Reddito di cittadinanza: niente sgravi contributivi per colf e badanti. L'articolo 8 del DL numero 4 del 2019 non include i datori di lavoro tra i beneficiari delle agevolazioni, lo sottolinea anche la circolare operativa diffusa dall'INPS il 22 luglio 2019.
Reddito di cittadinanza: sgravi contributivi anche per colf e badanti? Durante l’iter parlamentare del DL numero 4 del 2019 se ne è parlato spesso, ma nonostante un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle e le richieste delle associazioni di categoria, il settore domestico è rimasto escluso dalle agevolazioni.
A sottolinearlo è anche la circolare operativa del 22 luglio 2019, con cui l’INPS ha diffuso le istruzioni per i datori di lavoro che assumono beneficiari del sussidio a tempo pieno e indeterminato.
Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, già nell’audizione in Commissione Lavoro al Senato del 4 febbraio, aveva chiesto chiarezza sulla questione e aveva sottolineato la necessità di esplicitare la possibilità di accedere agli sgravi contributivi anche per le famiglie che si affidano a colf, badanti e babysitter. Ma la battaglia delle associazioni di categoria si è conclusa senza successo.
Reddito di cittadinanza: sgravi contributivi anche per colf e badanti? Il no del Senato
L’articolo 8 del Decreto Legge numero 4 del 2019, disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e pensioni, menziona le imprese e i datori di lavoro tra i destinatari delle agevolazioni previste per chi assume.
“Inaccettabile aver escluso le famiglie datrici di lavoro domestico dagli incentivi previsti per chi assume percettori di reddito di cittadinanza. Quello della copertura economica è un falso problema, riteniamo infatti che dietro la bocciatura dell’emendamento del M5S ci sia una precisa volontà, l’ennesima disattenzione della politica dei confronti delle famiglie e di un comparto che, al contrario, avrebbe potuto rappresentare un bacino privilegiato di posti di lavoro nei quali ricollocare percettori di RdC”.
Ha affermato Andrea Zini, vicepresidente Assindatacolf, con una nota pubblicata il 19 febbraio 2019, subito dopo la notizia dell’esclusione.
Secondo l’associazione, riconoscere la possibilità di sgravi contributivi anche per i datori di lavoro domestico poteva essere un’occasione per introdurre un palliativo contro il lavoro nero che caratterizza il settore: dalle ultime stime elaborate da Assindatacolf, in Italia 6 domestici su 10 sono in nero.
Parliamo di 1,2 milioni di lavoratori senza contratto contro gli 864.526 regolari, censiti dall’INPS.
Incentivando all’assunzione si eviterebbe anche un cortocircuito molto probabile, ovvero che parte dei lavoratori attualmente irregolari diventino impropriamente assegnatari del reddito di cittadinanza.
Sottolineava il vicepresidente, dopo l’audizione in Senato sul tema.
Reddito di cittadinanza e sgravi contributivi: per colf e badanti non sono previsti
L’articolo 8, incentivi per l’impresa e per il lavoratore , del Decreto Legge numero 4 del 2019 prevede delle agevolazioni per chi assume a tempo pieno e indeterminato i beneficiari del reddito di cittadinanza.
Per i datori di lavoro che assumono, infatti, ci sono due possibilità:
- Per le assunzioni di un beneficiario di reddito di cittadinanza a tempo pieno e indeterminato è riconosciuto, sotto forma di sgravio contributivo, un importo pari alla differenza tra 18 mensilità di reddito di cittadinanza e quello già goduto dal beneficiario stesso.
- Per le assunzioni di un beneficiario di reddito di cittadinanza a tempo pieno e indeterminato, attraverso l’attività svolta da enti di formazione accreditati, è riconosciuto, sotto forma di sgravio contributivo, un importo pari alla metà della differenza tra l’importo corrispondente a 18 mensilità di reddito di cittadinanza e quello già goduto dal beneficiario stesso. La restante metà dell’ammontare è riconosciuta all’ente accreditato, che ha garantito al lavoratore assunto un percorso formativo o di riqualificazione professionale.
