L'avvio del RUNTS aveva fatto ben sperare gli operatori in una prossima e decisa partenza della riforma ormai attesa dal 2017, e invece ancora una volta ci troviamo difronte a un'inadempienza che riporta gli operatori nel limbo.
La riforma del terzo settore non vuole ancora ingranare.
Dal 2017, anno in cui il legislatore ha stravolto il mondo del no profit con il d.lgs 117/2017 promettendo nuova linfa vitale, maggiore organizzazione e controllo oltre alla possibilità di incrementare il sostegno da parte dello stato al settore sociale, gli enti del terzo settore stanno aspettando la completa attuazione del CTS che ancora oggi sembra però farsi aspettare.
Riforma fiscale: manca l’ok della Commissione Europea
All’interno di vari approfondimenti abbiamo più volte sottolineato che al fine di poter ottenere la completa attuazione della riforma del terzo settore si devono verificare due fatti di fondamentale importanza, quali:
- l’avvio della piattaforma del RUNTS;
- l’ottenimento del parere favorevole della Commissione Europea in merito alle disposizioni contenute nel titolo X del d.lgs 117/2017 attinenti al nuovo regime fiscale per gli ETS.
Per quanto riguarda la prima condizione, seppur con qualche riservo dettato dal taglio delle risorse inizialmente previste nella misura di 20 mln di euro da distribuire alle Regioni al fine di poter creare e sostenere gli uffici territoriali e garantire una corretta gestione del RUNTS, oltre che il rispetto delle procedure di controllo da attuare sugli enti del terzo settore, è stata attuata a partire dallo scorso 23 novembre.
L’unica problematica ancora irrisolta riguarda la mancanza di una normativa fiscale da applicare agli enti che entrano a far parte del terzo settore, in quanto ad oggi non si hanno ancora notizie sull’invio delle disposizioni afferenti al titolo X del CTS, alla Commissione Europea al fine che essa possa concedere la sua approvazione.
Conseguenze di una riforma zoppa: ETS ancora nel dubbio
Chiaramente le conseguenze di una riforma che stenta a partire sono molteplici. Più volte ci siamo soffermati per analizzarle nelle loro singole casistiche.
Tra le più serie troviamo l’incertezza che si diffonde tra le associazioni che ad oggi ancora non hanno compiuto una scelta, offuscate anche dalla lentezza profusa dai continui slittamenti dell’iter applicativo.
In particolare però si pensi a tutti quegli ETS, che restando ancora al di fuori del RUNTS, potranno continuare a beneficiare di normative previgenti, decisamente convenienti sotto un punto di vista fiscale e che invece iscrivendosi si troverebbero in una condizione di transizione ricca di falle con una forte carenza normativa dal punto di vista fiscale.
Un chiaro esempio saranno sicuramente le ONLUS attratte dalla possibilità di poter perdurare nella fruizione delle disposizioni contenute nel d.lgs 460/1997 restando al di fuori del RUNTS, e che l’ulteriore rinvio dell’approvazione della Commissione UE delle norme fiscali non farà altro che stimolare una già diffusa volontà di cullarsi in una condizione già nota e di vecchio stampo.
Sorge quindi spontaneo un dubbio, è infatti normale chiedersi se il legislatore abbia un serio interesse nell’attuazione piena della norma.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Nuovo stallo per la riforma del terzo settore: manca l’invio alla Commissione UE delle norme fiscali