TARI 2025, quando si paga? Regole e soggetti obbligati

Carla Mele - TARI

TARI 2025, chi deve versarla e quando? Un focus sulle regole di calcolo e pagamento

TARI 2025, quando si paga? Regole e soggetti obbligati

La scadenza della TARI è generalmente fissata tra novembre e dicembre in molti comuni d’Italia.

La fine dell’anno rappresenta in molti casi l’ultimo appuntamento da tenere a mente per il pagamento della tassa sui rifiuti per il 2025.

C’è ancora molto tempo per la scadenza della TARI, che varia dal territorio di riferimento, pur essendoci delle linee guida nazionali sulle date per il pagamento di acconti e saldo.

Recentemente sono state pubblicate anche le Linee guida interpretative che chiariscono, tra le altre cose, il metodo che devono usare i Comuni per il calcolo del fabbisogno standard, il benchmark di rifeirmento per il costo unitario effettivo del servizio di gestione dei rifiuti urbani che incide anche sull’importo che devono pagare i soggetti obbligati.

Le regole generali da seguire, pur essendo gli enti territoriali a stabilire in dettaglio modalità e tabella di marcia che i cittadini e le cittadine devono rispettare, prevedono il rispetto di determinati criteri.

A riscrivere la normativa è stata la Legge di Stabilità del 2014 che ha delineato la TARI riunendo le precedenti tasse esistenti nel settore rifiuti-ambiente ovvero:

  • Tariffa di igiene ambientale (TIA);
  • Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU);
  • Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES).

In relazione alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti in Italia, si parla di tassa perché esiste una correlazione diretta tra il versamento degli importi e la gestione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti.

TARI 2025: scadenze diverse a seconda del Comune di residenza del contribuente

La scadenza della TARI, come di consueto, varia da Comune a Comune, e si consiglia di prendere visione dei regolamenti locali per una panoramica più chiara dei termini di versamento.

Nella maggior parte dei casi la scadenza della TARI è ripartita in tre tranche:

  • 1° acconto entro la fine di aprile;
  • 2° acconto entro la fine di luglio;
  • saldo entro la fine dell’anno, tra novembre e dicembre.

TARI 2025: presupposto tassa rifiuti, chi paga

Il presupposto della TARI è previsto dal comma 641 della Legge di Stabilità 2014:

il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono escluse dalla TARI le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, e le aree comuni condominiali di cui all’articolo 1117 del codice civile che non siano detenute o occupate in via esclusiva”.

Il comma successivo chiarisce esplicitamente chi sono i soggetti passivi della TARI:

La TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. In caso di pluralità di possessori o di detentori, essi sono tenuti in solido all’adempimento dell’unica obbligazione tributaria

Leggendo la norma di riferimento si comprende quindi quali siano i presupposti ed i soggetti passivi della tassa sui rifiuti. La TARI nel 2024 è dovuta dai contribuenti titolari a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte, suscettibili di produrre rifiuti urbani.

Calcolo TARI 2025: come si effettua il calcolo della tassa sui rifiuti?

Dopo aver compreso quali sono i presupposti impositivi della tassa sui rifiuti e quali siano i contribuenti soggetti passivi della TARI, passiamo ora ad occuparci delle modalità di calcolo della tassa sui rifiuti.

Per il calcolo della TARI l’elemento fondamentale è la superficie dell’immobile considerato.

A questo proposito la normativa sulla tassa sui rifiuti afferma che:

Per l’applicazione della TARI si considerano le superfici dichiarate o accertate ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti. Relativamente all’attività di accertamento, il comune, per le unità immobiliari iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano, può considerare come superficie assoggettabile alla TARI quella pari all’80 per cento della superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138”

Sul calcolo della TARI è bene evidenziare che in quasi tutti i comuni si è registrato un aumento dell’importo dovuto. Il motivo è legato alla delibera Arera n. 41/2024, pubblicata lo scorso 6 febbraio.

Attraverso questa delibera, infatti, l’Arera ha avviato l’indagine conoscitiva sui criteri di articolazione dei corrispettivi applicati nel servizio di gestione dei rifiuti urbani.

In pratica si è cercato di fare chiarezza sui regimi adottati dai comuni italiani tenuto conto dell’estrema frammentazione tariffaria, con l’effetto di rendere molto eterogenei i corrispettivi applicati alle utenze.

In questo contesto si è accertato che:

  • alle utenze domestiche veniva applicata una quota mediamente superiore rispetto alle utenze non domestiche;
  • in particolare, la quota del 54 per cento veniva attribuita alle utenze domestiche e un 46 per cento veniva attribuito alle utenze non domestiche, il tutto calcolato rispetto al totale delle entrate teorizzate per lo svolgimento del servizio.