L’impostazione delineata, fin dal principio, aveva generato qualche perplessità sulla possibilità di applicare le agevolazioni anche ai datori di lavoro domestico. La denominazione stessa dell’articolo 8 fa riferimento al concetto di impresa, mentre nel corpo del testo si parla di datore di lavoro.
Non si escludeva, dunque, ma neanche si affermava con certezza la possibilità che anche i datori di lavoro domestico potessero accedere agli sgravi contributivi previsti.
A metà febbraio interveniva la Commissione Bilancio del Senato a fare chiarezza ponendo il suo veto alla possibilità di applicare il bonus collegato al reddito di cittadinanza alle assunzione di colf, badanti e babysitter.
Un’esclusione sottolineata con forza, e motivata, nella circolare INPS numero 104 del 22 luglio 2019, in cui si legge:
“Si sottolinea, inoltre, che nei casi di assunzioni di lavoratori domestici, seppure effettuate a tempo pieno e indeterminato, lo sgravio in trattazione non può trovare applicazione. Ciò perché, tra le condizioni legittimanti la fruizione dell’agevolazione, l’articolo 8, comma 6, del D.L. n. 4/2019, espressamente prevede il rispetto delle disposizioni e dei limiti introdotti dai Regolamenti (UE) n. 1407 e 1408 del 2013 e n. 717 del 2014 sugli aiuti di importanza minore.
Al riguardo, in considerazione della circostanza che per gli aiuti di Stato ciò che rileva è che il datore di lavoro beneficiario della misura possa essere considerato, indipendentemente dalla forma giuridica rivestita, un soggetto che eserciti un’attività economica, si evidenzia che per i datori di lavoro domestico tale condizione di legittimità non risulta applicabile”.
Reddito di cittadinanza: sgravi contributivi anche per colf e badanti? I punti critici
L’esclusione ha creato scontento, ma in un certo senso era prevedibile se si considerano i punti critici emersi dal sistema degli sgravi contributivi fin dalla prima impostazione.
Nello stesso documento che Assindatacolf ha consegnato al Senato il 4 febbraio, infatti, venivano evidenziate tutte le criticità che avrebbero potuto impedire ai datori di lavoro domestico di accedere alle agevolazioni per le assunzioni di colf, badanti e baby sitter.
Il diritto alla fruizione degli incentivi, infatti, è subordinata al possesso del DURC, Documento Unico di Regolarità Contributiva. Si tratta, dunque, di una procedura non applicabile al settore del lavoro domestico.
Il metodo di fruizione dell’agevolazione contributiva rappresentava un altro ostacolo.
“Le imprese accederanno all’agevolazione tramite modello F24. Le famiglie, che attualmente utilizzano il sistema Mav (e dovranno passare al sistema PagoPA dal 2020), non avrebbero possibilità di comunicare tutti i dati. È, dunque, necessario specificare come potrà essere fruito il credito d’imposta”.
Ma il documento elaborato da Assindatacolf, si soffermava anche sui punti di forza di un ipotetico riconoscimento delle agevolazioni contributive anche ai datori di lavoro domestico. Secondo le associazioni di categoria, si tratta di un’occasione persa anche per le casse dello Stato.
Nel caso di domestici assunti a tempo pieno, ovvero per 40 ore a settimana, il pagamento mensile dei contributi a carico del datore sarebbe potuto arrivare a 180 euro al mese, mentre nel caso di un domestico convivente, 54 h settimanali, a un massimo di 250 euro.
Nel testo si ipotizzava:
“L’art. 8, comma 1, stabilisce che l’esonero contributivo non possa superare i 780 euro mensili e che comunque, venga erogato sempre nel limite dei contributi previdenziali ed assistenziali a carico del datore di lavoro e del lavoratore assunto per le mensilità incentivate. Considerando che il datore di lavoro domestico versa contributi a favore dei propri dipendenti che, in termini generali, hanno importi molto ridotti rispetto ad altre categorie, si potrebbero generare risparmi che si aggirerebbero sui 500 euro mensili per lavoratore”.
L’accesso agli sgravi contributivi anche per i datori di lavoro domestico veniva delineato come un’opportunità per tutti gli attori in gioco, che il sistema però non ha potuto, o voluto, cogliere.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Reddito di cittadinanza: no agli sgravi contributivi anche per colf e badanti