Dalla flat tax 2019 al taglio sui bonus fiscali 2020: ogni anno le novità della legge di bilancio mettono in bilico il principio di progressività. Un anno fa al centro del dibattito la tassazione piatta, che rischia di negarlo, oggi la riduzione delle detrazioni, che lo estremizza. La prospettiva di un fisco equo e in equilibrio è sempre molto lontana.
Dalla flat tax 2019 al taglio sui bonus fiscali 2020, il principio di progressività torna in bilico. Anche nel Disegno di legge di Bilancio di quest’anno c’è la proposta di una nuova formula per il sistema di tassazione, con il rischio di mettere a repentaglio l’equità che la nostra Costituzione ci impone.
Il testo, presentato in Senato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri il 2 novembre 2019, all’articolo 75 prevede una “rimodulazione degli oneri detraibili in base al reddito”. In altre parole si mette nero su bianco la volontà di ridurre progressivamente le detrazioni Irpef del 19% per chi ha un reddito alto.
È il primo punto della “Rimodulazione selettiva delle tax expenditures e dei sussidi dannosi per l’ambiente” e ha l’obiettivo di garantire maggiori entrate nelle casse dello Stato.
Nel bilanciamento tra cifre e diritti, tra interesse pubblico e rispetto del singolo si rischia di perdere l’equilibrio. Ed è quello che accade sempre più spesso con il principio di progressività.
E i due esempi attuali, discussione su flat tax e taglio ai bonus fiscali dal 2020, lo dimostrano. L’idea di inserire una tassazione piatta rischia di negarlo, e il progetto di riduzione delle detrazioni fiscali lo porta all’estremo. Un fisco calibrato sull’equità appare sempre più come un’utopia.
Taglio sui bonus fiscali 2020: il principio di progressività in bilico nella legge di bilancio
La notizia di un taglio sui bonus fiscali 2020 era già stata anticipata dal Documento programmatico di Bilancio, che l’Italia ha inviato a Bruxelles il 16 ottobre 2019.
Nel progetto di revisione delle agevolazioni, si annunciava:
“L’introduzione di un soglia di reddito oltre la quale l’agevolazione IRPEF relativa a oneri detraibili al 19% si azzererebbe con gradualità; sono fatte salve le detrazioni per spese per interessi passivi sui mutui”.
Nel disegno di legge di bilancio 2020, presentato in Senato il 2 novembre, l’articolo 75 interviene sull’articolo 15 del TUIR aggiungendo i commi che seguono:
“4. La detrazione di cui al presente articolo spetta:
- a) nell’intero importo qualora il reddito complessivo non ecceda 120.000,00 euro;
- b) per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 240.000,00 euro, diminuito del reddito complessivo, e 120.000,00 euro, qualora il reddito complessivo sia superiore a 120.000,00 euro.
4-bis. Ai fini del comma 4, il reddito complessivo è assunto al netto del reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze di cui all’articolo 10, comma 3-bis, del citato TUIR.
4-ter. La detrazione compete nell’intero importo, a prescindere dall’ammontare del reddito complessivo, per gli oneri di cui al comma l, lettere a) e b), al comma 1-ter nonché per le spese sanitarie di cui al comma l, lettera c) sostenute per patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria”.
La novità riguarda i contribuenti con un reddito a partire dai 120.000 euro. Come anticipato nel Documento programmatico, la gradualità si traduce in una riduzione dell’importo della detrazione fiscale progressiva fino ad azzerarsi dai 240.000 euro di reddito in poi.
Dal taglio dei bonus fiscali 2020 sono escluse solo alcune particolari spese sanitarie. Ma gli accorgimenti non mettono in salvo i principi di progressività e di equità, che dovrebbero essere i capisaldi del sistema fiscale.
Taglio sui bonus fiscali 2020 e flat tax minacciano il principio di progressività
L’articolo 53 della Costituzione stabilisce:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
La decisione di tagliare i bonus fiscali dal 2020 a chi ha un reddito alto, a un primo sguardo, potrebbe sembrare in linea con questo principio, ma in realtà rischia di estremizzarlo e di portarlo alla deriva. E forse il gioco non vale la candela.
Secondo i dati forniti dal Centro Studi Itinerari Previdenziali, la novità interesserebbe poco più dell’1,35% di cittadini: considerando il numero minimo di contribuenti coinvolti e la natura delle detrazioni fiscali, che abbassa l’imposta da versare comunque nel rispetto di limiti ben precisi, il beneficio che si prospetta per l’erario non è così sostanzioso.
Lo è ancor meno se si considera che il sistema delle agevolazioni fiscali è finalizzato anche a innescare meccanismi virtuosi sia dal punto di vista della lotta all’evasione, sia dal punto di vista degli incentivi al consumo.
Con uno sguardo approfondito, il tesoretto del taglio ai bonus fiscali per il 2020 rischia di costare caro a tutti: il valore economico che ne deriva è poca cosa a confronto con la crepa che si crea nel rispetto del principio di progressività.
Una crepa che diventa spaccatura quando si parla di flat tax, la tassazione piatta, che prevede l’introduzione di un’aliquota unica per il versamento dell’Irpef, al posto delle cinque aliquote e dei cinque scaglioni di reddito dell’assetto attuale.
Nel 2019 si è fatta largo l’idea di una flat tax temperata con più di uno scaglione e più di un’aliquota, ma il risultato non cambia: l’articolo 53 della Costituzione ne esce compromesso.
Un Fisco equo ha l’obbligo di chiedere più risorse a chi ha una capacità contributiva maggiore e allo stesso tempo ha il dovere di garantire a tutti gli stessi diritti.
Flat tax e taglio alle detrazioni fiscali minacciano, seppure da fronti opposti, lo stesso principio, che deve fungere da garanzia per tutti.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Taglio bonus fiscali 2020: progressività ancora in bilico nella legge di bilancio