Web tax, si cambia? Possibile dietrofront sull’imposta sui servizi digitali

Dietrofront sulla web tax: in campo l'ipotesi di rivedere le regole contenute nel DdL di Bilancio 2025 sull'estensione generalizzata dell'imposta sui servizi digitali. Si lavora all'introduzione di criteri di progressività

Web tax, si cambia? Possibile dietrofront sull'imposta sui servizi digitali

Web tax da rivedere, con l’ipotesi di introdurre criteri di progressività ed evitare l’applicazione generalizzata dell’imposta del 3 per cento sui servizi digitali.

Con l’avvio dell’iter di discussione alla Camera del DdL di Bilancio 2025 arrivano primi segnali di apertura sulla modifica della norma che così come modificata dal Governo rischia di colpire le realtà editoriali, innovative e tecnologiche in maniera indifferenziata.

Un possibile dietrofront che arriverebbe dopo le proteste del settore, con il fine di evitare un ulteriore balzello applicato in maniera generalizzata.

Web tax 2025, ipotesi progressività per l’imposta sui servizi digitali

L’iter che porterà alla stesura del testo definitivo della Legge di Bilancio 2025 è appena partito, con il primo esame da parte della Commissione Bilancio della Camera. Un percorso per tappe e che entro il 31 dicembre porterà al varo della Manovra e, conseguentemente, all’ufficializzazione delle misure contenute ad oggi nel testo del disegno di legge approvato dal Governo lo scorso 16 ottobre.

La web tax italiana, l’imposta sui servizi digitali, è una delle misure che ha causato più clamore: nell’attuale versione del DdL di Bilancio 2025 si prevede, a partire dal 1° gennaio, l’eliminazione della duplice soglia di ricavi totali globali di 750.000.000 euro e di ricavi imponibili in Italia di 5.500.000 euro.

Una modifica che, nella pratica, porterebbe all’applicazione generalizzata dell’imposta pari al 3 per cento, andando a gravare sull’intera platea di contribuenti che operano nel settore digitale. Un’estensione dall’impatto ridotto per le casse statali ma che avrebbe un effetto penalizzante per l’ecosistema digitale italiano e in particolare per PMI e startup, ed è proprio questo il motivo alla base del possibile dietrofront del Governo.

Al momento non vi è nulla di certo, ma alcuni segnali di apertura sono arrivati dal Sottosegretario di Stato con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, che ha parlato della possibilità di introdurre “criteri progressivi” per l’applicazione della web tax.

Di possibili modifiche ha parlato, in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, anche il capogruppo di Forza Italia in Senato Maurizio Gasparri: “interverremo in Parlamento per modificare la versione della web tax contenuta nella Manovra”, con l’impegno però di far pagare le imposte dovute alle big tech.

L’attenzione è quindi tutta sulle modifiche che, nel corso dei lavori parlamentari, potrebbero ridurre la portata della misura prevista ad oggi dall’articolo 4 del disegno di Legge di Bilancio 2025, ed evitare quello che, usando le parole della FIEG (Federazione Italiana degli Editori di Giornali) rappresenterebbe l’“epilogo paradossale” della web tax.

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