La tassa sui rifiuti è aumentata in tutta Italia: raccogliere e gestire l'immondizia non è mai costato così tanto, ecco perché
Recentemente abbiamo pagato il saldo della Tassa sui rifiuti, la cd TARI; chi direttamente tramite modello F24, chi pagando la bolletta dell’azienda municipalizzata del proprio Comune di residenza.
Altre cittadine e cittadini, invece, la pagheranno a breve.
Tutti sono accomunati dal fatto di aver pagato di più: in tutta Italia si sono, infatti, registrati aumenti medi della tassa per la gestione e lo smaltimento dell’immondizia fino al 24 per cento in più rispetto allo scorso anno!
Ma a cosa sono dovuti questi aumenti?
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Aumenti TARI 2024: il motivo
Tutto ha origine dalla delibera Arera n. 41/2024, pubblicata lo scorso 6 febbraio.
Attraverso questa delibera, infatti, l’Arera ha avviato l’indagine conoscitiva sui criteri di articolazione dei corrispettivi applicati nel servizio di gestione dei rifiuti urbani.
In pratica si è cercato di fare chiarezza sui regimi adottati dai comuni italiani tenuto conto dell’estrema frammentazione tariffaria, con l’effetto di rendere molto eterogenei i corrispettivi applicati alle utenze.
In questo contesto si è accertato che:
- alle utenze domestiche veniva applicata una quota mediamente superiore rispetto alle utenze non domestiche;
- in particolare, la quota del 54% veniva attribuita alle utenze domestiche e un 46% veniva attribuito alle utenze non domestiche, il tutto calcolato rispetto al totale delle entrate teorizzate per lo svolgimento del servizio.
Molti Comuni, fino allo scorso anno, hanno applicato grosso modo la stessa percentuale (il 50%) alle due utenze.
Ma con apposite delibere, diverse ovviamente a seconda della città considerata, si è cercato di porvi rimedio innalzando la percentuale a carico delle utenze domestiche al 60% e, di conseguenza, abbassando la percentuale al 40% per le utenze non domestiche.
La ratio è chiara: molti Comuni hanno di fatto spostato il carico fiscale dai commercianti e dagli artigiani ai cittadini privati.
Ciò ha quindi determinato un leggero abbattimento dei tributi a carico delle utenze non domestiche (soprattutto per allentare la pressione tributaria sui negozi che ha portato numerose attività a chiudere), e un sensibile aumento, tra il 10 ed il 50% circa in più rispetto all’anno precedente, per le utenze domestiche.
Complessivamente, considerando sia le utenze domestiche che quelle non domestiche, gli aumenti in valore assoluto hanno raggiunto picchi del 24%, come evidenziato anche dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva che sotto riportiamo.
TARI: quali sono le città dove l’immondizia costa di più
La tassa sui rifiuti costa mediamente di più al Sud rispetto che al centro Nord, soprattutto a causa dell’inefficiente gestione delle aziende municipalizzate e dei Comuni meridionali rispetto a quelli centro settentrionali.
Secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, le prime cinque città dove si paga di più sono:
- Catania - 594 euro;
- Pisa - 512 euro (in salita di 31 euro (nel 2023 era a 481);
- Genova - 501 euro (l’anno scorso erano 492);
- Napoli - 482 euro, in controtendenza ovvero in discesa rispetto ai 491 del 2023);
- Reggio Calabria - 478 euro, in salita sui 443 segnalati lo scorso anno).
Le dieci città italiane dove, invece, si paga di meno per la TARI sono:
- Trento - 183 euro;
- Udine - 186 euro;
- Cremona - 197 euro;
- Brescia - 205 euro;
- Belluno - 205 euro;
- Fermo - 206 euro;
- Pordenone - 207 euro;
- Bergamo - 216 euro;
- Isernia - 218 euro;
- Siena - 222 euro.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Perché la TARI è aumentata in tutta Italia