Molti Comuni, fino allo scorso anno, hanno applicato grosso modo la stessa percentuale (il 50 per cento) alle due utenze. Ma con apposite delibere, diverse ovviamente a seconda della città considerata, si è cercato di porvi rimedio innalzando la percentuale a carico delle utenze domestiche al 60 per cento e, di conseguenza, abbassando la percentuale al 40 per cento per le utenze non domestiche.

La ratio è chiara: molti Comuni hanno di fatto spostato il carico fiscale dai commercianti e dagli artigiani ai cittadini privati.

Ciò ha quindi determinato un leggero abbattimento dei tributi a carico delle utenze non domestiche (soprattutto per allentare la pressione tributaria sui negozi che ha portato numerose attività a chiudere), e un sensibile aumento, tra il 10 ed il 50 per cento circa in più rispetto all’anno precedente, per le utenze domestiche.

Complessivamente, considerando sia le utenze domestiche che quelle non domestiche, gli aumenti in valore assoluto hanno raggiunto picchi del 24 per cento.

Modalità di pagamento TARI 2025

Così come sulle regole di pagamento e sulle scadenze, anche le modalità di pagamento della TARI variano da Comune a Comune.

Tra le modalità di pagamento previste dai Comuni d’Italia abbiamo in particolare:

  • pagamento con modello F24;
  • pagamento TARI con bollettino postale;
  • pagamento TARI con MAV;
  • bollettino PagoPA.

Pagamento TARI 2025 con modello F24: ecco il codice tributo da utilizzare

Attenzione al codice tributo TARI da utilizzare nel modello F24.

Per il pagamento della TARI con modello F24 è previsto il codice tributo 3944 sezione IMU ed altri tributi locali.

Con la risoluzione dell’Agenzia delle Entrate numero 5/2021, l’Agenzia delle Entrate ha istituito i nuovi codici tributo da inserire nei modelli F24 ed F24Ep per corrispondere il tributo scorporato, la TEFA, che fino al 2020 era versata insieme alla TARI.

Vengono dunque introdotti i codici tributo “Tefa”, “Tefn” e “Tefz” per il pagamento del tributo, degli interessi e delle sanzioni.

Si riportano in una tabella riassuntiva i nuovi codici tributo:

Codice tributo TARI Descrizione
TEFA TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente
TEFN TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente - interessi
TEFZ TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente - sanzioni

TARI 2025: bonus per le famiglie con ISEE basso

Il Decreto Fiscale 2020 ha introdotto un il bonus sociale per i contribuenti con ISEE basso: il bonus TARI.

I criteri per l’accesso sono gli stessi previsti per i bonus sulle bollette luce, gas e acqua e quindi, guardando all’anno in corso, i beneficiari delle agevolazioni sulla TARI sono in linea teorica i nuclei familiari in possesso di:

  • ISEE fino a 9.530 euro;
  • ISEE fino a 20.000 euro in caso di almeno 4 figli a carico.

Requisiti che per il momento però restano solo su carta. La norma istitutiva dell’agevolazione prevedeva infatti la necessità di un apposito DPCM, su proposta del Ministero del Lavoro, dell’Ambiente e dell’Economia, ai fini di definire principi e criteri guida per l’ARERA nella messa a punto delle modalità attuative.

Un provvedimento che ad oggi non è ancora stato pubblicato, lasciando quindi ai Comuni il compito di definire - a propria discrezione - agevolazioni tariffarie per i cittadini in situazione di difficoltà economica.

Tassa sui rifiuti 2025: agevolazioni e riduzioni obbligatorie e facoltative in materia di TARI

Non solo bonus TARI. La Legge di Stabilità 2014 ha previsto due tipologie di riduzioni ed agevolazioni in materia di tassa sui rifiuti:

  • riduzioni obbligatorie;
  • riduzioni facoltative.

TARI 2024: le riduzioni obbligatorie

Le riduzioni obbligatorie in materia di TARI sono previste dai commi 656 e seguenti della Legge di Stabilità 2014.

Si tratta, in particolare, delle seguenti riduzioni obbligatorie:

  • mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti (riduzione 20 per cento);
  • effettuazione del servizio di cui alla TARI in grave violazione della disciplina di riferimento;
  • interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.

Un’ulteriore novità è stata introdotta dalla Legge di Bilancio di tre anni fa.

