziato come, per quanto riguarda la definizione agevolata delle sanzioni, il decreto legislativo non preveda la possibilità che questa possa avvenire in forma rateale, così come invece previsto per tutti gli altri istituti deflativi del contenzioso.
“Di fatto, si tratta di una assoluta anomalia del sistema che sarebbe opportuno rimuovere.”
Tra le altre richieste proposte dai commercialisti ci sono anche quelle di una più puntuale distinzione tra le nozioni di credito d’imposta non spettante e inesistente e di una mitigazione del regime sanzionatorio per le violazioni in materia di monitoraggio degli investimenti delle attività detenute all’estero.
A queste si aggiunge anche la richiesta di previsione dell’applicabilità del principio del “favor rei” anche per le sanzioni amministrative e non solo per quelle penali.
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