Cosa prevede la proposta di legge per la riduzione dell’orario di lavoro ferma alla Camera?
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32 ore lavorative e settimana corta, senza modifiche allo stipendio e con incentivi per i datori di lavoro: questo il cuore della proposta di legge per la riduzione dell’orario di lavoro.
A parità di salario, quindi, il normale orario di lavoro scenderebbe a 32 ore settimanali, anche distribuite su 4 giorni.
Per i datori di lavoro invece previsti esoneri contributivi dal 30 al 60 per cento per ogni contratto che prevede il nuovo orario rimodulato.
La proposta è stata presentata lo scorso ottobre ma è ancora bloccata alla Commissione Lavoro della Camera.
Settimana corta: cosa prevede la proposta di legge per la riduzione dell’orario di lavoro?
Resta ancora in standby alla Commissione Lavoro della Camera la proposta di legge per l’introduzione di una riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 32 ore.
La proposta (A.C. 2067), che vede come primo firmatario il deputato AVS Fratoianni, è stata presentata lo scorso ottobre e ancora non è stata discussa, complice il rinvio in Commissione dopo il voto della maggioranza che ha scatenato la reazione delle opposizioni.
Ma b? In linea generale favorirebbe la sottoscrizione di CCNL volti ad una progressiva riduzione dell’orario di lavoro, dalle attuali 40 a 32 ore, a parità di salario, anche mediante l’introduzione della settimana corta.
Il tutto accompagnato da agevolazioni contributive per i datori di lavoro che mettono in pratica le novità.
Nei 36 mesi mesi successivi all’entrata in vigore della legge, infatti, ai datori di lavoro privati (escluso il settore agricolo e il lavoro domestico) verrebbe riconosciuto un esonero contributivo del 30 per cento per ogni rapporto di lavoro dipendente ai quali si applicano i contratti collettivi con la riduzione oraria.
Tale esonero verrebbe incrementato al:
- 50 per cento per i datori di lavoro delle piccole e medie imprese;
- 60 per cento per chi impiega lavoratori e lavoratrici per attività particolarmente pesanti e faticose.
Al Ministero del Lavoro e al MEF è quindi demandata l’adozione di un apposito decreto per l’individuazione dei criteri e delle modalità di applicazione dell’agevolazione.
Settimana corta: si attende la discussione della proposta di legge
La PdL inoltre prevede l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sull’orario di lavoro con l’obiettivo di monitorare le caratteristiche e gli effetti economici dei CCNL che prevedono riduzioni dell’orario di lavoro, valutare l’efficacia dei sistemi formativi e di riqualificazione professionale adottati e valutare gli investimenti in nuove tecnologie messe in atto dalle imprese che applicano tali contratti.
Se i contratti non dovessero essere stipulati, la proposta di legge prevede che le organizzazioni sindacali possano presentare una loro proposta di contratto per la riduzione dell’orario di lavoro.
La proposta di contratto viene illustrata a tutto il personale dipendente dell’impresa o dell’unità produttiva ed entro 90 giorni viene votata l’approvazione tramite referendum.
Al termine del periodo di applicazione delle misure di sostegno, la durata dell’orario di lavoro normale è rideterminata in misura minore.
Ad ogni modo, almeno per adesso, non c’è ancora nulla di concreto.
La proposta, come detto, da ottobre è ancora bloccata in Commissione Lavoro alla Camera, dove è tornata in seguito al voto dell’Aula espresso il 12 febbraio, dopo la richiesta di un rinvio da parte della maggioranza. Dura la reazione delle opposizioni che promettono battaglia.
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