Tra le novità previste dal nuovo decreto lavoro 2023, approvato dal Consiglio dei Ministri il 1° maggio, ci sono anche interventi relativi al contratto di espansione. Per i contratti di gruppo stipulati entro fine 2022 c'è un anno di tempo in più per rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico
Nella bozza aggiornata del testo del decreto lavoro 2023 salta la proroga al 2025 del contratto di espansione, ma ci sono novità per i contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi.
Come si legge nel testo, infatti, fino a fine 2023 è possibile rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico entro un anno dal termine originario del contratto di espansione.
Restano fermi l’impegno di spesa complessivo e il numero di lavoratori ammessi allo scivolo pensionistico.
Come previsto dalla Legge di Bilancio 2022, questa tipologia contrattuale è in vigore per tutto il 2023 e il requisito relativo al numero minimo di lavoratori occupati dall’azienda è stato fissato a 50 unità.
Contratto di espansione: termini prorogabili di un anno con il decreto lavoro 2023
Il 1° maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto decreto lavoro, con misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro.
Le novità principali riguardano la disciplina dell’assegno di inclusione, la misura che sostituirà il reddito di cittadinanza dal 2024, e il nuovo taglio del cuneo fiscale per i redditi medio bassi.
Il provvedimento prevede anche un nuovo intervento sulla disciplina del contratto di espansione.
Si tratta della tipologia contrattuale prevista dall’art. 41 del decreto legislativo n. 148/2015 per le imprese in crisi e che consente ai lavoratori che si trovano a meno di 5 anni dalla pensione di uscire anticipatamente e di ricevere un’indennità mensile pari al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto.
I lavoratori devono trovarsi a non più di 5 anni dalla pensione di vecchiaia oppure da quella anticipata. Inoltre, devono aver maturato il requisito minimo contributivo e devono aver risolto il rapporto di lavoro in maniera consensuale entro il 30 novembre 2023.
La Legge di Bilancio 2022 ha previsto la proroga del regime sperimentale fino al 2023 e ha ridotto il requisito relativo al numero minimo di lavoratori che devono essere occupati dall’azienda per poter beneficiare del contratto di espansione, il quale è stato abbassato a 50 unità.
Contratto di espansione di gruppo: un anno in più per la rimodulazione delle cessazioni dei rapporti
Le aziende in crisi che si trovano a dover gestire processi di reindustrializzazione e riorganizzazione e che impiegano più di 50 dipendenti possono avviare una procedura di consultazione finalizzata alla sottoscrizione di un contratto di espansione con il Ministero del Lavoro e con le associazioni sindacali.
Secondo la bozza iniziale del nuovo decreto lavoro, il governo prevedeva di prorogare il regime del contratto di espansione fino al 2025. Nell’ultima versione del testo in circolazione, però, non si fa più riferimento a questa possibilità, ma c’è un’altra novità che riguarda i contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi.
In questo caso, infatti, fino alla fine del 2023 e con uno specifico accordo integrativo in sede ministeriale è possibile rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro che danno accesso allo scivolo pensionistico entro un anno a partire dal termine originario del contratto di espansione.
Si proroga di un anno, dunque, il termine a disposizione delle imprese per rimodulare le interruzioni dei rapporti di lavoro con accesso all’anticipo pensionistico.
Come si legge nel testo della bozza, restano fermi in ogni caso l’impegno di spesa complessivo ed il numero massimo di lavoratori ammessi allo scivolo pensionistico previsti nel contratto di espansione originario.
Ad ogni modo, per tutte le conferme sarà necessario attendere il testo del decreto lavoro in Gazzetta Ufficiale.
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