Con le novità della riforma fiscale, arriva la possibilità per le partite IVA di stringere un patto con l'Agenzia delle Entrate per bloccare l'importo delle imposte da pagare. Il concordato preventivo previsto dal decreto legislativo approvato ieri, 25 gennaio 2024, si applica a un'ampia platea contribuenti: efficace contro l'evasione o controproducente? La parola a lettrici e lettori
Cambiare rotta al rapporto Fisco-contribuenti: è questo uno degli obiettivi della riforma fiscale, che il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha più volte ribadito nell’ultimo anno.
Tra le manovre utili a determinare una inversione di tendenza rientra anche la possibilità di stringere un patto con l’Agenzia delle Entrate sul pagamento delle imposte che viene offerta alle partite IVA tramite il concordato preventivo biennale.
Inizialmente previsto solo per imprese e professionisti più virtuosi, con un punteggio ISA pari almeno a 8 su 10, nella versione definitiva approvata nel Consiglio dei Ministri del 25 gennaio dopo l’esame parlamentare non si prevedono particolari vincoli sugli indici sintetici di affidabilità fiscale.
Anche chi applica il regime forfettario potrà stringere un accordo col Fisco ma, in questo caso, gli importi da pagare si congelano per un solo anno.
La discussione sugli effetti della misura è aperta: strumento efficace contro l’evasione o via di favore per pagare meno tasse?
La risposta è affidata alle lettrici e ai lettori di Informazione Fiscale.
Cone funziona il patto tra partite IVA e Agenzia delle Entrate sul pagamento delle imposte
“All’esplicito scopo di razionalizzare gli obblighi dichiarativi e di favorire l’adempimento spontaneo, viene istituito il concordato preventivo biennale, destinato a contribuenti di minori dimensioni che siano titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni residenti nel territorio dello Stato”, con queste parole il dossier redatto dalla Camera sul decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale definisce il concordato preventivo biennale.
Nella pratica le partite IVA potranno fornire una serie di dati all’Agenzia delle Entrate per arrivare a un patto sulle imposte da pagare.
L’Amministrazione finanziaria sulla base di una specifica metodologia predisposta per le diverse attività economiche, anche tenuto conto degli andamenti economici e dei mercati, così come delle altre informazioni a disposizione, formulerà una proposta che imprese e professionisti potranno accettare per bloccare le somme da pagare per due anni.
E se, nel frattempo, si guadagna di più o di meno? Nulla cambia: le variazioni di reddito non entrano nel calcolo delle imposte da versare. Il reddito aggiuntivo sarà, di fatto, esente da tassazione. Al contrario le partite IVA che registreranno delle perdite dovranno continuare a rispettare gli standard su cui si è basato il concordato.
Chi stringe il patto con l’Agenzia delle Entrate deve dichiarare gli importi concordati in dichiarazione dei redditi e IRAP per i due periodi d’imposta oggetto dell’accordo.
Il patto si scioglie solo “in presenza di circostanze eccezionali, individuate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, che determinano minori redditi effettivi o minori valori della produzione netta effettivi, eccedenti la misura del 50 per cento rispetto a quelli oggetto del concordato”.
Sarà possibile fare accordi con il Fisco per pagare una quota fissa di imposte a prescindere dal punteggio ISA, degli indici sintetici di affidabilità fiscale: diversamente da quanto previsto in prima battuta non c’è un livello minimo da raggiungere.
Un patto tra partite IVA e Agenzia delle Entrate tra regole approvate e prospettive future
Il patto non è più una premialità, ma una strada che possono percorrere tutti coloro che si trovano in una condizione di regolarità fiscale.
Per le partite IVA che applicano il regime forfettario è previsto il concordato è annuale. I contribuenti che già calcolano in maniera agevolata, con aliquota bloccata, le imposte da versare, grazie a questa novità potranno agire anche sulla base imponibile e congelarla per un anno.
Per Maurizio Leo, padre della riforma fiscale, fare accordi con le partite IVA è un modo per contrastare l’evasione. Ma c’è chi non è d’accordo e vede come un rischio legittimare la possibilità di pagare meno del dovuto.
In termini di cifre, e quindi di maggiori entrate, solo dalla seconda metà dell’anno sarà possibile conoscere più nel dettaglio gli effetti del concordato preventivo biennale a cui si potrà aderire fino al 15 ottobre. Se il patto con il Fisco porterà buoni frutti, spianerà la strada anche a una ulteriore riduzione delle aliquote IRPEF dal 2025, ha anticipato lo stesso Leo nel corso del convegno “Fisco 2024: novità, aspettative e zone d’ombra” organizzato dall’Associazione Nazionale dei Commercialisti a Roma il 24 gennaio.
Ma si tratta di prospettive future e sul presente concreto del concordato preventivo biennale la parola passa alle lettrici e ai lettori di Informazione Fiscale: l’invito è quello di partecipare al sondaggio sul tema cliccando su “partecipa al sondaggio” nel box disponibile in testa all’articolo e di approfondire la risposta con commenti, motivazioni e considerazioni inviando una mail con oggetto “Concordato” all’indirizzo [email protected].
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