Le modalità di funzionamento del decreto flussi potrebbero essere presto rivoluzionate. Il divario tra le domande di nulla osta presentate e la reale capacità dei settori produttivi fa emergere una serie di criticità sul sistema degli ingressi
C’è un enorme divario tra il numero di domande presentate per l’ingresso in Italia di lavoratori e lavoratrici e la reale capacità delle imprese e del settore produttivo.
Le procedure del decreto flussi non funzionano come dovrebbero e la Premier Meloni, negli ultimi giorni di campagna elettorale, nell’informativa di ieri al Consiglio dei Ministri denuncia frodi e infiltrazioni della criminalità organizzata.
I numeri però sono effettivamente preoccupanti, come tra l’altro già evidenziato dalla campagna Ero straniero qualche giorno fa. Solo una piccola parte di chi entra per motivi di lavoro poi sottoscrive davvero un contratto di lavoro.
Le soluzioni a questi problemi dovrebbero essere contenute in un provvedimento che si prevede di presentare in CdM dopo il G7. Dovrebbero riguardare in primo luogo la verifica delle domande di nulla osta al lavoro e del meccanismo del click day, la definizione delle quote e il rafforzamento dei canali di ingresso speciali.
Decreto flussi: possibili interventi su domande di nulla osta e click day
Le modalità di ingresso in Italia di lavoratori e lavoratrici non comunitarie potrebbero presto subire un serie di interventi modificativi.
Il Governo, infatti, ha intenzione di intervenire sul decreto flussi con modifiche a livello normativo e amministrativo, in particolare su determinati aspetti, quali:
- la verifica delle domande di nulla osta al lavoro, del meccanismo del click day;
- la definizione delle quote;
- il rafforzamento dei canali di ingresso speciali.
Questo, in sostanza, il contenuto dell’informativa svolta dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della riunione del Consiglio dei Ministri del 4 giugno 2024, a tre giorni dal voto per le elezioni europee.
Dal monitoraggio del decreto flussi con la programmazione triennale (2023-2025) degli ingressi, attuata dal DPCM del 27 settembre 2023, infatti, emergono dati allarmanti.
Già il report di Ero straniero, presentato il 30 maggio in Senato, aveva messo in evidenza una serie di criticità sulla procedura che rischiano di “creare irregolarità e precarietà”.
Per il 2023, infatti, a fronte di 462.422 domande inviate, solo il 23 per cento delle quote totali previste per l’ingresso in Italia di lavoratori e lavoratrici (82.705) si è effettivamente trasformato in contratti di lavoro.
Secondo quanto emerso dell’informativa di ieri, le domande di nulla osta presentate nei click day sono decisamente sproporzionate rispetto al numero dei datori di lavoro e alla capacità di assorbimento dei settori produttivi.
Sui permessi per lavoro stagionale, specifica la Premier, per lavoro in campo agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania, mentre 20.000 arrivano dalla Puglia, ma prendendo ad esempio il settore agricolo, quest’ultima ha circa il 12 per cento delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6 per cento.
Inoltre, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro.
Dall’informativa emerge, dunque, che c’è uno scarto significativo tra chi entra per finalità di lavoro e chi effettivamente poi sottoscrive un contratto di lavoro.
Decreto flussi: l’obiettivo è arrivare a un provvedimento per cambiare la normativa
Questo significa che il sistema non funziona come dovrebbe e nei modi in cui era stato pensato e che quindi dovrebbe essere rivisto.
C’è bisogno, ha annunciato la Premier, di un intervento su due livelli, normativo e amministrativo.
Le modifiche si concentreranno in particolare sugli aspetti di maggiore criticità quali il meccanismo del click day per le domande di nulla osta e la loro verifica, la definizione delle quote e il rafforzamento dei canali di ingresso speciali.
In linea di massima si prevede di consentire l’ingresso in Italia solo a chi ha già stipulato un contratto di lavoro.
Le soluzioni sono rimandate, si legge nel comunicato stampa del Governo, a un “articolato ampio e dettagliato” da presentare in uno dei primi CdM previsti dopo il G7.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Decreto flussi: possibili interventi su domande di nulla osta e click day