Per coloro che hanno due CU, Certificazioni Uniche, relative all'anno scorso dal modello 730/2023 potrebbe emergere un debito IRPEF da saldare. Le istruzioni sul corretto calcolo dell'imposta ma anche le verifiche necessarie sul diritto a beneficiare delle agevolazioni
Per le lavoratrici e i lavoratori in possesso di due CU, Certificazioni Uniche, relative allo scorso anno il rischio di un debito IRPEF con la presentazione del modello 730/2023, da presentare entro la scadenza del 2 ottobre, è concreto.
È necessario, infatti, prestare massima attenzione al calcolo dell’imposta dovuta considerando complessivamente tutte le somme percepite nell’anno precedente da tutti i datori di lavoro, ma anche eventuali prestazioni erogate da enti diversi.
È proprio nei casi in cui gli importi percepiti arrivino da fonti diverse che si rischia di dover corrispondere una somma aggiuntiva rispetto a quanto già trattenuto.
Una panoramica sulle istruzioni sul corretto calcolo dell’imposta ma anche sulle verifiche necessarie sul diritto a beneficiare di determinate agevolazioni.
Modello 730/2023, con due CU il rischio di un debito IRPEF è alto: le istruzioni sul calcolo dell’imposta
Il modello 730/2023 permette di calcolare il valore dell’IRPEF dovuta, ma non sempre la cifra già versata corrisponde a quella effettivamente da versare.
In linea generale l’operazione può portare a due risultati:
- un credito IRPEF, ovvero ha diritto a un rimborso perché l’importo dovuto risulta inferiore a quello addebitato dal datore di lavoro in busta paga o dall’ente pensionistico. Accade, ad esempio, per effetto dell’inserimento di spese che danno diritto a una detrazione;
- al contrario è possibile che si riscontri un debito IRPEF, in questo caso quindi è necessario pagare un importo aggiuntivo dal momento che le somme addebitate risultano inferiori a quelle dovute.
Il calcolo dell’imposta è molto più semplice e lineare quando il lavoratore o la lavoratrice ha un solo rapporto di lavoro, o in generale quando il cittadino o la cittadina riceve da una sola fonte le prestazioni, come nel caso delle pensioni. Difficilmente ci saranno sorprese negative una volta completata la dichiarazione dei redditi.
Al contrario il rischio di un debito IRPEF è alto e concreto per chi ha una doppia CU, Certificazioni Unica, relativa all’anno di imposta su cui effettuare il calcolo: bisogna, infatti, sommare i valori contenuti in entrambi i modelli e ricalcolare l’imposta sulla cifra totale.
Modello 730/2023 con due Certificazioni Uniche: perché il rischio del debito IRPEF è alto?
Nel caso del modello 730/2023 si fa riferimento al 2022: coloro che durante lo scorso anno hanno avuto più rapporti di lavoro devono avere cura di effettuare le operazioni sulla cifra complessiva ricevuta. Il risultato ha un impatto sull’imposta da versare ma anche, eventualmente, sulle agevolazioni e sui benefici spettanti.
Dal punto di vista pratico, in questa particolare situazione si trovano tutti coloro che, ad esempio, hanno avuto due rapporti di lavoro nello stesso momento o anche in periodi diversi dell’anno e ricevono due CU.
Ma la doppia Certificazione Unica accomuna anche coloro che hanno percepito la Naspi per una parte dell’anno e poi ha cominciato a lavorare, sempre nel 2022, o ancora coloro che hanno ricevuto la cassa integrazione direttamente dall’INPS.
Concretamente, quindi, in questi casi c’è il rischio che le imposte versate siano state calcolate su un importo più basso rispetto a quello effettivo. È da qui che può scaturire un debito IRPEF legato al modello 730/2023.
Il caso più frequente riguarda l’applicazione di un’aliquota IRPEF inferiore da parte del datore di lavoro che agisce in qualità di sostituto d’imposta. Il risultato? Il valore dell’imposta dovuta deve essere ricalcolato.
Facciamo un esempio pratico di una lavoratrice che ha percepito 10.000 euro da due datori di lavoro diversi. Se questi hanno addebitato entrambi un’imposta calcolata con l’aliquota del primo scaglione di reddito, dal modello 730/2023 emerge sicuramente un debito IRPEF perché il calcolo non deve essere effettuato su 10.000 ma su 20.000 con un’aliquota diversa per la parte che eccede il primo scaglione.
Di seguito aliquote e scaglioni IRPEF 2022.
Scaglioni (euro) | Aliquote 2022 |
---|---|
Fino a 15.000 | 23 per cento |
Da 15.000 a 28.000 | 25 per cento |
Da 28.000 a 50.000 | 35 per cento |
Oltre 50.000 | 43 per cento |
Modello 730/2023 con due Certificazioni Uniche: la verifica sul trattamento integrativo e su altre agevolazioni
Oltre ad avere un impatto sul risultato del modello 730/2023 per quanto riguarda l’imposta da versare, essere in possesso di due o più Certificazioni Uniche può riservare qualche brutta sorpresa anche per quanto riguarda benefici e agevolazioni riconosciute entro determinati parametri.
Era il caso del bonus Renzi, è il caso del trattamento integrativo che lo ha sostituito e che viene riconosciuto con il valore fisso di 100 euro alle lavoratrici e ai lavoratori con redditi fino a 15.000 euro.
Grazie alla clausola di salvaguardia, fino a 28.000 euro si ha comunque diritto al bonus IRPEF, ma solo se la somma di alcune detrazioni supera l’imposta lorda.
Per chi non rientra nei due casi precedenti l’agevolazione è stata inglobata nelle detrazioni sui redditi di lavoro dipendente.
Considerare, quindi, le somme indicate nelle diverse Certificazioni Uniche assume una rilevanza fondamentale. E lo stesso discorso vale, ad esempio, anche per la detassazione dei premi di risultato fino a 3.000 euro riconosciuti a lavoratrici e lavoratori nel 2022 con redditi da lavoro dipendente non superiore a 80.000 euro nel 2021.
In questo caso per verificare se si ha diritto alla tassazione agevolata c’è una doppia verifica da fare, come sottolineano le istruzioni sul modello 730/2023 redatte dall’Agenzia delle Entrate, è necessario considerare sia i premi ricevuti eventualmente da più datori di lavoro sia la totalità dei redditi di lavoro percepiti nell’anno precedente nel caso di più rapporti.
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