Arriva il decreto che definisce le regole di ingresso in Italia dei nomadi digitali non comunitari. Questi svolgono attività da remoto altamente qualificate e possono entrare al di fuori delle quote previste dal decreto flussi
Come funziona l’ingresso in Italia dei nomadi digitali?
Si tratta di lavoratori e lavoratrici extra UE che svolgono da remoto lavori altamente qualificati e che possono entrare in Italia al di fuori delle quote previste dal decreto flussi.
A fornire tutte le regole è il nuovo decreto interministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
La panoramica su requisiti, validità del permesso di soggiorno e sicurezza sociale.
Nomadi digitali: le regole per l’ingresso in Italia di lavoratori extra UE
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2024, il decreto interministeriale che definisce le regole per l’ingresso e il soggiorno in Italia dei nomadi digitali extra UE.
Si tratta di lavoratori e lavoratrici non comunitarie che svolgono attività lavorativa altamente qualificata in smart working, quindi attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto.
Il provvedimento firmato dai Ministri dell’Interno, degli Affari Esteri, del Turismo e del Lavoro, definisce dunque le modalità e i requisiti per l’ingresso ed il rilascio del permesso di soggiorno così come le categorie di lavoratori che rientrano nella definizione di nomade digitale.
Va ad attuare quanto disposto dalla legge di conversione del Decreto Sostegni Ter (articolo 6-quinquies del DL n. 4/2022), che ha definito giuridicamente la disciplina dei nomadi digitali, modificando l’articolo 27 del Testo Unico sull’immigrazione (Dlgs n. 286/1998).
Si tratta, come anticipato, di lavoratori e lavoratrici che svolgono da remoto attività di lavoro autonomo altamente qualificato e che possono entrare in Italia al di fuori delle quote individuate dal decreto Flussi. Per l’ingresso dei nomadi digitali, infatti, non è richiesto il nulla osta provvisorio né quello al lavoro.
Come indicato all’articolo 3 del decreto, l’ingresso e il soggiorno è consentito ai lavoratori e alle lavoratrici in possesso:
- di un reddito minimo annuo non inferiore al triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria;
- di un’assicurazione sanitaria per cure mediche e ricovero ospedaliero valida per il territorio nazionale e per il periodo del soggiorno;
- della documentazione relativa alle modalità di sistemazione;
- di un’esperienza pregressa di almeno 6 mesi nell’ambito dell’attività lavorativa svolta da remoto;
- del contratto di lavoro/collaborazione o la relativa offerta vincolante.
Nei loro confronti viene rilasciato un permesso di soggiorno della validità di un anno e rinnovabile.
Nomadi digitali: come funziona la richiesta del permesso di soggiorno
Il permesso di soggiorno deve essere richiesto direttamente alla questura della provincia in cui si trova il lavoratore, entro otto giorni lavorativi dall’ingresso nel Paese.
Nel documento sarà riportata la dicitura “nomade digitale – lavoratore da remoto”.
Il permesso può essere revocato se vengono meno i requisiti necessari oppure nel caso in cui il datore di lavoro risulti essere stato condannato negli ultimi 5 anni per i reati di cui all’art. 22, comma 5-bis, del Testo Unico.
Ai nomadi digitali che ottengono il permesso di soggiorno è consentito anche il ricongiungimento dei familiari, che riceveranno un visto di durata pari a quello del lavoratore.
Per quanto riguarda la sicurezza sociale, nei confronti dei nomadi digitali si applicano le disposizioni delle convenzioni bilaterali in materia stipulate tra l’Italia e il Paese terzo interessato. In assenza si applica la disciplina italiana.
Al rilascio del permesso di soggiorno viene generato e comunicato anche il codice fiscale. I nomadi digitali, infine, devono richiedere anche l’attribuzione di un numero di partita IVA.
Per tutti gli altri dettagli si rimanda al testo integrale del decreto interministeriale del 29 febbraio 2024.
- Decreto interministeriale del 29 febbraio 2024
- Modalità e requisiti per l’ingresso ed il soggiorno dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Nomadi digitali: le regole per l’ingresso in Italia di lavoratori extra UE