La tassa sui rifiuti per i pensionati esteri viene ridotta di un terzo. I beneficiari dello sconto sulla TARI sono i soggetti non residenti nel territorio dello Stato, titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia.

TARI 2024: le riduzioni facoltative

Le riduzioni facoltative in materia di TARI sono previste dal comma 659 della Legge di Stabilità 2014.

Si tratta, in particolare, delle seguenti riduzioni facoltative:

  • abitazioni con unico occupante;
  • abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo;
  • locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente;
  • abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per piu’ di sei mesi all’anno, all’estero;
  • fabbricati rurali ad uso abitativo.

Il rimborso TARI su IVA ed errore di calcolo dei Comuni in ordine alle pertinenze

È molto importante che i cittadini conoscano bene il funzionamento della tassa sui rifiuti, anche al fine di verificare eventuali errori compiuti dal proprio Comune di residenza nel calcolo della stessa.

Negli ultimi anni, infatti, si sono avuti due casi importanti di “errore” nel calcolo e nell’applicazione della TARI:

La TARI, d’altronde, è un’imposta davvero molto complessa, nonostante in realtà sia nata con la finalità di semplificare il sistema di tassazione sui rifiuti precedente.

TARI 2025: il calcolo del fabbisogno standard da parte dei Comuni

Il 10 febbraio 2025, il Dipartimento per l’Economia e le Finanze ha pubblicato le “Linee guida interpretative” per l’applicazione del comma 653 dell’art. 1 della Legge n. 147 del 2013 e relativo utilizzo in base alla Delibera ARERA 3 agosto 2021, n. 363 e successive integrazioni e modificazioni.

Il documento è rivolto principalmente agli enti locali e, tra le altre cose, chiarisce i criteri con cui calcolare il fabbisogno standard, il benchmark di rifeirmento per il costo unitario effettivo del servizio di gestione dei rifiuti urbani.

Tale valore è importante anche per le valutazioni relative al superamento del limite di crescita annuale delle entrate trariffarie per assicurare il raggiungimento dei migliramenti di quali tà previsti. Ha conseguenze, quindi, anche sugli importi che i soggetti obbligati sono chiamati a pagare.

Nel caso in cui i Comuni abbiano già approvato le tariffe TARI prima della pubblicazione delle linee guida, gli stessi enti locali possono intervenire successivamente per tenere conto delle risultanze dei fabbisogni standard.

Come spiegato nelle linee guida aggiornate, il fabbisogno standard finale di ogni Comune è il risultato del prodotto di due fattori:

  • il costo standard di riferimento per la gestione di una tonnellata di rifiuti;
  • le tonnellate di rifiuti urbani gestite dal servizio.

Il costo standard deve essere calcolato prendendo in considerazione diverse variabili. Tra queste, la principale è il costo medio nazionale di riferimento per la gestione di una tonnellata di rifiuti, pari a 130,45 euro.

Devono poi essere prese in considerazione i seguenti fattori:

  • la percentuale di raccolta differenziata, relativa ai livelli di raccolta differenziata sperimentata nei Comuni;
  • la distanza in chilometri fra il Comune e gli impianti, in relazione alle diverse tipologie di rifiuti urbani, per cui si considera che 1 km di distanza aumenta il costo standard di 0,18 euro per tonnellata;
  • il numero e la tipologia degli impianti regionali, per ciascun impianto il costo standard aumenta di 4,17 euro per tonnellata;
  • la percentuale di rifiuti urbani trattati e smaltiti negli impianti regionali, ogni punto percentuale riduce il costo standard di 0,22 euro;
  • la forma di gestione del servizio rifiuti, in particolare, la gestione associata del servizio aumenta il costo di 5,82 euro per tonnellata rispetto alla gestione diretta;
  • i fattori di contesto del Comune relativi alle principali caratteristiche, costanti nel tempo o mutevoli solo nel lungo periodo, del contesto demografico, morfologico ed economico comunale;
  • le economie/diseconomie di scala, in questo fattore è previsto un costo fisso indipendente dalla quantità di rifiuti urbani gestiti, pari a 1.318,12 euro;
  • le modalità di raccolta dei rifiuti urbani;
  • il cluster o gruppo omogeneo di appartenenza del comune, che corrisponde al coefficiente riportato nella Tabella 3.1 moltiplicato per la probabilità che il comune ha di appartenere a ciascun gruppo.

Per informazioni di dettaglio i Comuni devono fare riferimento agli allegati 2 e 3 alle linee guida.

Dipartimento Finanze del MEF: linee guida del 10 febbraio 2025
Linee guida interpretative per i Comuni in tema di TARI.

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